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Mamma, perché papà non viene a Messa con noi?

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Pixabay.com/Public Domain/ © JESHOOTS

Marisa Sandora - pubblicato il 28/07/16

Come rispondere in modo che i bambini capiscano e allo stesso tempo rispettino il coniuge

“Ma perché papà non deve venirci?”, ha chiesto mia figlia Paige. La domanda veniva sollevata quasi ogni domenica mattina mentre cercavo di spingere i miei figli fuori dalla porta per andare a Messa. Vedevano mio marito rilassarsi tranquillo sul divano ed erano invidiosi. “Perché lui può rimanere a casa?”, si lamentava Paige. Come spiegare loro che papà non pratica la nostra religione? Che non ha alcuna religione? Ho lottato per trovare il modo giusto di spiegare la cosa. “Papà non è stato allevato nel cattolicesimo e non è cresciuto andando in chiesa come facciamo noi”, ho detto alle mie figlie, di 7 e 10 anni. “Ma andrà all’inferno?”, ha chiesto la più grande. Accidenti. La cosa stava diventando complicata.

Quando abbiamo iniziato a uscire insieme, ho capito ben presto che Rich non era una persona religiosa. È stato battezzato nella fede protestante, ma la sua famiglia non è mai andata in chiesa. Ha un modo scientifico di approcciare il mondo, ed è più favorevole all’evoluzione che alla creazione. La mia fede è sempre stata molto importante per me, per cui quando abbiamo iniziato a fare le cose sul serio mi sono assicurata che il mio futuro marito fosse d’accordo a crescere i nostri figli nella Chiesa cattolica. Rich mi ha assicurato che gli andava bene, ma che non voleva averci niente a che fare a livello personale. Va abbastanza bene, ho pensato. Almeno non è contro la mia religione.

Sono trascorsi 15 anni, con tre figli e un trasferimento nei sobborghi. Andare in chiesa da sola a New York City era una cosa, andare ora con tre bambini in una chiesa piena di famiglie è un’altra. Ovviamente non mi piace il fatto di non avere vicino mio marito in quello che dovrebbe essere un momento familiare. Sento come se i miei figli guardassero tutti gli altri papà in chiesa e meritassero la presenza anche del loro. Ho chiesto a Rich di unirsi a noi ogni settimana, ma ha rifiutato categoricamente. “Cos’è un’ora a settimana?”, gli ho detto. Sento che dovrebbe essere disponibile a sacrificarsi per me, per i nostri figli, ma finora non sono riuscita a fargli cambiare idea, e so che non sono sola in questa battaglia.

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Prima degli anni Sessanta, circa il 20% delle coppie sposate aveva un’unione interreligiosa, ma nel primo decennio di questo secolo siamo arrivati al 45%, secondo Naomi Schaefer Riley, autrice di ’Til Faith Do Us Part: How Interfaith Marriage Is Transforming America (Finché fede non ci separi: come il matrimonio interreligioso sta trasformando l’America).

Nel 2010 la Riley ha commissionato all’agenzia di sondaggi YouGov un’inchiesta rappresentativa a livello nazionale condotta su 2.450 americani per mostrare un campione di coppie con un matrimonio interreligioso. La ricerca ha scoperto che queste unioni stanno diventando più comuni, indipendentemente da fattori geografici, entrate o livello di istruzione.

Chi di noi si trova in una situazione di questo tipo come può convincere il partner non praticante ad assistere ai servizi religiosi? “Nello stesso modo in cui convinciamo il coniuge a fare qualsiasi cosa, ha affermato l’autore e terapeuta Gregory Popcak. “Spieghiamo quanto sia importante, insistiamo per essere presi sul serio e rifiutiamo di lasciar cadere la questione”.

Popcak è il direttore esecutivo del Pastoral Solutions Institute, un’organizzazione che si dedica ad aiutare i cattolici a trovare situazioni di fede a matrimoni e famiglie difficili e problemi personali. Ha scritto oltre una dozzina di libri integrando la teologia cattolica e la psicologia, incluso Discovering God Together: The Catholic Guide to Raising Faithful Kids (Scoprire Dio insieme: la guida cattolica per allevare figli devoti).

