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Un “revival” della parabola del figliol prodigo

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Encuentra.com - pubblicato il 08/07/16
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Onora tuo padre e tua madreRenato era un ragazzo di 17 anni, buono ma con poca volontà e ben poco dominio delle sue passioni. Studiava all’Università di Pisa e la sua famiglia viveva in un paese vicino. Suo padre, medico del luogo, non guadagnava abbastanza per mantenere la famiglia e sostenere il costo degli studi di Renato.

Il ragazzo trascorse felice il Natale in paese in compagnia della sua famiglia. Il 2 gennaio tornò all’università. La madre gli diede il denaro per pagare l’affitto del mese, ma non appena arrivò in città il ragazzo organizzò una festa con gli amici che lo aspettavano. Percorsero le strade cittadine cantando allegramente e finirono per entrare in una sala giochi. Renato giocò un po’ di soldi e perse. Giocò di nuovo e di nuovo perse. Quando uscì aveva perso tutto il denaro che la madre gli aveva dato per pagare l’affitto per quel mese. Tornò alla pensione alle cinque del mattino e si buttò sul letto. Era sconvolto per l’accaduto e non sapeva cosa fare. Alla fine, dopo aver pensato molto, decise di andare dai genitori e di raccontare loro quello che era successo. Si aspettava un violento rimprovero e magari uno schiaffone. Dovette chiedere in prestito il denaro per il viaggio alla padrona di casa, perché non gli era rimasto neanche un centesimo.

Arrivò a casa e bussò. Gli aprì la madre, che vedendo il figlio così pallido si spaventò. Renato, con le lacrime agli occhi, le disse tutta la verità. La povera donna si preoccupò molto. Dove trovare altro denaro da dargli, visto che ne avevano ben poco?

Quando tornò il padre di Renato, la moglie lo mise al corrente di quello che aveva fatto il figlio. All’ora di cena Renato vide suo padre e gli disse “Buonasera”. Il padre gli rispose sereno ma serio “Buonasera”.

Renato si aspettava durante la cena un fiume di grida, ma il padre mangiava tranquillo e gli parlava con tono normale. Quando fu il momento di andare a letto gli disse: “Renato, domani devi svegliarti presto. Devo prendere il cavallo”. Quando la madre e il figlio restarono da soli in cucina, il ragazzo le chiese se le aveva dato il denaro per la pensione, ma lei rispose che non le aveva dato nulla.

Renato si alzò all’alba. Era una giornata invernale fredda e rigida. La neve cadeva abbondante. Vide suo padre salire a cavallo avvolto nel suo ampio cappotto per andare a svolgere il suo dovere di medico. Dandogli il denaro per la pensione, il padre gli disse lentamente e con voce dolce: “Prendi, ma prima di sprecarlo ricordati come se lo guadagna tuo padre!” E partì a cavallo quando era ancora buio.

Quel ragazzo con il tempo divenne un grande scultore, e quando da adulto ricordava le parole del padre gli venivano le lacrime agli occhi e pensava che se era diventato qualcuno nella vita era grazie all’esempio di suo padre.

Spiegazione dottrinale:

Il quarto comandamento della Legge di Dio è “Onora il padre e la madre”. Dobbiamo onorare e rispettare i nostri genitori, perché ci hanno dato la vita, una casa, viviamo in famiglia. Soprattutto, dobbiamo onorarli perché sono i rappresentanti di Dio nella famiglia.

Ovunque devono esserci una persona che comanda e altre che obbediscono. In una fabbrica comanda il direttore, in un battaglione il comandante, in una città il sindaco… Se tutti facessimo ciò che più ci aggrada e non obbedissimo, la vita sarebbe piena di disordine. Ciò che accade in una famiglia in cui i figli non obbediscono né studiano né aiutano in casa è l’anarchia. Per questo i figli devono obbedire ai genitori e aiutare nelle necessità che sorgono in famiglia.

Altri doveri dei figli sono studiare e imparare bene una professione per guadagnarsi il pane e dare pace e gioia ai genitori, avendo delle attenzioni ed essendo servizievoli nei loro confronti. Ci sono figli che amareggiano la vita dei genitori conducendo una vita piena di vizi e di sregolatezze. Quando i figli hanno genitori che non si comportano in modo degno, daranno loro opportuni consigli con il dovuto rispetto. Dio nella Sacra Scrittura dice di onorare il padre perché la sua benedizione scenda su di noi. Un modo per onorare i genitori è ascoltarli attentamente quando ci parlano, ci consigliano e ci riprendono.

Quando nelle conversazioni tra genitori e figli si discutono punti di vista opposti, devono regnare riflessione, rispetto e serenità. E se i figli osservano nei loro genitori errori a livello di idee o azioni, li avvertiranno con la dovuta cortesia e dando ragione dell’errore commesso.

Dobbiamo anche amare i fratelli e le sorelle, così come i sacerdoti, gli insegnanti e gli anziani.

Norma di condotta:

Darò ai miei genitori e ai miei fratelli amore, gioia, pace, obbedienza e aiuto in tutto.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]