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GMG, quell’intuizione di don Blachnicki

John Paul II and the children – AFP

© YOSHIKAZU MIKAMI / AFP

Vatican Insider - pubblicato il 23/07/16

Papa Wojtyła lo aveva ricordato: le Giornate Mondiali della Gioventù sono nate dall’esperienza del “Movimento delle oasi” e dagli incontri del Pontefice con don Franciszek. Una storia poco conosciuta

di JOANNA BĄTKIEWICZ-BROŻEK

Franciszek Blachnicki, oggi servo di Dio, fondò il più grande movimento ecclesiale polacco “Luce e Vita” e ci sono ormai due milioni di persone in Polonia che hanno conosciuto e vissuto la formazione spirituale di questo movimento. Don Blachnicki, grande amico di Giovanni Paolo II, di don Luigi Giussani e dei Fratelli di Taizé, oggi viene considerato un grande profeta della Chiesa in Polonia. Grazie all’aiuto e al supporto del vescovo, poi cardinale e infine Papa Wojtyła, Blachnicki e il suo Movimento Oasi hanno potuto resistere e crescere. Ma nel paese natale di Giovanni Paolo II tutti si rendono conto anche di un altro fatto. Grazie all’incontro e all’amicizia di queste due grandi personalità è nata una delle più significative idee della Chiesa del XX e XXI secolo: le Giornate Mondiali della Gioventù. I due profeti, Wojtyła e Blachnicki, l’hanno chiamata «La Chiesa Viva». A che cosa si è ispirato veramente Karol Wojtyła? Quando ormai migliaia di giovani sono alle porte di Cracovia (molti sono già arrivati per le Giornate Diocesane), è utile far conoscere la storia degli inizi della GMG.

Per il Papa era «una cosa grande»

In Polonia, e soprattutto nel Movimento Oasi, se ne parla usando una specie di codice: «80 e 81, Alzatevi! Andiamo!». È il numero delle pagine nel libro di Giovanni Paolo II nella versione polacca. Le Giornate Mondiali della Gioventù «sono nate dalla sua esperienza con il Movimento delle oasi», spiega l’ex-moderatore generale del Movimento Luce e Vita, don Henryk Bolczyk. Da anni questo amico di don Blachnicki, suo successore e anche postulatore del processo di beatificazione del sacerdote a livello diocesano, ripete senza stancarsi: la GMG è un miracolo vero del nostro Padre (nel Movimento Oasi tutti chiamano Blachnicki «il Padre»). «Se durante le GMG migliaia di persone si convertono, cambiano la loro vita, di più – tanti, tanti giovani offrono la loro vita a Gesù Cristo, come si può chiamare questo fenomeno se non un miracolo? Per riconoscere Padre Blachnicki beato, secondo me, basterebbe questo».

Tante erano le aspettative: si sperava nella beatificazione di don Blachnicki durante la GMG 2016 proprio a Cracovia. Tre anni fa, quando Wiktor Skworc, l’arcivescovo di Slesia, diocesi da cui viene don Blachnicki, ha presentato al cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, la positio del processo della beatificazione e canonizzazione di Franciszek Blachnicki, ha riferito: «Questo Servo di Dio è un padre della GMG. La prova sta proprio dentro il libro di san Giovanni Paolo II. Ma non solo li».

Nel libro «Alzatevi! Andiamo!» Wojtyła parla ad un certo punto della famosa canzone «Barka» conosciuta dai tutti polacchi. Quel canto delle Oasi aveva accompagnato Wojtyła «fuori della patria, a Roma». Il suo «profondo significato» aveva sostenuto il Pontefice «anche quando fu posto di fronte alla decisione presa dal conclave». E poi, lungo tutto il pontificato. «Ascoltarlo mi riportava ogni volta – scrive Giovanni Paolo II – ai miei incontri da vescovo con i giovani». La chiama una «grande esperienza» cha ha «portato con sé a Roma». E poi aggiunge: «Anche qui ho cercato di trarne frutto, moltiplicando le occasioni d’incontro con i giovani». E finalmente afferma: «Le Giornate mondiali della gioventù sono nate da quell’esperienza».

«La GMG è un miracolo non solo di don Blachnicki, ma è il miracolo di due giganti della Chiesa del XX secolo: Karol Wojtła e Franciszek Blachnicki – spiega monsignor Adam Wodarczyk, vescovo di Katowice e postulatore romano del processo del Padre di Oasi. – Ma è vero che Wojtyła si è ispirato in modo esplicito a Blachnicki». Blachnicki all’epoca è il prete più amato e odiato in Polonia. «Ammirato dalla gente, dai giovani e nello stesso tempo perseguitato, oso di dire molto di più che il beato padre Popiełuszko».

