In Iraq un ragazzo si è lanciato su un terrorista in procinto di farsi saltare in aria, evitando che morissero ancora più personeGiovedì scorso – nei pressi del santuario di Sayyed Mohammad a Balad (Iraq) – un uomo ha impedito a un attentatore suicida del sedicente Stato Islamico di uccidere potenzialmente centinaia di persone.
Secondo quanto riportato da Al Masdar News, avrebbe notato il terrorista imbottito di esplosivi e vi si sarebbe fiondato contro per impedirgli di entrare nell’affollatissimo santuario. L’aspirante attentatore suicida ha quindi attivato gli esplosivi, uccidendo se stesso, l’uomo intervenuto ed altre 38 persone.
Pochi giorni prima c’era stato un altro attentato in Iraq (nell’area di Karrada) che ha ucciso oltre 300 esseri umani. Trecento vite strappate in qualche frazione di secondo.
L’eroe che si è immolato per impedire che una tragedia simile si ripetesse si chiamava Najih Shaker Al-Baldawi. Ha letteralmente abbracciato la morte, per ridurre quanto più possibile il numero delle vittime. Il suo sprezzante coraggio è diventato virale in poco tempo sui social media e su internet in generale.
Il terrorista bloccato dal Najih era uno dei diversi attentatori di Daesh ad aver tentato – indossando uniformi delle forze di sicurezza e quasi in simultanea – ad entrare nel Santuario. Due di loro si sono fatti esplodere (uno dedi quali bloccato da Najih) e un terzo è stato ucciso dalle forze di sicurezza.
Lo Stato Islamico ha emesso una dichiarazione in cui ha rivendicato l’attacco, sostenendo che il commando fosse composto da 5 terroristi. “Il codardo attacco ha senza dubbio l’obiettivo di accendere le tensioni tra le varie comunità e riportare l’Iraq ai giorni bui del conflitto settario”, ha dichiarato Jan Kubis, rappresentante speciale dell’Onu in Iraq.
Il sacrificio di Najih Shaker Al-Baldawi ricorda la storia di un altro musulmano coraggioso che ha sfidato la follia delle bandiere nere. Siamo in Kenya, nel dicembre 2015: membri del gruppo terrorista al-Shabab bloccano un autobus e separano i cristiani da un lato e i musulmani dall’altro. Ma i passeggeri musulmani si rifiutano di collaborare con i terroristi: tra loro anche Salah Farah – vice preside di una scuola locale e padre di cinque figli – che ha fatto da scudo umano proteggendo i suoi concittadini di fede cristiana. I terroristi aprono il fuoco, e l’uomo viene ferito gravemente. Un mese dopo l’insegnante muore. «È un vero eroe» ha detto di lui il capo della polizia keniota, Joseph Boinnet, «è morto per proteggere innocenti».