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3 consigli su come assistere i malati in questo Giubileo della Misericordia

WEB SICK FATHER WOMEN HAND © Monkey Business Images Shutterstock

© MONKEY BUSINESS IMAGES / SHUTTERSTOCK

Catholic Link - pubblicato il 12/07/16

di Genevieve Philipp

“Sareste in grado di donare il sangue questa settimana?”, mi ha chiesto una signora al telefono. “Ci stiamo preparando per qualsiasi potenziale incidente in vista del week-end del 4 luglio”.

Sono rimasta colpita dai preparativi, molto pratici, del centro di donazione del sangue. Ma la cosa che mi ha lasciato senza parole è che mentre tutti gli altri – me inclusa – erano pronti a incontrare amici, ai fuochi d’artificio e agli hot-dog, loro si stavano preparando nel caso in cui i piani fossero andati per il verso sbagliato. È stata una chiamata provvidenziale, perché stavo pensando di fare opere di misericordia corporale visitando gli ammalati. In passato mi sono presa cura dei malati intorno a me, ma di recente cosa ho fatto intenzionalmente per aiutare gli altri?

Donare il sangue è un buon modo per farlo. Mentre il mio sangue veniva prelevato, io e l’assistente abbiamo parlato dei nostri piani, dell’università, e alla fine siamo finiti a parlare dei nostri rispettivi parenti malati (o vittime) di cancro. Entrambe abbiamo aiutato le nostre famiglie senza esitazione ed eravamo d’accordo sul fatto che donare per una buona causa è molto più benefico che tenere i soldi per cose di poca importanza.

https://www.youtube.com/watch?v=mR11tQfxLfA

L’assistente prestava la sua azione di “visita agli ammalati” prelevando, su base regolare, sangue sano da destinare ai pazienti; e lei, oltre ad aiutare coloro in bisogno, era anche di grande compagnia per i donatori. La chiamata a visitare i malati ha a che fare con la guarigione attraverso la comunità; farlo in senso letterale è il modo più ovvio di prestare quest’opera di misericordia, ma possiamo sostenere la dignità di chi è in malattia anche in altri modi, meno prevedibili.

Ci sono più possibilità di quelle che pensi di praticare l’opera corporale di misericordia di visitare i malati. Ogni giorno qualcuno si ammala: un membro della tua famiglia, il tuo coinquilino, un tuo amico, il tuo vicino di casa, un estraneo della tua comunità, o te stesso. E ci sono persone affette da disabilità proprio vicino a te, che tu lo sappia o meno. In un certo senso tutti abbiamo qualche sorta di imperfezione, ma Papa Francesco ha detto nella sua omelia per il Giubileo dei malati e dei disabili del 12 giugno: “Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente ‘perfette’, per non dire ‘truccate’ ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto”.

Durante il Giubileo, persone da tutto il mondo si sono riunite in Piazza S. Pietro con il sorriso sulle proprie labbra. È un luogo comune quello secondo il quale chi è malato o chi ha una qualche condizione fisica non possa essere felice. E papa Francesco ha fatto riferimento proprio a questo, nella sua omelia.  that the sick or physically challenged can’t be happy, which Pope Francis addresses in his homily. La chiama ‘illusione di chiudere gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità”. Cosa bisognerebbe fare quindi? Nella prossima pagina tre consigli pratici.

1. Sii un malato che sappia sorridere

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Se stai male, sorridere diventa una testimonianza eccezionale. Il tuo atteggiamento dice agli altri che la vita non è definita da un disagio fisico. Ho conosciuto pazienti con tumori la cui unica preoccupazione era rivolta alle persone intorno a loro e a far sorridere i propri parenti. I malati possono anche avere un senso dell’umorismo alquanto imprevedibile. Perché dunque non accettare la tua disabilità e trasformarla in qualcosa di positivo?

Nella sua omelia, papa Francesco ci ha ricordati: Come sono vere le parole dell’apostolo: ‘Quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti’  (1 Corinzi 1:27). Se stai soffrendo, provando dolore o affrontando una malattia, il tuo atteggiamento può cambiare coloro intorno a te. Potrebbe persino cambiare il loro cuore e farli riflettere sul loro approccio alla vita. Ognuno ha la propria croce, e se tu potessi portare la tua croce con un sorriso, gli altri dovranno per forza fermarsi un attimo e prendere anch’essi la propria croce con gioia.

In realtà la malattia peggiore non è fisica, ma spirituale. Papa Francesco ha parlato di una “sofferenza del cuore” che si presenta quando manca l’amore: “La tentazione di rinchiudersi in sé stessi si fa molto forte, e si rischia di perdere l’occasione della vita: amare nonostante tutto!”