«È stato sotto una sorveglianza permanente, sia da parte dei servizi segreti nel tempo del comunismo in Polonia, sia da parte dei servizi della Germania dell’Est (RDT). Ma una campagna contro di lui l’hanno portata avanti anche i giornali di Mosca», spiega il dottor Andrzej Grajewski. E aggiunge: «Molti indizi fanno pensare che Blachnicki possa essere stato ucciso dai servizi segreti; è morto inspiegabilmente il 27 fabbraio 1987 a Carlsberg in Germania a Marianum, uno dei centri di oasi dove ha trascorso i suoi tre ultimi anni di vita».

Grajewski ha fatto tutto per avviare un’inchiesta sulla misteriosa scomparsa del padre di Oasi. «Potrebbe essere un martirio della Chiesa, ma non si è riuscito a provare il sospetto di avvelenamento», afferma lo storico. «Don Blachnicki era un uomo di grande coraggio e il cardinale Wojtyła lo sapeva bene – sottolinea il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, all’epoca segretario di Papa Wojtyła. «Bisogna dire che non solo Blachnicki ma anche la gente del Movimento è stata perseguitata, maltrattata dai servizi segreti. Ma lui non aveva mai paura. Mai. E spesso veniva dal vescovo, poi cardinale e infine dal Papa Wojtyła per chiedere il suo parere. Giovanni Paolo II lo aiutava sempre. Perché lui, san Giovanni Paolo II, posso confessarlo, era innamorato del Movimento delle Oasi. Per il Papa era “una cosa grande!”».

Purtroppo Blachnicki non era sempre bene accolto e compreso neanche all’interno della Chiesa degli anni ’50, ‘60 e anche ‘70 in Polonia. Molti vescovi, per non esporre la Chiesa a rischi, prendono le distanze dal Movimento di don Blachnicki. Anche se non tutti lo accettano, Blachnicki non si scoraggia mai. Fa quello che sente di dover fare. Sicuramente solo dopo che cardinale Wojtyła interviene e include ufficialmente le oasi tra le attività pastorali della diocesi di Cracovia, il Movimento spicca il volo e si sviluppa.

La figura di don Blachnicki

Blachnicki è aperto ai laici, li attira. Già negli anni ’50 e ’60 impegna soprattutto molte donne a lavorare per la Chiesa e dentro la Chiesa. Il primo compito: evangelizzare. Molte di loro escono con rosari in mano e vanno nei rifugi e nelle baracche. Secondo obiettivo: creare la Crociata della sobrietà, movimento che nel profondo comunismo dichiara quasi una guerra contro l’alcolismo in Polonia. Blachnicki viene arrestato subito, passa qualche mese in prigione. La crociata, oggi chiamata di Liberazione dell’Uomo, attrae sempre più persone. Miglialia di loro dichiarano vivere un’anno senza l’alcol; animatori dentro Oasi dichiarano di non toccare l’alcol durante tutta la vita; c’è un senso profondo e una offerta per liberare quelli che sono dipendenti dall’alcol.

Blachnicki vede sia nelle donne che nei giovani lo strumento ideale – come dice lui ancora prima del Concilio Vaticano II – per «la nuova evangelizzazione». La sua più grande preoccupazione è di far conoscere Gesù Cristo a ogni persona nel mondo – spiega Dorota Seweryn, una delle prime e più strette collaboratrici di don Blachnicki. – Il Padre Diceva: “Dobbiamo fare sempre di più e di più perché ogni persona incontri Gesù vivo. Anche se dovessi andare in Cina, lo farei”». Oggi il Movimento lavora non solo lì, ma in quasi 40 altri paesi del mondo.

Don Franciszek ha una visione molto chiara della Chiesa Viva – il termine tanto amato e dopo usato da Giovanni Paolo II rispetto alla GMG. Come don Giussani, Blachnicki vuole educare e preparare i giovani ad una vita realmente cristiana. Insieme al padre di Comunione e Liberazione organizza negli anni ’80 un convegno a Roma con i rappresentanti di ventidue movimenti ecclesiali. Lo scopo è approfondire il rapporto tra istituzione ecclesiastica e carismi. Prima era stato Giussani a venire in Polonia, a Krościenko, la sede–madre di Oasi e con Wojtyła aveva partecipato a una cerminonia di consacrazione del Movimento alla Madonna, la Madre Immacolata della Chiesa.

