Il cardinale Bagnasco non ha dubbi: è un «chiaro rifiuto del fanatismo che porta al terrorismo e alla barbarie omicida». È «un sostegno cruciale» per isolare i terroristi, perché «testimonia senza ambiguità che non è in atto una guerra tra religioni». Il Presidente della Conferenza episcopale italiana commenta così l’appello ai musulmani lanciato dalla Comunità religiosa islamica italiana (Coreis) ad andare nelle chiese oggi e domani come gesto di fratellanza con i cattolici. Nel nostro Paese come in Francia. Ieri infatti l’Associazione ha deciso di «dare seguito all’iniziativa di fratellanza spirituale» lanciata dall’Istituto di alti Studi islamici per esprimere «solidarietà e compassione» ai cristiani e a padre Jacques Hamel, il prete massacrato martedì 26 luglio da due terroristi islamici nella sua chiesa parrocchiale di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen.
Così, oggi e domani, prima della celebrazione eucaristica, delegati della Coreis porteranno il saluto in chiesa al vescovo e al parroco a Roma, Milano, Novara, Genova, Verona, Sondrio, Ventimiglia, Brescia, Vicenza, Fermo, Siena, Piacenza, Brindisi, Palermo, Agrigento e Torino. «Ci sembra fondamentale», spiega il presidente Yahya Pallavicini, che incontrerà il Vicariato della Capitale, «in questo momento drammatico dare con questo saluto dei musulmani d’Italia un segno concreto di profondo rispetto della sacralità dei riti, dei ministri e dei luoghi di culto del cristianesimo dove i fedeli e i cittadini ricevono le benedizioni della comunione spirituale».
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Uno dei primi imam a intervenire sarà quello di Agrigento, ’Abd al Hady Yusuf Dispoto, responsabile Coreis della Sicilia: «Domani il cardinale arcivescovo Francesco Montenegro mi darà uno spazio all’inizio della messa che presiederà nella frazione Villaseta, durante il quale manifesterò la nostra fratellanza con i cattolici». Per Dispoto l’iniziativa «è un atto tangibile e concreto di vicinanza ai fratelli cristiani dopo le violenze subite, ma anche a difesa dei loro luoghi di culto, sacralità e preghiera».
Dalla Giornata mondiale della Gioventù di Cracovia, Bagnasco definisce quello del Coreis un «gesto enorme» che «rappresenta il modo migliore per reagire dopo i tragici atti terroristici di queste ultime settimane, in particolare dopo il tremendo assassinio di padre Hamel». È un «chiaro, alto e profondo rifiuto del fanatismo che porta al terrorismo e alla barbarie omicida». Per il Porporato potrà essere efficace «per condannare con chiarezza e senza equivoci queste atrocità», e sarà «un sostegno cruciale» per isolare i terroristi, perché «testimonia senza ambiguità che, come dice papa Francesco, non è in atto una guerra tra religioni».
«Non esiste – esclama – alcun conflitto tra fedi». Inoltre, la presenza dei musulmani nelle chiese potrà «avvicinare tutte le religioni intorno a un valore universale: la pace».
Per i vescovi italiani l’appello islamico «mette fuori gioco chi vuole dividere». L’importante è «che si esca dal silenzio che rischia di essere equivocato», soprattutto con «l’incontro, come quello annunciato per domenica». In particolare, per monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, teologo e presidente della commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, si tratta di «un segno bello, che aspettavamo, e conferma come i credenti di tutte le religioni, in particolare cristiani e musulmani, condannino la violenza in nome di Dio, considerandola contraria a ogni ispirazione religiosa».