Non sei solo. Qualcuno può mostrarvi empatia perché ha sofferto una patologia o disabilità simile – potresti persino trovare un gruppo di sostegno, a seconda della sofferenza che stai attraversando. Anche i Santi sono stati nella tua stessa situazione, anche loro hanno sofferto malattie e disabilità. Cancro, tubercolosi, depressione, convulsioni… prova a dirne una, e di certo c’è un santo che l’ha sofferta (o ne è il patrono). Se così non è, potresti essere tu quel santo.

Non è che perché sei malato tu sei una persona inferiore o meno capace di diventare un santo! Prega affinché tu possa portare gioia a chi ti circonda, nonostante la tua situazione.

2. Visita gli ammalati, che tu li conosca o meno.

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Conosci la storia del Buon Samaritano. Ma agisci anche tu nella stessa maniera? Quando vuoi aiutare qualcuno, presti attenzione a chi ha bisogno di un amico? Cerchi le persone che si nascondono perché si vergognano della propria condizione o perché sono abbandonate, senza alcuna compagnia?

Le visite alle case di cura illuminano la giornata dei pazienti. I miei genitori portavano il loro Golden Retriever quando visitavano persone in cura. I parenti che andavamo a visitare erano ovviamente contenti di vederci, ma lo erano anche gli altri che non si aspettavano quella sorpresa!   Il nostro cane era amichevole e si lasciava accarezzare da tutti: quando entrava nel corridoio provocava un vero effetto domino di sorrisi!

“E quanto amore può sgorgare da un cuore anche solo per un sorriso! La terapia del sorriso. Allora la fragilità stessa può diventare conforto e sostegno alla nostra solitudine”, ci ha ricordato papa Francesco. Se ti senti nervoso all’idea di visitare qualcuno che conosci o di andare insieme alla tua comunità per visitare dei pazienti che non conosci, ricordati le parole di papa Francesco sul sorriso. Porta con te un amico (anche a quattro zampe, se lo permettono).

Può essere difficile visitare le persone care che sono malate, soprattutto se la patologia le sta devastando e hanno un aspetto diverso da quello di prima. Ma ricordati che la persona che ami è ancora lì. Un libro che raccomando a chi ha un caro che sta per spegnersi è Final Gifts. A me l’ha consigliato un’infermiera quando mia nonna era molto malata.

Nel corpo di mia nonna c’era una grave infezione. A volte era la mia nonnina di sempre, altre volte invece era come addormentata o mentalmente altrove. Le sue badanti erano come amiche di vecchia data e potevano comprendere i suoi mormorii meglio di me. Di tanto in tanto ho aiutato le mie zie o le badanti a preparare nonna per andare a letto, e questo veniva fatto con grande compassione. Quando mia nonna non voleva ingoiare le pillole, chi le stava accanto sapeva esattamente come convincerla a prenderle. A volte era necessario un amore un po’ duro, ma è stato per il suo bene. Il mio ruolo era più che altro quello di reggerle la mano.

La mia famiglia è sempre stato di buon esempio quando si trattava di prendersi cura degli altri. È sempre stata onesta con me quando mi ha avvertito che nonna avrebbe avuto un altro aspetto dall’ultima volta che l’avevo vista. I miei parenti facevano a turno per passare la notte con nonna, anche se sapevano che probabilmente non sarebbero riusciti a dormire. L’amavano nello stesso modo di sempre, continuandole a mostrare rispetto.

Testimone di fede nella malattia, mia nonna pregava spesso nel sonno o comunque di notte. Ogni volta che avvertiva un dolore recitava un’Ave Maria. Aveva sempre con sé uno scapolare e un rosario. Nella sua stanza – che aveva tre diverse statue della Madonna – c’era quasi sempre una messa trasmessa dall’emittente televisiva cattolica EWTN. Nonna era circondata – fisicamente e spiritualmente – dalla sua fede. Le persone possono dimenticare nomi e date, ma la fede resta forte. Grazie alla sua fede, la sofferenza non è stata mero dolore, ma è stata redentrice perché piena d’amore. Ha accolto Cristo nel suo dolore, rendendolo qualcosa di bello.

È molto dura veder soffrire le persone che ami, soprattutto quando le ricordi con un’energia totalmente diversa. Per favore, non sprecare l’opportunità di tenere compagnia alle persone che ami, aiuta entrambi.

Immagina tutte le persone che soffrono e che non hanno una famiglia che le possa visitare! Potresti essere anche il loro sostegno. Che si tratti di qualcuno che conosci oppure di qualcuno che non hai ancora incontrato, ho stilato alcuni consigli su cosa fare quando si fa visita ai malati:

Quando visiti persone anziane, porta qualcosa che possa creare una connessione con loro. Potreste entrambi saper lavorare a maglia o cucire con l’uncinetto. Potreste voler vedere un film d’altri tempi insieme oppure leggere un libro ad alta voce. Un mazzo di carte potrebbe essere un modo divertente di passare il tempo. E ricordati che anche la musica è terapeutica: una canzone che ricordate entrambi vi darà la possibilità di cantare insieme e farà sentire l’altra persona ancora parte della comunità.

