di Genevieve Philipp
“Sareste in grado di donare il sangue questa settimana?”, mi ha chiesto una signora al telefono. “Ci stiamo preparando per qualsiasi potenziale incidente in vista del week-end del 4 luglio”.
Sono rimasta colpita dai preparativi, molto pratici, del centro di donazione del sangue. Ma la cosa che mi ha lasciato senza parole è che mentre tutti gli altri – me inclusa – erano pronti a incontrare amici, ai fuochi d’artificio e agli hot-dog, loro si stavano preparando nel caso in cui i piani fossero andati per il verso sbagliato. È stata una chiamata provvidenziale, perché stavo pensando di fare opere di misericordia corporale visitando gli ammalati. In passato mi sono presa cura dei malati intorno a me, ma di recente cosa ho fatto intenzionalmente per aiutare gli altri?
Donare il sangue è un buon modo per farlo. Mentre il mio sangue veniva prelevato, io e l’assistente abbiamo parlato dei nostri piani, dell’università, e alla fine siamo finiti a parlare dei nostri rispettivi parenti malati (o vittime) di cancro. Entrambe abbiamo aiutato le nostre famiglie senza esitazione ed eravamo d’accordo sul fatto che donare per una buona causa è molto più benefico che tenere i soldi per cose di poca importanza.
L’assistente prestava la sua azione di “visita agli ammalati” prelevando, su base regolare, sangue sano da destinare ai pazienti; e lei, oltre ad aiutare coloro in bisogno, era anche di grande compagnia per i donatori. La chiamata a visitare i malati ha a che fare con la guarigione attraverso la comunità; farlo in senso letterale è il modo più ovvio di prestare quest’opera di misericordia, ma possiamo sostenere la dignità di chi è in malattia anche in altri modi, meno prevedibili.
Ci sono più possibilità di quelle che pensi di praticare l’opera corporale di misericordia di visitare i malati. Ogni giorno qualcuno si ammala: un membro della tua famiglia, il tuo coinquilino, un tuo amico, il tuo vicino di casa, un estraneo della tua comunità, o te stesso. E ci sono persone affette da disabilità proprio vicino a te, che tu lo sappia o meno. In un certo senso tutti abbiamo qualche sorta di imperfezione, ma Papa Francesco ha detto nella sua omelia per il Giubileo dei malati e dei disabili del 12 giugno: “Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente ‘perfette’, per non dire ‘truccate’ ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto”.
Durante il Giubileo, persone da tutto il mondo si sono riunite in Piazza S. Pietro con il sorriso sulle proprie labbra. È un luogo comune quello secondo il quale chi è malato o chi ha una qualche condizione fisica non possa essere felice. E papa Francesco ha fatto riferimento proprio a questo, nella sua omelia. that the sick or physically challenged can’t be happy, which Pope Francis addresses in his homily. La chiama ‘illusione di chiudere gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità”. Cosa bisognerebbe fare quindi? Nella prossima pagina tre consigli pratici.