Le continue violenze in Siria e in Iraq e lo stallo dei colloqui di pace israelo-palestinese: ne ha parlato in termini fortemente critici, davanti il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, a New York. Non bastano «negoziati formali» per arrivare alla pace, ha ammonito il presule richiamando, i leader delle tre religioni monoteiste, che hanno la loro culla in Medio Oriente, a «contrastare l’odio» ed affermare «vere comunità di fede».
L’arcivescovo Auza ha tracciato un quadro drammatico del Medio Oriente, dove da 69 anni una risoluzione dell’Onu attende di essere completata con la creazione, accanto allo Stato d’Israele, di una Stato palestinese. «La pace durevole resterà un sogno e la sicurezza un’illusione –ha sottolineato il rappresentante vaticano– se Israele e la Palestina non accetteranno di esistere uno accanto all’altro riconciliati e sovrani entro confini reciprocamente convenuti e internazionalmente riconosciuti». È tempo dunque di agire in tal senso, ha sollecitato mons. Auza, secondo le ultime raccomandazioni del Quartetto per il Medio Oriente, composto da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite.
Ha affrontato, poi, l’osservatore della Santa Sede, le «indicibili sofferenze del popolo siriano, ucciso, costretto a sopravvivere sotto le bombe o fuggire verso zone meno devastate», richiamando in particolare l’attenzione sulla «continua persecuzione» di cristiani, yazidi e altre minoranze etniche e religiose in alcune parti della Siria e dell’Iraq, da parte di soggetti non statali. Ha fatto quindi eco alle denunce del Papa contro chi –da quale parte del conflitto si trovi– è responsabile dei massacri senza senso dei civili e contro chi finanzia e fornisce armi a quanti uccidono e mutilano la popolazione innocente e distruggono istituzioni civili e infrastrutture.
Infine, l’appello ai leader religiosi ebrei, cristiani, islamici e a tutti i fedeli perché siano «degni» del ruolo che spetta loro, nel processo di pacificazione della regione e pongano fine ad «ogni forma di odio reciproco che potrebbe accreditare uno scontro di civiltà». Dunque, «più la religione –ha concluso mons. Auza– viene manipolata per giustificare atti di terrore e violenza, più i leader religiosi devono essere impegnati in uno sforzo globale per sconfiggere la violenza che tenta di dirottarla in propositi antitetici alla sua natura». «Il falso fervore religioso deve essere contrastato con autentici insegnamenti religiosi e l’esempio di vere comunità di fede».