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Alla fine abbiamo sconfitto Dio?

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dominio pubblico

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 14/07/16

Dove Cristo non è conosciuto e amato, la dignità muore e sorgono tiranni

Ecco una prova che probabilmente non riuscirai a superare: trova delle notizie recenti, guarda le varie foto di violenza, leggi le parole d’odio, ascolta il suono del caos che si diffonde sempre di più, e poi prova a dire “Non è questo un mondo meraviglioso? Non è bellissima la vita umana?”

Oggigiorno, senza l’aiuto divino, possiamo trovare ben poca bellezza nell’opera dell’uomo. Soprattutto quando le sue mani sono intrise di sangue e chiuse a pugno. Non è forse una tentazione costante quella di sospettare che tutto ciò che Dio aveva previsto per questo mondo e per la vita umana è stato sconfitto e superato? Per fede sappiamo che non può essere vero. Eppure…

In tempi brutali come i nostri, il vescovo sant’Ireneo – martire del II secolo – ha detto che “la gloria di Dio è l’uomo vivente”. Siamo pienamente vivi solo in relazione a Gesù, che rivela la pienezza della vita umana vissuta secondo il nostro Padre celeste. Se non siamo simili a Cristo avremo il fallimento totale della nostra umanità, intesa sia in uno specifico momento che alla luce dell’eternità.

Come possiamo sapere se una vita umana è davvero simile a Cristo? Possiamo rispondere a questa domanda guardando la Storia e deducendone alcune lezioni pratiche.

Quando crollò l’Impero Romano – moralmente corrotto, ormai fallito e invaso dai barbari – la gente pensava che il mondo sarebbe finito. Tutto ciò che sembrava duraturo ed affidabile si era sgretolato. Si era spenta la luce della conoscenza, legge della giungla aveva sostituito lo stato di diritto e la bellezza è stata sostituita dalla bestialità.

Ma non tra i cristiani. I cristiani, a differenza dei barbari, non erano cannibali; hanno creato l’arte, invece di distruggerla; hanno costruito librerie, piuttosto che bruciarle. E, soprattutto, i cristiani hanno cercato di amare il prossimo per amore di Dio. I cristiani hanno quindi potuto conservare e tramandare le verità della Fede, l’amore per l’apprendimento e tutto quanto è necessario affinché si abbia una vita pienamente umana. Noi siamo i loro eredi.


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Perché i cristiani hanno proclamato Gesù Cristo, “in ogni occasione, opportuna e non opportuna” e rimanendo fedeli fino alla morte. Persino quando il mondo sembrava finire con la caduta di Roma, né la luce della fede, né la luce della ragione si spensero. Attraverso i secoli, e in ogni parte del mondo, innumerevoli generazioni hanno potuto vivere la propria vocazione totalmente umana, pienamente vivi per la gloria di Dio, perché Cristo è stato proclamato, amato e imitato. Ora tocca a noi far conoscere e amare Cristo con la testimonianza delle nostre parole e delle nostre azioni, in modo che la luce non si spenga, neanche se fossimo avvolti dalle tenebre.

La storia dimostra che ovunque Cristo non è conosciuto e amato, gli esseri umani non diventano ciò che Dio li chiama ad essere. Anzi, si disprezzano, abusano e logorano l’uno con l’altro, sia fisicamente che spiritualmente. Ovunque Cristo non è conosciuto e amato, la dignità muore e sorgono tiranni. Se guardiamo con onestà al passato e al presente, vedremo che questa verità è confermata: ovunque Cristo non è conosciuto e amato, l’essere umano – in questa vita e nella prossima – è in pericolo.

Al giorno d’oggi ai cristiani viene ordinato di essere silenziosi e invisibili. Ci si aspetta che noi non notiamo che le mura si stanno sgretolando e che stanno arrivando i barbari. Le torce vengono accese di nuovo, non per illuminare ma per bruciare. E ora Cristo ci chiama a rispondere alla crescente oscurità, proprio come i cristiani all’epoca della caduta di Roma.

La nostra chiamata attuale è di promuovere una comunità cattolica che sia reale ed autentica. Tale comunità manterrà aperte sia le porte della chiesa che le porte della biblioteca, anche quando le tempeste della rabbia e del fanatismo batteranno contro di loro; garantirà il pane della vita per l’anima e il pane terreno per gli affamati; garantirà la vita spirituale nelle acque battesimali e darà acqua agli assetati, affinché possano bere; sarà un rifugio sicuro per le preziose, vulnerabili e gloriose parti dell’essere umano: anima, corpo e spirito. Questa è la nostra chiamata. Che tragedia, che scandalo e che orrore – per noi, per i nostri figli e per il nostro futuro – se non dovessimo rispondere alla chiamata!

Sono tre le cose che dobbiamo fare ogni giorno: diventare santi, diventare consapevoli e darci da fare.

Dobbiamo avere “fretta” di essere santi. Attraverso la conversione, lo studio e l’amore.

Dobbiamo avere “fretta” di essere consapevoli: dobbiamo sapere cosa sta accadendo nel mondo, imparare ciò di cui la nostra famiglia e i vicini di casa hanno bisogno, e capire come soddisfare tali esigenze.

Dobbiamo avere “fretta” di darci da fare, di agire per ciò in cui crediamo, conosciamo e speriamo.

Il nostro obiettivo costante è quello di annunciare Cristo con le parole e con le opere. Per amore di Dio e per amore del prossimo (che Gesù ci ha comandato di amare), dobbiamo dimenticare noi stessi, prendere la nostra croce e seguire Lui. Se lo facciamo, allora le vite troveranno salvezza, le anime saranno redente e, soprattutto, Dio sarà glorificato.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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