C’è tutto uno spettro di possibilità tra il silenzio e il vetriolo su Internet. Il nostro compito è trovarlo e insegnarlo ai nostri figli Era la mattina dell’ultimo giorno di scuola quando mia figlia di 10 anni mi ha passato il cellulare e mi ha detto che c’era un messaggio da parte della mia amica Kristin. E se mio marito ed io le stiamo insegnando che non deve leggere i messaggi indirizzati a noi, quella mattina ho scelto di soprassedere su quella piccola infrazione. Si è rannicchiata vicino a me, subito seguita dal nostro cucciolo. Ancora con il pigiama e i capelli in disordine, era un’interruzione del lavoro calorosa e gradita.
Sullo schermo è apparso il messaggio di Kristin e ho guardato le sue parole ormai fin troppo familiari: Mi prendo una pausa da Facebook. Troppa cattiveria. Ho capito subito cosa intendesse.
È difficile pensare bene del mondo negli ultimi mesi
Gli ultimi mesi sono stati particolarmente carichi sui social media – elettrici, ma in senso negativo. Le opinioni su tutto, dalla politica alle notizie del mondo, sono state rigide, e le loro espressioni sono sembrate senza filtro. Brutto.
Tutto questo è difficile da gestire per un adulto – quali voci ascoltare, quali commenti filtrare… , e posso solo immaginare cosa sembri questa cacofonia ai nostri figli. Spesso pensiamo che i nostri figli siano più preparati a questo tipo di bombardamento digitale perché sono “nativi digitali”, ma la verità è che cercano di trovare un senso a ciò che accade sui social media proprio come facciamo noi – con una buona dose di prove ed errori.
Quella mattina, mia figlia si è sporta verso di me (per poter leggere meglio il mio messaggio!) Potevo annusare il suo shampoo – mela – mentre chiedeva: “Che intende dire?”
Come gestire le chiacchiere e il rumore di Internet?
E così sono stata subito messa di fronte a un importante dilemma: spiegare le chiacchiere e il rumore di Internet e del mondo in generale e spiegare come trovare l’equilibrio mentre si processa l’ampia quantità di informazioni con cui veniamo bombardati ogni giorno. In breve, aiutarla a difendersi dalla cattiveria online rimanendo ancora una forza a favore del bene su Internet. Non possiamo dimenticare che Internet è ora la nostra comunità, e come dovremmo comportarci in quella sede conta quanto conta nella vita reale.
Ho pensato alle possibilità che avevo in quel momento. Potevo liquidare la domanda e reindirizzare la conversazione. Non è necessario che sappia delle discussioni ostili e “gridate” a lettere maiuscole che si verificano online al posto dei tranquilli dibattiti intellettuali che penso tutti preferiamo.
LEGGI ANCHE: Bambini e cellulari: i nuovi “tossici” del XXI secolo?
O avrei potuto gettare al vento ogni cautela ed essere completamente onesta e dar vita a un momento formativo: a volte le interazioni online sono difficili e richiedono un approccio sensibile.
Scavando sotto la superficie, mi accorgo che scegliere l’onestà non sembra accattivante come dovrebbe essere. Mi sono trovata davanti al problema di capire cosa voglio che mia figlia sappia sullo sconfortante stato di Internet. È troppo da capire per un bambino – le conversazioni aggressive, le opinioni incrollabili e il difficile compito di trovare l’equilibrio quando la nostra tranquillità mentale è minacciata ogni giorno dal vetriolo.
Sono stata tentata di liquidare la sua domanda e trovare la via d’uscita più semplice
Sarò del tutto onesta con voi, e ammetterò che nel corso degli anni ho fatto tutte queste cose, e quella mattina ho visto i pregi di ogni scelta.
Rimanere in silenzio di fronte alla cattiveria che vediamo online è quello che molti di noi scelgono per tenersi lontani da quella cattiveria. C’è un senso molto reale di sentirsi schiacciati dalla quantità di stimoli (sia negativi e che positivi) che riceviamo online, e quando si parla della negatività, evitare tutto è un meccanismo di difesa ragionevole. È efficace, ma non ero certa che fosse la via giusta da scegliere in questo caso.
