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L’Ecuador chiede l’appoggio della Santa Sede per abolire i paradisi fiscali

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Vatican Insider - pubblicato il 23/07/16
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Il governo dell’Ecuador guidato dal presidente Rafael Correa, intende avanzare una proposta a livello internazionale e quindi anche nella sede delle Nazioni Unite il prossimo settembre, per l’abolizione dei paradisi fiscali, e su questa iniziativa ha chiesto l’appoggio della Santa Sede. Per tale ragione nella mattinata di giovedì 21 il ministro degli Affari esteri dell’Ecuador, Guillaume Long ha incontrato il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin per poco meno di un’ora, e a lui ha consegnato una lettera contente la proposta del governo ecuadoriano, la missiva sarà consegnata allo stesso Papa Francesco secondo quanto riferisce lo stesso ministero degli Esteri dell’Ecuador.

Nel testo si fa riferimento fra l’altro alla proposta di Correa, rivolta alla Corte costituzionale del Paese latinoamericano, di convocare un referendum popolare in concomitanza delle elezioni che si terranno nel febbraio del 2017; obiettivo della consultazione popolare l’approvazione di una nuova legge che impedirebbe a un funzionario pubblico o a un candidato a una carica pubblica, di possedere beni o capitali nei paradisi fiscali; la proposta rientra in uno specifico «Patto etico», secondo le intenzioni del governo dell’Ecuador.

Tale patto, spiegano le fonti ufficiali ecuadoriane, è stato pure descritto nella lettera consegnata in Vaticano in quanto «ispirato dalle parole e dall’azione di papa Francesco, che in numerose occasioni ha denunciato il degrado umano e etico di un’economia economia senza volto e priva di un obiettivo autenticamente umano»; il patto etico dovrebbe essere realizzato «dalle forze e dagli attori politici del Paese, e si fonda sul rifiuto della candidatura a qualsiasi livello e dall’esercizio di qualsiasi carica pubblica, da parte di persone che possiedono beni o capitali nei paradisi fiscali». Il ministro degli esteri dell’Ecuador Long, si è detto fiducioso che la proposta del suo governo – fondata sul principio dell’abolizione dei paradisi fiscali – sia ben accolta, inoltre ha osservato «c’è una importante consonanza con il messaggio di papa Francesco» e con le encicliche Rerum novarum, Centesimus Annus e Laudato Sì.

Del resto già nel maggio del 2013, papa Francesco toccava questi temi quando affermava: la crisi attuale non è solo economica e finanziaria, ma affonda le radici in una crisi etica e antropologica. Seguire gli idoli del potere, del profitto, del denaro, al di sopra del valore della persona umana, è diventato norma fondamentale di funzionamento e criterio decisivo di organizzazione. Ci si è dimenticati e ci si dimentica tuttora che al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato, c’è l’essere umano e c’è qualcosa che è dovuto all’uomo in quanto uomo, in virtù della sua dignità profonda: offrirgli la possibilità di vivere dignitosamente e di partecipare attivamente al bene comune» .

E ancora solo un anno fa, proprio nel corso della visita in Ecuador, Bergoglio osservò: «Quello che siamo e abbiamo ci è stato donato per metterlo al servizio degli altri – gratis lo abbiamo ricevuto, gratis lo diamo -; il nostro compito consiste nel farlo fruttificare in opere buone. I beni sono destinati a tutti, e per quanto uno ostenti la sua proprietà – che è legittimo – pesa su di essi un’ipoteca sociale. Sempre. Così si supera il concetto economico di giustizia, basato sul principio di compravendita, con il concetto di giustizia sociale, che difende il diritto fondamentale dell’individuo a una vita degna».

In ogni caso le autorità di Quito ritengono che la proposta per l’abolizione a livello internazionale dei paradisi fiscali (cioè dei regimi fiscali ultra favorevoli per chi deposita capitali nelle banche, in vigore in particolare in piccoli Stati), possa essere ben accolta anche dalle organizzazioni sociali e dagli organismo multilaterali. Ancora in base ai dati diffusi dal governo del Paese, in Ecuador, 1850 imprese avrebbero circa 30 miliardi di dollari conservati nei paradisi fiscale; la proposta del presidente Correa si inserisce in un più generale impegno dichiarato per la trasparenza nella gestione amministrativa e in campo finanziario e per sradicare forme di speculazione finanziaria. Fra l’altro il Paese soffre delle conseguenze del terremoto dello scorso 17 aprile che ha avuto conseguenze pesanti per centinaia di migliaia di ecuadoriani.

Di quest’ultimo aspetto ha parlato con l’Osservatore romano monsignor Segundo Tejado Muñoz, sottosegretario del Pontificio Consiglio Cor unum, dicastero incaricato di gestire una parte dei fondi caritativi della Santa Sede, appena tornato dall’America Latina dove ha visitato anche alcune zone dell’Ecuador dove appunto saranno finanziati progetti di ricostruzione di Cor Unum. »Accompagnato per tutto il viaggio dal nunzio, l’arcivescovo Giacomo Guido Ottonello – ha detto monsignor Tejado – ho visitato tre circoscrizioni ecclesiastiche: il vicariato apostolico di Esmeraldas, la diocesi di Babahoyo e l’arcidiocesi di Portovejo. Quest’ultima è senz’altro la più colpita dal sisma«».

«Il terremoto – ha aggiunto – è stato molto forte, devastante. Alcune zone sono state completamente rase al suolo, tante strutture sono crollate, anche molte chiese». Per altro proprio in questi giorni ricorre un anno dalla visita di Francesco in Ecuador: «Addentrandomi per le città e i villaggi – ha riferito ancora il Sottosegretario di Cor Unum – ho poi incontrato tante persone cercando di portare loro l’amore e la solidarietà del Papa e della Chiesa. In loro è ancora vivo il ricordo della visita che il Pontefice ha fatto al Paese proprio un anno fa». 

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