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Mokrani: “A Nizza una logica satanica, ma l’Isis sta perdendo”

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Vatican Insider - pubblicato il 16/07/16

Secondo il teologo musulmano siamo di fronte a un fenomeno criminale che si avvale di una falsa copertura religiosa

di Francesco Peloso

Abbiamo chiesto al professor Adnane Mokrani una prima valutazione sull’attentato di Nizza e sulle sue implicazioni. Mokrani è teologo musulmano, insegna studi islamici al Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica e alla Pontificia Università Gregoriana. Inoltre è presidente del Cipax, il Centro interconfessionale per la pace.

Professor Mokrani, che rapporto c’è fra l’attentato tremendo di Nizza e quel fenomeno complesso che chiamiamo fondamentalismo?

«Siamo di fronte a un fenomeno di criminalità, di terrore direi senza precedenti. E’ difficile capire questa logica, deviata, satanica, questa volontà di uccidere ciecamente gente innocente con l’obiettivo di fare del male, per una persona normale, per un essere umano. E’ difficile, direi, capire anche la logica politica perché non è un progetto politico, non può esserlo dato che semina solo odio, rabbia, vendetta. Dunque io credo che l’Isis stia perdendo terreno, e sarà sradicato totalmente in Siria e in Iraq. E a questo punto sta cercando con tutti i mezzi di fare rumore, di colpire in modo sempre più violento per provare la sua esistenza, vuol far credere di sopravvivere ai colpi militari ricevuti, ma comunque non è un progetto politico quello cui assistiamo perché non c’è nessuna logica umana dietro».

Il Papa, nei giorni scorsi, ha chiesto un negoziato di pace in Siria: ritiene che un forte impegno diplomatico dell’Occidente per negoziati che pongono fine ai conflitti in Siria ma anche in Iraq possa essere un aiuto decisivo per sradicare il terrorismo?

«Sicuramente il terrorismo sta giocando nel vuoto politico, nel senso che la fragilità dei regimi in Siria e in Iraq ha aperto la porta a questo fenomeno. Dunque un negoziato serio in Siria ma anche in Iraq, con tutte le componenti della società è utile, è molto necessario che tutti i partiti si mettano insieme per trovare una soluzione politica e negoziata. Anche le forze regionali e internazionali hanno il dovere di contribuire a un progetto politico che metta fine a questa strage in Siria e Iraq. Costituire un governo nazionale stabile in Siria e un governo più forte in Iraq di coesione nazionale: questi punti sono necessari per eliminare il terrorismo».

Abbiamo visto che questi giovani attentatori sono spesso degli europei, sia pure di origine magrebina o di altre regioni. Come influisce la religione su individui che scelgono di sacrificarsi in questo modo atroce?

«Questo fenomeno esige un lavoro di gruppo di esperti di psicologia e sociologia, per vedere il profilo concreto di questi giovani impazziti. Per quello che ho visto in Francia, in Belgio, sono giovani che provengono da una certa fragilità sociale, giovani delinquenti, che spesso hanno avuto un passaggio in prigione. E la delinquenza banale, criminale, si trasforma in delinquenza terroristica. Un lavoro serio dunque deve essere fatto nelle prigioni. Queste persone vanno seguite anche quando escono dal carcere, non ho quindi una risposta definitiva a questo problema, perché è un fenomeno complesso e deve essere fatto un lavoro di gruppo che interessa diversi aspetti: culturali, sociali, psicologici».

Attentati come quello di Nizza sembrano più forti del dialogo fra le grandi fedi del Mediterraneo, sembrano fare a pezzi il lavoro di chi costruisce ponti. Qual è oggi la funzione del dialogo interreligioso di fronte al terrorismo?

«Secondo me la missione del dialogo oggi, è quella di rispondere in modo umano e spirituale al dolore, e non con la pancia e con l’emozione. E dunque se questi terroristi vogliono creare un clima di panico, paura, sgomento, vogliono spaccare e dividere, noi dobbiamo invece uscire da questa logica satanica, rimanere nella logica di Dio. E questa è proprio la saggezza dialogica: non dimentichiamo la nostra umanità, perché il rischio è di entrare in una logica negativa, distruttiva, e non dobbiamo cadere in questa trappola. Non si dimentichi che in Iraq, nei giorni scorsi, gli ultimi giorni di Ramadan, c’è stata la strage dei bambini al mercato dove sono morte 200 persone, alla fine del Ramadan le famiglie vanno al mercato a comprare i vestiti per i bambini, e sempre alla fine del Ramadan hanno commesso un altro attentato, un’altra strage, davanti alla tomba del profeta Maometto a Medina. E allora si vede che il senso del sacro non c’è più».

Siamo insomma di fronte a una strana miscela di religione che diventa ideologia e non rispetta nemmeno più aspetti fondamentali della fede?

«Sì, è un’ideologia criminale che usa una copertura religiosa ovviamente falsa».

Oggi a Tunisi, grazie all’iniziativa dell’associazione Gariwo in collaborazione con il ministero degli esteri italiano, si inaugura il primo ’Giardino dei giusti’ nel mondo arabo, all’interno dell’ambasciata italiana, dove vengono ricordati quei musulmani caduti contro il terrorismo, i regimi autoritari e che hanno difeso gli ebrei nel secondo conflitto mondiale . E’ la prova che esiste un’immensità, nel mondo arabo e musulmano, totalmente diversa, da ciò che vediamo. Sono testimonianze che ci fanno sperare nonostante la tragicità del momento?

«Sicuramente, sicuramente. La nostra fede nella bontà umana deve rimanere e trova anche punti luminosi nella nostra memoria e nel nostro presente per costruire un futuro di pace, di umanità e di solidarietà».

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