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“Un amore così forte” da perdonare l’impensabile

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Pixabay.com/Public Domain/ © Andrartes

Catholic Link - pubblicato il 29/07/16

Una storia di amore, dolore e perdono.

di Ruth Baker

Buona parte del Vangelo di domenica scorsa ci è ben nota e familiare (Lc 11, 1­-13). È il modo in cui Cristo ci presenta la Preghiera del Signore, una preghiera che molti di noi hanno recitato innumerevoli volte, al punto che le parole sono ormai diventate un ritmo abituale. In questa preghiera c’è una frase piccola e apparentemente innocua che ci esorta a rimettere i debiti ai nostri debitori.

Spesso è troppo scomodo approfondire cosa significhi davvero nella nostra vita, ma sono stata costretta ad affrontarlo senza preamboli in tutta la sua scomodità quando ho visto questa splendida testimonianza di Jennifer Trapuzzano.

Come spiega nel video mirabilmente prodotto dai Cavalieri di Colombo, Jennifer e Nathan erano una giovane coppia a un mese dalla nascita del loro primo figlio quando Nathan è stato ucciso da un 16enne in un assalto immotivato una mattina presto. Jennifer, rimasta senza l’amore della sua vita, ha partorito tre settimane dopo la loro bambina ed è stata lasciata a crescerla da madre single.

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Nonostante il dolore immenso e insondabile che provava, Jennifer ha deciso che avrebbe perdonato l’assassino di suo marito. Ha detto e ha pregato le parole “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” e ha aggiunto di sapere che non poteva pronunciarle se non “agiva con tutto il cuore al riguardo”. Jennifer ha affermato che nutriva la “fiducia di poter trovare tutto questo nel mio cuore e nella mia anima per dare misericordia anche agli altri”.

Ha pregato e letto sulla misericordia, anche se “non c’è stato un momento definitivo, una luce che si accesa” facendole riconoscere che aveva perdonato l’assassino. Ma confidava nel fatto di riuscirci. Nei Vangeli, in occasione delle guarigioni che compie, Gesù dice spesso “Va’, la tua fede ti ha salvato”. Gesù ci chiede una fede radicale quando entra in una situazione con la Sua misericordia e il Suo potere di guarire. È interessante che Jennifer affermi di essersi rivolta agli scritti di Santa Faustina e sulla Divina Misericordia per trovare nel suo cuore il perdono per Simeon, perché le parole alla base dell’immagine sono piene di fiducia: “Gesù, confido in Te”.

Fede radicale

Una fede radicale fa accadere l’impossibile. Ci permette di capire che anche se soffriamo, anche se abbiamo ricevuto un torto, anche se sentiamo che stiamo vivendo un inferno a causa delle azioni di qualcun altro, confidiamo nel fatto che ci sia qualcosa di meglio pronto per noi.


Una fede radicale permette una generosità radicale – che è sicuramente quello di cui Jennifer aveva bisogno per poter offrire misericordia a Simeon. Questa generosità radicale si eleva al di sopra di quella che sarebbe la reazione naturale di rabbia e amarezza. È qualcosa che ci permette di vedere che, indipendentemente da quello che ci viene fatto, la vita di coloro che l’hanno fatto non può trovarsi in una situazione positiva. Ci permette di estendere la generosità di volere che quella vita cambi in meglio, per la pace e la salvezza di quella persona così come della nostra. La verità è che l’amarezza e il risentimento non fanno bene a nessuno. Neanche in circostanze estreme.

Se questa storia mi ha ispirato in qualche modo, è stata soprattutto un’ispirazione che mi ha sfidato a perdonare e a mostrare misericordia a chi mi ha ferito. La misericordia di Jennifer mi ha interpellato in modo alto e chiaro: ci viene detto di mostrare misericordia come è stata dimostrata nei nostri confronti. Siamo nell’Anno della Misericordia, e spero che non vi siate ancora stancati di sentirne parlare, perché la misericordia è lungi dall’essere noiosa.