Sarebbe andata bene anche una spiegazione di una riga sul trovare l’equilibrio tra il modo online e quello “reale” o partecipare solo alle conversazioni gradite. Niente di troppo difficile o scomodo. Una vittoria genitoriale semplice, con tanto di banalità, per iniziare la giornata.
Ma ci sono preoccupazioni più profonde, che non possono essere risolte con banalità
I nostri figli si aggirano nel mondo online, e questo nuovo terreno è oscuro per loro quanto lo è per noi, se non di più. E hanno bisogno di aiuto per essere guidati.
Il modo in cui interagiamo sui social media conta tanto quanto quello in cui interagiamo di persona. Parlo molto di questo fenomeno nel mio lavoro, e questa era l’occasione per insegnare qualcosa a mia figlia.
Ecco quello che volevo dire
Devo dirti che non riesco a spiegare perché la gente è così volubile online, spesso come non sarebbe mai di persona. Sono confusa quanto te circa il motivo per il quale la gente dice tante cose brutte sugli altri esseri umani.
La spiegazione migliore che ho è che sono passionali, e pensano che sostenere quello in cui credono equivalga a screditare chi non crede nelle stesse cose.
Ma dovevo anche dirle che la verità è che essere passionali circa ciò in cui si crede non dovrebbe equivalere a screditare chi crede in altre cose. Né di persona né online.
C’è tutto uno spettro di possibilità tra il silenzio e il vetriolo. Il nostro compito e trovarlo e insegnarlo ai nostri figli. Devono capire che evitare la cattiveria non la fa scomparire, e che rappresentare una voce calma e ragionevole a favore della giustizia e del senso comune è un obiettivo nobile.
È quello che ho provato a fare quella mattina. Le ho detto cosa succedeva nelle notizie. Le ho spiegato da dove veniva la mia amica. Ho dato la mia opinione. I nostri figli sono ben consapevoli di quello che vedono e ascoltano, e questo include ciò che accade nel mondo e online. Quando non diamo loro il nostro input su queste cose, sono lasciati a cercare di capirne il senso da soli. A fare supposizioni. A ripetere (spesso) degli errori.
Quando ho parlato con mia figlia quel giorno, le ho detto cosa sta succedendo nel mondo online che fa sentire la mia amica Kristin vulnerabile al punto da aver bisogno di una pausa da Facebook, e le ho detto la mia opinione su quegli eventi. E poi le ho detto cosa voglio che faccia quando posta qualcosa online.
Le mie regole per i miei figli online
Anziché cattiveria, voglio che diffonda pace.
Anziché screditare le persone, voglio che le risollevi.
Anziché sputare sentenze, voglio che ricerchi, si educhi e si informi.
Anziché diffondere vetriolo, voglio che ispiri.
E anziché postare qualcosa in preda a un “abbandono selvaggio”, voglio che scelga con cura e saggezza le dichiarazioni da fare online.
Voglio questo per tutti noi.
Voglio condividere con voi la risorsa che uso per insegnare ai miei figli questa capacità. Il lavoro a lungo termine di cambiare la cattiveria che vediamo online può iniziare con questo primo passo: insegnare ai nostri figli come postare cose in modo ragionato, a creare una nuova “normalità”.
Io uso un sistema chiamato PAUSE, che inizia con Pazienza (la P) e termina con Esame (la E), come per esaminare l’impatto del proprio post per celebrare le vittorie e rimediare ai fallimenti.
Tutto quello che facciamo nella vita reale e online ha un impatto. Dobbiamo scegliere – e insegnare ai nostri figli – come far sì che quell’impatto sia positivo.
____
Galit Breen è autrice di Kindness Wins, una semplice guida su come insegnare ai nostri figli ad essere gentili online, e dell’intervento TEDx Raising A Digital Kid Without Ever Having Been One (Allevare un figlio digitale senza mai esserne stato uno). Aiuta genitori, insegnanti e consulenti a far sì che i loro figli e i loro studenti siano sani, saggi e gentili online.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]
LEGGI ANCHE: I 5 consigli del papa per usare bene TV e Internet