Se invece il paziente vuole parlare, è meglio che tu stia ad ascoltare. È un’opportunità per conoscerlo meglio, per ridere insieme, mostrare empatia e fargli sapere che ha valore, anche se dovesse ripetere la stessa storia più volte. Succede, e tu sei lì per fargli capire che va bene, non per criticare o giudicare. Prova a farlo ridere e diffondi gioia con il tuo sorriso.

Non dimenticarti di chiedere di pregare insieme! E se non dovesse gradire una preghiera, ricordati di farlo dopo. La tua proposta potrebbe aprire una porta all’evangelizzazione, e potresti essere tu ad imparare qualcosa.

Quando fai visita a qualcuno che ha sperimentato un incidente tragico o una perdita improvvisa, non dire “ti capisco” a meno che tu non abbia davvero vissuto la sua situazione. Se questo è il caso, avete la grande opportunità di sostenervi a vicenda. Altrimenti dì semplicemente che ti prenderai cura di lui, anche se non riesci neanche a immaginare cosa stiano attraversando.

Dà uno sguardo al bollettino parrocchiale e cerca le liste dei membri della parrocchia malati. Visitali, prega per loro oppure manda dei fiori con un messaggio. Potresti mandare un bouquet spirituale, cioè dei fiori o una cartolina con un insieme di preghiere per mostrare che stai pregando per loro e che li stai sostenendo spiritualmente. Ne ho ricevuto uno quando mia nonna ci ha lasciati e sono sicura che possono aiutare molto chi nella tua comunità sta soffrendo, è malato o sta affrontando una scomparsa.

Non dimenticarti di chi ha problemi mentali. È facile parlare di salute fisica, ma le persone possono soffrire anche mentalmente. Questa sofferenza potrebbe essere nascosta, ma ugualmente dolorosa. Se ad esempio conosci qualcuno con una malattia mentale, non dimenticarti di fare visita anche a loro. E se al momento non ti è possibile, sappi che c’è sempre qualcosa che tu possa fare. Potresti sempre chiedere alla loro famiglia o ai loro amici più intimi cosa poter fare per loro. Puoi anche mandare dei fiori, delle lettere, puoi chiamarli e – ovviamente – pregare per loro.

Non esiste un modo unico con cui mostrare amore a chi è malato o ha problemi mentali. Ma c’è una strada che di certo non li farà sentire amati: non fare nulla.

3. Prenditi cura dei malati e aiutali con il tuo servizio.

Volunteers accompany patients at end of life in the Palliative Care Center - it
P.RAZZO/CIRIC

In che modo vorresti ‘abbracciare un lebbroso’? Persino oggi i lebbrosi sono emarginati, perché sono visti per la loro malattia della pelle, e non in quanto persone. Ma non solo Gesù ha abbracciato i lebbrosi, ma li ha curati senza le medicine moderne. Chi ha seguito le Sue orme ha trovato il modo per fare lo stesso aiutando o visitando gli ammalati (oppure abbracciando letteralmente i lebbrosi, come San Francesco d’Assisi o papa Francesco).

Tutti i cristiani sono chiamati ad abbracciare chi è malato, ad abbracciare la loro sofferenza. Ovviamente, se parliamo di qualcuno affetto da una patologia contagiosa, potrebbe essere pericoloso abbracciarli fisicamente. E se soffrono alcune particolari malattie, persino un abbraccio potrebbe far male. Dunque sii premuroso. Ma di certo puoi chiamarli, mandare dei fiori o una lettera a loro o alla loro famiglia.

Prega per ricevere uno spirito di servitore e considera queste opzioni nel prenderti cura degli altri: diventa un’infermiere, va a donare il sangue, presta servizio alle paraolimpiadi, partecipa a maratone di beneficenza, prepara un brodo caldo a chi ne ha bisogno, fa del tè per chi ha mal di gola, organizza una raccolta fondi per chi è gravemente malato e non può pagarsi le cure, spendi il tuo denaro e il tuo tempo in qualche associazione di volontariato, va in pellegrinaggio a Lourdes (e porta un amico che ha bisogno di guarigione), oppure prendi del tempo per portare un amico sulla sedia a rotelle a fare una passeggiata!

“Si ritiene che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento. Nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante”, ha sottolineato papa Francesco nella sua omelia.

In quanto cristiano, sii una testimonianza vivente di amore vero. Sostieni la vita e l’amore, invece della disperazione e della morte. Altre persone potrebbero visitare gli ammalati per dovere o perché pensano sia la cosa giusta da fare, ma quando tu visiti qualcuno che sta male, assicurati di farlo con intenzione cristiana: non per dovere, ma perché sei ripieno dell’amore di Cristo. Dona te stesso.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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