di Matthew Petesch
Nel saggio intitolato “Cristianesimo e razionalismo”, G.K. Chesterton affronta gli scettici del suo periodo che mettevano in discussione la validità del cristianesimo prendendo ciascuna delle loro argomentazioni e mostrando come l’obiezione degli scettici in realtà desse credito alla fede cristiana. Le sue risposte alle domande dei suoi “oppositori” sono rilevanti ancora oggi, e quindi meritevoli di riflessione.
Ecco allora 4 argomentazioni comuni che gli scettici avanzano contro il cristianesimo, seguite dalle brillanti risposte di Chesterton:
1) Non è forse vero che molti miti richiamano la storia cristiana?
Gli scettici sottolineeranno spesso i parallelismi relativi all’incarnazione di Dio in altre culture. I pagani di molto tempo fa, e anche i nativi americani, hanno delle storie riguardanti un dio diventato uomo. Citando questi casi, gli scettici cercano di confutare l’incarnazione di Gesù Cristo e di farla passare solo per un altro mito, ma Chesterton propone l’opposto, affermando che il fatto stesso che in molte culture del mondo si alluda all’incarnazione dà più credito all’affermazione cristiana sul fatto che Dio è diventato uomo.
Agli scettici, Chesterton rivolge questa domanda: “Se siamo fatti in modo tale che il Figlio di Dio deve liberarci, non è strano che i patagonici sognino un Figlio di Dio?”. L’incarnazione di Dio è in un certo senso inscritta nella mente dell’uomo. In quanto umani desideriamo l’eterno, e così, come indica Chesterton, troviamo barlumi e ombre di Cristo in altre culture, proprio perché troviamo la nostra realizzazione in Lui.
2) Il cristianesimo non è “qualcosa di cupo e ascetico”?
Dicendo “qualcosa di cupo e ascetico”, gli scettici intendono che il cristianesimo è austero, triste e miserabile. Fanno riferimento ai santi che hanno rinunciato a tutto per il loro Dio, includendo casa, conforto e vita sessuale, come modo per suggerire che il cristianesimo è assurdo. Replicando a questa affermazione, Chesterton prova ancora una volta che è vero il contrario.
La capacità dei santi di rinunciare a tutto per Cristo testimonia una realtà soprannaturale. I santi non sono abbattuti e addolorati, ma gioiosi e pieni di vita. Manifestano nella loro personalità la presenza vivente di Dio. Chesterton dice che lo scettico “cerca di provare che non ci sono cose simili [a Dio] provando che ci sono persone che non vivono d’altro”.
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3) Il cristianesimo non è fonte di grande violenza?
Una delle argomentazioni più popolari contro la validità del cristianesimo è il fatto che i cristiani hanno commesso orribili atti di violenza nel nome del loro Dio.
Chesterton replica senza mezzi termini “Naturalmente”, perché, sostiene, “la maggior parte dei crimini viene commessa perché, per via di alcune complicazioni particolari, cose molto belle o necessarie sono in pericolo”. Basta guardare il mondo che ci circonda per verificare questa realtà. Chesterton osserva che se qualcosa a cui le persone “danno giustamente valore è in pericolo, come il cibo dei loro figli, la castità delle loro donne o l’indipendenza del loro Paese”, lotteranno per difendere queste cose.
Ovviamente ciò non giustifica la violenza in quanto tale, ma spiega perché i cristiani nel corso dei secoli abbiano agito anche in modo aggressivo. Avevano paura di perdere la propria religione o qualche suo aspetto, e hanno agito in modo avventato per il desiderio di tenersi stretto ciò che ritenevano positivo. Nessuno combatte per ciò che è cattivo. La gente lotta, giustamente o meno, per ciò che ritiene positivo.
4) Il Dio di Israele e del cristianesimo non è solo un dio tribale locale?
In questa obiezione al cristianesimo, lo scettico afferma che il cristianesimo è falso come tutte le altre religioni tribali del mondo, perché ha avuto origine in un luogo particolare ed è governato da una divinità locale. Nel suo tipico stile, Chesterton usa la stessa argomentazione dello scettico per provare la validità della religione cristiana.
Il fatto che Dio parli a un popolo particolare in un momento particolare in un luogo particolare è la prova del fatto che il cristianesimo non è una religione creata dall’uomo, ma data da Dio stesso.
Con le parole di Chesterton:
“Se c’è un essere come Dio e può parlare a un bambino, e se Dio parlasse a un bambino nel giardino, il bambino direbbe ovviamente che Dio vive nel giardino. Non penserei che ci sia una minore probabilità che sia vero per questo. Se il bambino dicesse ‘Dio è ovunque: un’essenza impalpabile che pervade e sostiene tutti i costituenti del cosmo’ – se, dico, il bambino mi parlasse in questi termini, penserei che è più probabile che sia stato con un’istitutrice che con Dio”.
Quando Dio si rivela a Mosè, appare in un roveto che Mosè aveva visto nel corso della sua vita. Come il bambino dell’esempio di Chesterton, Mosè incontra Dio in un luogo familiare, che viene poi trasformato dall’esperienza. Chesterton sostiene che è una forma molto più probabile di rivelazione del fatto che Dio infonda semplicemente la rivelazione nella mente di ogni persona. Se l’uomo dovesse inventare una religione, probabilmente imiterebbe la religione dell’istitutrice (babysitter) piuttosto che quella del bambino. Il Dio del cristianesimo fa proprio questo: appare a persone umili e le eleva a Suoi figli adorati.
Anche se gli scettici sollevano molte argomentazioni che sfidano la validità del cristianesimo, Chesterton capovolge ciò che sostengono e prova che è vero l’opposto, mostrando che le critiche sollevate dagli scettici non sono solide quanto sembrano.
Cosa pensate delle sue argomentazioni? Fatecelo sapere lasciando un commento!
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]