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La Via Crucis è quello che sperimento ogni giorno come siriano

Światowe Dni Młodzieży, Kraków, 27 lipca 2016. Modlitwa o pokój zorganizowana przez Wspólnotę Sant’Egidio.

Światowe Dni Młodzieży, Kraków, 27 lipca 2016. Modlitwa o pokój zorganizowana przez Wspólnotę Sant'Egidio.

Anna Sosnowska - Aleteia - pubblicato il 01/08/16

Parla Maher, un rifugiato siriano che con un altro rifugiato porterà la croce nella Via Crucis della GMG

Maher è un rifugiato siriano che ha dovuto lasciare il suo Paese sei anni fa. Quando il suo negozio è stato dato alle fiamme e distrutto, i piromani hanno lasciato un biglietto: “Il prossimo sarai tu”. L’alternativa era chiara: prendere le armi e vendicarsi o fuggire. Maher non era disposto ad uccidere; non riusciva a immaginare che una persona possa privare un’altra di sogni, aspirazioni e futuro. Attualmente, con l’aiuto della Comunità di Sant’Egidio, vive in Italia.

Con la Comunità di Sant’Egidio sarà incaricato della prima stazione della Via Crucis.

Sono estremamente grato a Sant’Egidio per avermi permesso di venire in Polonia. Non avrei mai sognato di poter visitare il vostro Paese, né di poter incontrare papa Francesco. Credo che la preghiera sia il modo migliore per assicurare la pace, e quindi spero sinceramente che le preghiere di tutte le persone riunite qui per la Giornata Mondiale della Gioventù contribuiscano alla pace in Siria.

Cosa significa per lei la Via Crucis? Molti la ritengono una preghiera difficile…

La Via Crucis è esattamente quello che sperimento personalmente essendo siriano: sangue, sofferenza e morte. Noi siriani non auguriamo a nessuno di sperimentare quello che dobbiamo affrontare. Quando guardo a cosa è accaduto di recente in Francia, sto pensando all’assassinio di un sacerdote, mi rendo conto che in Siria affrontiamo cose di questo tipo a livello quotidiano. È per questo che ho portato la bandiera del mio Paese a questo evento.

Si chiede a volte perché lei e il suo Paese soffriate tanto?

No, visto che cose di questo tipo si verificano nella vita. È vero che è un orrore che dura da anni e di cui non si intravede la fine. Chiunque è contro di noi. Non c’è nessuno che parli per noi. Dio sia con noi e ci protegga.

Ha mai incolpato Dio per il male che ha vissuto?

Non bisogna dare la colpa a Dio per quello che sta accadendo in Siria. La colpa è delle persone. Gesù Cristo non è un Dio di morte, ma un Dio di pace e amore.

Ho parlato con Maher pochi minuti prima che si realizzasse una preghiera per la pace come parte dell’agenda della Comunità di Sant’Egidio per la Giornata Mondiale della Gioventù. Durante il servizio religioso, una persona leggeva: “Preghiamo per la pace in…”, e poi elencava i vari luoghi in cui manca la pace. L’elenco era molto lungo, e a ogni nuovo Paese che si aggiungeva i giovani accendevano un’altra candela sull’altare. C’era sempre più luce nella chiesa. Speriamo che ce ne sia anche fuori.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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