Papa Francesco ha affermato che “celebrare il Giubileo della Misericordia significa imparare a non rimanere prigionieri del passato, di ieri. È imparare ad aprire la porta al futuro, al domani: è credere che le cose possano essere differenti”.

Tenendo questo a mente, vorrei estendere questa ispirazione e sfidarvi in un invito a perdonare. Forse non è corretto da parte mia, perché non so cosa vi sia stato fatto o cosa potreste avere da perdonare. O forse vi sentite a disagio perché quello che avete da perdonare è molto meno di quello che ha Jennifer, ma lottate per perdonare. Quello che ho notato nella storia di Jennifer è che ha detto che non c’è stato un momento specifico in cui è passata dal non perdonare al perdono. È stato un processo graduale di preghiera che ha significato che passo dopo passo è riuscita a riconoscere che aveva perdonato l’assassino, e alla fine gli ha espresso pubblicamente questo perdono. Non importa quello che abbiamo da perdonare. Se iniziamo piano piano e facciamo il primo passo – anche se è solo una preghiera per voler perdonare, con fiducia radicale –, Cristo effonderà la Sua misericordia in questa situazione.

Jennifer ha spiegato perché ha voluto andare in tribunale a condividere la sua Dichiarazione sull’Impatto sulla Vittima: “Volevo andarci perché volevo che l’ultima cosa che sentisse fosse il perdono, volevo che sapesse, forse per la prima volta nella sua vita, che Dio lo amava, che Dio perdona sempre, e dimostrare che volevo offrire anche il mio perdono”.

Lasciamo che la misericordia abbia l’ultima parola

“Simeon Adams è stato condannato a 55 anni di prigione. 55 anni non ci restituiranno mai Nathan. Non guariranno il mio cuore spezzato. Non daranno mai a Cecilia la possibilità di conoscere suo padre. Ad ogni modo, sono qui oggi non per chiedere più tempo, ma per parlare di perdono.

Queste parole sono state pronunciate da padre Roberts al funerale di Nathan, ma sono parole che sostengo con tutto il cuore e che sento veramente quando le pronuncio: Io perdono, perché Nathan Trapuzzano era un uomo che sapeva dalla punta dei capelli alla punta dei piedi di essere un peccatore amato e perdonato da Dio. Voleva che chiunque lo incontrava conoscesse lo stesso amore e lo stesso perdono. Credo che lo voglia ancora. Nathan avrebbe voluto che tutti qui sapessero una cosa. Ciascuno di noi è amato con un amore infinito, personale e incondizionato da un Dio misericordioso. Non possiamo fare nulla che Dio non perdoni. Possiamo rifiutarci di accettare quella misericordia, ma Dio non smetterà mai di effonderla. Dio ama ciascuno di noi più di quanto possiamo immaginare. Non vuole altro che torniamo a Lui e che Gli permettiamo di fissare i Suoi occhi misericordiosi su di noi e dire: ‘Tu sei il mio figlio prediletto, tu sei la mia figlia prediletta, in cui mi sono compiaciuto’. Vuole venirci incontro non appena decidiamo di tornare da Lui, abbracciarci e riempirci di baci. Questo è vero indipendentemente dalla gravità dei nostri peccati. Non possiamo sapere con certezza cosa sia passato nella mente di Nathan nei suoi ultimi attimi di vita, ma come sua moglie credo che avrebbe desiderato fare la volontà di Dio con tutto il suo cuore, come ha cercato di fare per tutto il tempo in cui l’ho conosciuto. Per quanto mi riguarda, ho ben pochi dubbi sul fatto che mentre la sua anima si avvicinava al giudizio quel martedì mattina, forse anche dopo aver perso conoscenza, Nathan abbia perdonato il suo assassino. E se 55 anni non ci restituiranno mai Nathan, quello che io offro a Simeon oggi è il perdono”.

Jennifer Trapuzzano

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Per conoscere di più la storia di Jennifer, potete seguire il suo blog: http://www.alovesostrong.org

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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