“La ricerca sulle coppie che sperimentano differenze a livello di fede mostra che quando c’è un conflitto sulla chiesa ha difficilmente qualcosa a che vedere con la religione”, osserva. “Riguarda il rispetto. Il rispetto implica più del fatto di essere gentili l’uno con l’altro. Alla fin fine, implica il fatto di cercare di vedere il vero, il buono e il bello in tutte le cose che l’altra persona trova vere, buone e belle. Le coppie che gestiscono bene le differenze di fede in genere non vedono la religione allo stesso modo, ma lavorano sodo per cercare e vedere quello che il partner trova buono, vero e bello nelle proprie convinzioni e pratiche religiose”.

Modellare il rispetto e la generosità in ogni aspetto del rapporto, non solo la religione, è fondamentale, sottolinea Popcak.

Il diacono Doug Kendzierski dell’arcidiocesi di Baltimora, sposato da 27 anni e con tre figlie adulte, richiama questa idea, affermando che la chiave è la comunicazione onesta. “Sopprimere priorità e sentimenti è non solo disonesto, ma anche dannoso. Allo stesso tempo, un buon rapporto non riguarda il fatto di ‘convincere’, ma di spiegare e comprendere. Bisognerebbe essere onesti sull’importanza dell’unità familiare in chiesa (…) Al di là di questo, la preghiera è l’approccio più efficace. Non sottovalutate il potere della preghiera”.

Sembra sicuramente un buon consiglio, e intendo seguirlo – e continuerò a pregare perché il cuore di mio marito cambi.

Che dire, però, dei coniugi che hanno convinzioni radicate e praticano una religione diversa? Secondo Popcak si applica lo stesso principio. “Si deve modellare un dialogo aperto sulla fede di ciascuno, mostrando lo stesso rispetto di cui ho parlato. Cercate di condividere qualsiasi attività di fede con cui vi sentite a vostro agio e affrontate le differenze in modo aperto, onesto e rispettoso”. E ogni genitore dovrebbe essere responsabile di comunicare la propria fede ai figli. “Lo dico perché non è inusuale che il genitore più devoto cerchi di esporre i figli a entrambe le fedi per essere ‘giusto’, anche se l’altro genitore è ben poco religioso”, afferma Popcak.

E allora cosa dire ai miei figli quando chiedono perché papà non viene con noi a Messa? “I bambini devono capire innanzitutto che non è un riflesso dell’amore o dell’impegno del papà nei loro confronti o in quelli della mamma o della famiglia, e che papà è un adulto e Dio permette che gli adulti scelgano come trascorrere il proprio tempo”, osserva Kendzierski. “Ricordate loro l’attenzione e il tempo che papà offre loro e incoraggiateli ad avere un rapporto onesto e aperto con lui, ma a non tormentarlo al riguardo. Più di tutto, ricordate ai vostri figli di pregare sempre per il papà – e per voi”.

Popcak concorda sul fatto che richiamare l’attenzione dei figli sulla preghiera è importante. “Quando conosci Dio, quando senti quanto ti ami, vuoi trascorrere del tempo con lui”, sostiene Popcak. “E allora potreste dire loro: ‘Papà non viene in chiesa perché non ha mai sentito quanto Dio lo ami. Non ha mai sentito quanto Dio voglia abbracciarlo, lo ami e si prenda cura di lui, anche se Dio sta sicuramente cercando di mostrargli tutte queste cose. Dovremmo pregare perché papà apra il suo cuore perché Dio gli mostri quanto lo ama, così che papà voglia ricambiare l’amore di Dio e trascorrere del tempo speciale con Lui andando in chiesa’. Usate poi questa conversazione per continuare a parlare con i bambini sul fatto che abbiano sperimentato o meno l’amore di Dio”.

Se i vostri figli fanno fatica ad articolarlo o sembrano imbarazzati a parlarne, il genitore pio dovrebbe pensare di dover lavorare un po’ di più per favorire un rapporto più significativo tra i propri figli e Dio, sostiene Popcak.

Non vedo l’ora di far sedere i miei figli e di scoprire cos’hanno da dire. Spero che averli portati in chiesa tutti questi anni – anche se siamo solo noi – li abbia portati a sviluppare il proprio rapporto speciale con Dio. So che mi piace averli accanto a me in chiesa, e non rinuncerò all’idea di cercare di portarci anche il loro papà.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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