Blachnicki viaggia molto per conoscere meglio la Chiesa in Europa. Diversi movimenti e comunità ispirano il Padre di Oasi: la Communita ecumenica dei Fratelli di Taizé, Equipes Notre Dames, la Comunità di Sant’Egidio. Negli anni ’70 avendo gia una visione chiara della Chiesa Viva, organizza in molti luoghi in Polonia dei ritiri di quindici giorni chiamati «Oasi per i giovani». Blachnicki ha preparato uno schema molto intenso e ricco dei simboli biblici e spirituali. Fino ad oggi durante le «Oasi» i giovani vivono ogni giorno un mistero del Rosario.

Nel frattempo inserisce nella liturgia tanti gesti e segni rendendola più viva ed essendo in qualche modo anche in questo caso un precursore del Concilio Vaticano II.

Il Movimento e il giorno 13

Il giorno 13, quando si vive il mistero della Pentecoste, diventa la chiave per capire lo schema della GMG nata tanti anni dopo. Nel Movimento il 13 è il giorno chiamato il «Giorno della Comunità», il momento dell’incontro dei giovani dalle tante piccole oasi da luoghi diversi. Passano un’intera giornata insieme, cantano, danno testimonianze, ascoltano la Parola. Karol Wojtyła, come vescovo e poi cardinale, cerca di partecipare a questi piccoli festival della fede. Nel libro «Alzatevi, Andiamo!», ricorda le immagini di questi incontri, dove ha «parlato con i giovani, cantato canzoni con loro», dove c’erano le «messe celebrate a cielo aperto». E quasi lo schizzo dello schema delle Giornate della Gioventù. Secondo monsignor Wodarczyk, tutto deriva da li. «Durante i “Giorni della Comunità” il futuro Papa Wojtyła ha imparato a dialogare con i giovani, a scherzare con loro. Ha testato tutto su oasi e poi lo ha spostato nella GMG. Non c’è dubbio che l’idea della GMG matura nel cuore del Papa polacco per lungo tempo. E la prima scintilla si accende durante una cena, in Vaticano».

Facciamo Oasi a Roma!

Il 25 ottobre 1978, dopo la prima udienza di Giovanni Paolo II, Blachnicki è vicino a una colonna nella Basilica di San Pietro. Cerca di parlare con don Stasisław, segretario del nuovo Pontefice. Ma improvvisamente il Padre di Oasi si trova davanti proprio Giovanni Paolo II. I vecchi amici si guardano. Tutti e due comossi. «Vieni da me! Subito», gli dice il Papa, invitandolo a cena. E già tarda sera. Al tavolo negli appartamenti papali ci sono anche don Franciszek Macharski e il vescovo Zbigniew Kraszewski. A un certo punto Papa Wojtyła posa la forchetta. «E allora, cosa succede con le oasi, come sarà… la vacanza senza oasi?», dice guardando negli occhi don Blachnicki. Come sempre in essi si vede il fuoco. Sul volto del Papa polacco appare subito una scintilla di speranza. Come illuminata dallo sguardo di Blachnicki. «Lo so! – dice a Blachnicki senza aspettare la sua risposta. – Venite a Castel Gandolfo! Prendete le vostre tende e facciamo qui Oasi». Sembra una follia. Ma il prete di Slesia non ha bisogno di sentirselo ripeterlo due volte. «L’invito è stato accettato! – riporta nel suo diario. – La decisione è stata presa subito». I due «profeti» aprono cosi il nuovo capitolo, non solo per il Movimento di Blachnicki, ma forse per tutta la Chiesa. Blachnicki sa benissimo che adesso l’idea della Chiesa Viva, sarà trasferita alla Chiesa universale. Dopo il ritorno di Blachnicki in Polonia, i preparativi per oasi a Roma cominciano subito. Il Padre di oasi prepara lo schema dell’«Oasi romana». Blachnicki ha voluto che fosse una possibilità per i giovani di «conoscere il mistero della Chiesa» e di «aprire i nuovi grandi orizzonti» dice don Bolczyk.

In un’intervista recente sul settimanale cattolico «Gość Niedzielny» il cardinale Dziwisz spiega che don Blachnicki e Wojtyła avevano lo stesso modo di percepire la Chiesa: «Volevano che i giovani vivessero la Chiesa nel loro cuore, e proprio a Roma. Cosi come lo sentiva e percepiva il cardinale Wojtyła. Per lui Roma era più importante di tutti gli studi di teologia. Diceva: posso imparare la teologia in Polonia, ma le catacombe, e l’amore per la Chiesa si può “studiare” solo a Roma! Ha voluto dunque farlo sperimentare ai giovani. E un anno dopo questa cena in Vaticano con Blachnicki, i giovani polacchi sono venuti a Roma per la prima Oasi al Tevere».

