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4 domande per rendere più forti le nostre relazioni

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 26/07/16

Più fiducia e rispetto, meno individualismo e solitudine

Non sono solo. Cammino insieme agli altri. Vivo in comunità. Lo so molto bene. Ma a volte non mi prendo cura dell’amore che Dio mette nella mia vita.

L’amicizia, i legami fraterni, l’amore personale… tutto questo si costruisce attraverso la fiducia e il rispetto reciproco. Così è la vita. I legami sono forti o deboli. O c’è intimità, o non c’è. I rapporti si costruiscono attraverso la fiducia e la complicità. Se i legami sono fragili, non resisteranno ai conflitti.

Quando guardo il mondo di oggi mi viene da piangere. Tante persone sole. Tante persone piene di violenza. Attentati. Guerre, Odio.

La catena dell’odio si può spezzare solo attraverso il perdono, l’accettazione reciproca, la tolleranza e il rispetto. Altrimenti, mostrando odio verso il prossimo, continueremo ad alimentare altro odio.


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Questa catena è forte. E sebbene l’amore sia più forte dell’odio, quest’ultimo è davvero devastante. Diceva Miriam Subirana: “L’odio condiziona la nostra saluta, avvelena il nostro cuore, uccide la nostra pace interiore e ci priva dell’amore e della felicitànos seca de amor y felicidad”. 

L’odio mi allontana dagli uomini, mi rende insensibile. Smetto di essere felice, quando odio. Voglio fermare l’odio attraverso il mio amore, il mio impegno, la mia vita. Quando vengo rifiutato, disprezzato, criticato e odiato, voglio interrompere questo ciclo: voglio cominciare tutto da capo.

Non voglio ripetere ciò che ricevo quando gli altri mi trattano in modo poco gradevole. Non voglio odiare chi non mi ama, né tramare vendetta contro chi mi offende. Non voglio.

Ma per fare questo devo essere capace di mostrare fiducia e rispetto. Devo imparare ad amare con un cuore nuovo. Devo imparare a dare senza aspettarmi nulla in cambio.

Sogno un’amicizia autentica e sincera. Sono in grado di avere dei legami fraterni profondi?

In Amoris Laetitia, papa Francesco ha detto che bisogna egualmente considerare il crescente pericolo rappresentato da un individualismo esasperato che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un’isola, facendo prevalere, in certi casi, l’idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto”.

L’individualismo mi isola. Mi impedisce di essere più solidale. Mi chiude nel mio egoismo. Uscire dalla scatola chiusa delle mie necessità e dei miei interessi, invece, mi apre ancora di più al fratello, mi avvicina a lui e mi allarga il cuore.

L’altro giorno un seminarista mi ha detto di aver organizzato un incontro con gli altri seminaristi del suo corso, per approfondire la sua vita comunitaria.

Si è posto quattro domande sui suoi fratelli nel cammino verso il sacerdozio:

  1. Quale caratteristica di Cristo vedo nel mio fratello? Mi piace, mi attira?
  2. Cosa invece non ha ancora ben sviluppato? Qualcosa di prezioso che vedo in lui, del quale forse non si è ancora accorto.
  3. Che cosa mi infastidisce di lui?
  4. E infine la domanda più difficile: cosa mi preoccupa di lui? Quali sono i suoi punti deboli?

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Siamo in grado di porci queste domande in merito alle persone che amiamo di più? Penseremmo in questi termini del nostro coniuge, dei nostri figli, dei nostri fratelli e amici? E ancora: sapremmo fare queste domande a noi stessi?

In realtà bisogna sempre porsi queste domande in un clima di preghiera. Sapendo che Dio ha posto delle persone nel nostro cammino e che ci ha resi responsabili di loro. Siamo qui per essere una guida per loro, per infondere coraggio e per aiutarli a crescere.

A volte sono costretto a dire ciò che vedo storto. Degli aspetti in cui l’altra persone potrebbe crescere. Ricordandole però quanto vale. Ammettiamo i nostri limiti, ma con la consapevolezza che possiamo crescere.

Ha detto papa Francesco: “Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa”.

Oggi volgo lo sguardo a Dio. E penso alle caratteristiche di Gesù che ho fatto mie, e a quelle che non ancora vivo. Penso che devo migliorare, perché altrimenti non sono felice. Chiedo a Lui di darmi un cuore totalmente nuovo. Voglio crescere nelle sue mani. Realizzare insieme a Lui la mia giornata.

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