Nel giugno del 1979 Giovanni Paolo II arriva in Polonia. All’aeroporto di Nowy Targ, e poi al Balice di Cracovia, il Papa dice a Blachnicki: «Spero che ci vediamo in vacanza a Roma!». Ma le autorità bloccano il rilascio dei passaporti ai giovani. Il Papa cerca di aiutarli. Il 22 luglio 1979, in Piazza San Pietro dopo l’Angelus, ringrazia preventivamente «quelli che hanno accettato di ospitare i polacchi delle oasi». Tre giorni dopo, durante l’udienza generale torna di nuovo sul tema. È una tattica molto ben pensata, quella di Wojtyla. Dopo i discorsi pubblici, le autorità del regime comunista non possono rifiutare il permesso di viaggio per i giovani a Roma. Il Papa parla anche della formazione dei giovani, della sua visione della Chiesa viva oltre confini e nazioni, e ripete il termine preso da Blachnicki. Questo significa che Wojtyla ha già una visione della GMG, anche se non è esplicita. E che la lega con la sua esperienza con oasi. Poi don Blachnicki cita ampiamente questo discorso nei suoi scritti. È importante per lui.

Agosto 1979, i giovani di Oasi arrivano a Roma

In agosto i giovani di oasi, piu di trecento persone, arrivano a Roma. «Eh finalmente ci siete! Il Papa vi sta aspettando!» – dice al telefono ai primi arrivati don Dziwisz. Purtroppo Blachnicki non viene, non ottiene il passaporto. «Non siamo stati in grado di cantare in questo primo incontro, siamo rimasti con la voce in gola. Ma il Papa è stato toccato, era commosso», racconta don Andrzej Madej, che ha sostenuto Blachnicki a Roma. Anche nella capitale della cristianità Oasi dura 15 giorni. Ma questa volta è anche legata ai monumenti e ai luoghi sacri, che parlano della storia della Chiesa e dei martiri. Il 13 ° giorno del ritiro si celebra come al solito Giornata della Comunità. Giovanni Paolo II lo vuole vivere con i giovani a Castelgandolfo. Si canta, si parla, c’e una grande emozione.

Don Madej: «Il Santo Padre disse una frase importante, me lo ricordo bene, lo ha riportato anche la stampa italiana. Disse che il segno di Oasi Fos-Zoe (Luce e Vita) era un segno grande per tutta la Chiesa! Eravamo tutti in lacrime. Giovanni Paolo II parlava della Oasi romana come di un evento “senza precedenti nella storia del Movimento Luce e Vita” e che “sarà un precedente’’ a “livello mondiale”. Don Bolczyk afferma: «Dopo anni posso dire che così, con la oasi a Roma si accendeva un fuoco che divenne poi le Giornate Mondiali della Gioventù».

«Frutto di don Blachnicki»

Un importante passo avanti si fa nel 1984 alla fine del Giubileo straordinario della Redenzione. «Questa è un po’ la mia teoria – aggiunge don Bolczyk -Ma Giovanni Paolo II è stato sorpreso che non ci fosse un giubileo speciale per i giovani. Il Papa ha esteso dunque il Giubileo del Redentore fino alla Domenica delle Palme. Ha invitato i giovani da tutto il mondo. Mezzo milione sono venuti a Roma. Il Papa ha capito bene in quel momento: era proprio questo che cercava! Una grande “oasi” internazionale. Ha visto che funziona a livello mondiale, come ha funzionato nelle Oasi in Polonia.

Giovanni Paolo II offre quindi ai giovani la croce, che per l’Anno Giubilare si trivava vicino ai confessionali San Pietro. E poi nell’anno 1985, in occasione dell’Anno Internazionale della Gioventù, il Papa scrive la Lettera apostolica ai giovani e annuncia la GMG. Il progetto solleva all’inizio reazioni diverse in Vaticano. Provoca timori e ansie. Ma Giovanni Paolo II sa benissimo che tutto avrebbe funzionato bene. Perche lo aveva già sperimentato in Polonia, con il Movimento di Blachnicki».

Arriviamo così al 1991. A Jasna Góra in Polonia, per la GMG, giungono quasi due milioni di persone. È il primo incontro dei giovani dell’Est e dell’Europa Occidentale. Tutti cantano insieme l’inno «Abbà Pater». Come riferisce uno dei vescovi polacchi, Giovanni Paolo II guarda questa folla e dice a suo amico monsignor Ignacy Jeż, morto qualche anno fa a Roma: «Guarda questo miracolo, tutto questo è un grande frutto di don Blachnicki!».

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