Aleteia logoAleteia logoAleteia
giovedì 25 Aprile |
Aleteia logo
News
separateurCreated with Sketch.

«I casi di incesto nel napoletano sono opera di pedofili, non si cerchino altre scorciatoie»

Child abuse 2

© ambrozinio/SHUTTERSTOCK

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 07/07/16

Don Fortunato Di Noto di Meter denuncia: sono casi clinici, sbagliato localizzare un grave fenomeno culturale

Gli incesti nel napoletano: pedofilia o degrado delle relazioni? Tutto è nato con una denuncia del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Campania, Cesare Romano, che ha presentato a Napoli una ricerca che stima in oltre 200 i casi di maltrattamenti e violenza “sommersa” fra le mura domestiche.

Romano ha citato i quartieri Salicelle ad Afragola, Madonnelle ad Acerra, Caivano e alcuni quartieri di Napoli. «Abbiamo testimonianze dirette e indirette, che ci sono intere zone in quartieri molto critici in cui l’abuso sessuale, l’incesto, è elevato a normalità», ha detto il Garante (La Repubblica, 21 giugno).

Proprio a Caivano, negli alloggi del Parco Verde si è consumata la vicenda della piccola Fortuna, la bimba morta dopo essere stata gettata da un terrazzo da chi avrebbe abusato di lei .

Sul caso l’Huffington Post (3 luglio) ha pubblicato un reportage dal Parco Verde dal titolo Napoli, i bambini dell’incesto. “Non è pedofilia, è degrado delle relazioni. Serve un piano Marshall“, intervistando, tra gli altri, la presidente e una sociologa del “Centro polifunzionale per minori di Caivano“.

Si legge, in riferimento ai casi di incesto:

Per gli assistenti sociali che hanno compilato il questionario la causa di questo fenomeno è il basso livello culturale e la mancanza di valori. Ma anche la convinzione che i bambini – le bambine – siano una proprietà della quale è possibile disporre come si vuole: in posti come Afragola e Scampia l’infanzia semplicemente non esiste.“Perché continuiamo a parlare di Fortuna come fosse il caso di cronaca che condensa tutto questo?”, si chiede quasi spazientita la sociologa Ida Romolini, coordinatrice di quella ricerca e presidente del Centro polifunzionale per minori di Caivano.

La sociologa sostiene:

Fortuna è un caso puro di pedofilia: un uomo malato, estraneo alla famiglia, Raimondo Caputo, che abusava della bambina e delle figlie della compagna. I genitori che invece compiono un incesto con la figlia non sono malati dal punto di vista clinico. La loro non è psicopatologia, è un atto estremo di autolesionismo come l’alcolismo o la tossicodipendenza, è una comunicazione disperata all’esterno: non credono più alla vita ma alla morte. E inconsciamente sanno che le istituzioni intervengono soltanto quando sono i bambini a soffrire”, spiega Romolini.

E ancora:

Questi padri abusatori e incestuosi non sono mostri, non sono l’orco venuto dallo spazio, né sono nati per violentare bambini: la loro sarebbe una tragedia evitabile. Nel suo ufficio di Fuorigrotta, sede della cooperativa Quadrifoglio che gestisce in parte il Centro polifunzionale dei minori di Caivano, la presidente Lidia Ronghi ha l’aria di chi ormai conosce il tessuto sociale di Napoli e provincia come la propria scrivania. Minuta e combattiva, Ronghi negli ultimi vent’anni ha visto le famiglie più povere e disagiate diventare una specie di poltiglia senza ruolo né direzione in un contesto dove le istituzioni hanno in mano le cartelline delle assistenti sociali che bussano per togliere i figli.“Famiglie liquide”, le chiama. Famiglie dove i padri hanno perso il ruolo di pater familias. “Sono spesso le donne a trovare più facilmente lavori saltuari, gli uomini stanno a casa a fare i mammi ma non nel senso emancipato che conosciamo”, racconta. Papà che a volte spariscono per anni perché finiscono in galera. Oppure cambiano compagna, conoscono nuove donne e fanno nuovi figli, dimenticando il nucleo originario.

Il Centro Minori di Caivano non ha rilasciato dichiarazioni ad Aleteia, ma che ci sia un problema di natura clinica ne è invece convinto Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, la principale associazione italiana che si batte contro la pedo-pornografia in Italia. Il sacerdote fa un’analisi molto diversa di quella delle esperte del Centro Minori.

DUE LIVELLI

«Bisogna comprendere bene cosa sia la pedofilia – premette Don Fortunato – perché a Caivano siamo di fronte ad una vicenda turpe, drammatica, inquietante. La pedofilia va inquadrata su due livelli: il primo livello, quello più sconvolgente, riguarda la forzatura che si compie per farla sembrare la normalità».

Don Fortunato si riferisce a «movimenti, personaggi, anche psicologi, che in Italia e nel mondo, hanno tentato di “naturalizzare” la pedofilia. Esempi pratici sono quelli del Fronte Liberazione Pedofili sezione Italiana o il gruppo PII. Esponenti di questi gruppi sono in carcere, altri indagati, altri liberi».

PRESUNTO BENESSERE

Secondo queste “fronde”, «i bambini che hanno un rapporto sessuale continuato con adulti ricevono un benessere. Questo pensiero è un abominio: se questo fosse un orientamento sessuale come tutti gli altri, i bambini sarebbero educati a subirlo come fosse tutto nella norma. Oggi tutti questo è ancora più inquietante perché non ci sono reazioni di sdegno, o quanto meno sono contenute. E noi lo tocchiamo con mano ogni qual volta denunciamo casi di pedofilia, sopratutto su neonati. Quindi è malattia è sempre più diffusa e sta diventando un problema culturale».

CASI CLINICI

Nel caso di Caivano, questo scenario rischia di essere ulteriormente drammatico. «C’è un legame stretto tra i casi di incesto e pedofilia. Sono stato a Caivano, insieme all’amico Don Maurizio Patriciello, ho parlato anche con le mamme del quartiere dove viveva la piccola Fortuna. In quella situazione la pedofilia è una forma di violenza che si nutre di un rapporto di dominio sui bambini pre puberi. E’ sbagliato distinguere tra quelle persone che compiono l’incesto e chi ha abusato della piccola Fortuna. Si tratta di pedofili patologici, inutile cercare altre scorciatoie o vie d’uscite per dare una spiegazione a questa drammatica vicenda».

BAMBINI PRE PUBERI

Le vittime sono principalmente «i bambini al di sotto dei 12 anni che subiscono giochi, compiacenze, perversioni di adulti, prima di arrivare ad essere toccati e baciati. Che ci sia un problema educativo è altrettanto innegabile. Se i bambini fossero educati a capire che c’è da parte dell’estraneo, della mamma, del papa, di un familiare, un limite che vieta di travalicare la dignità umana, allora questi bambini sarebbero molto più tutelati. Invece non sono educati a reagire!».

NO A GEOLOCALIZZAZIONI

A Caivano, ci sono diversi casi sotto la lente di Meter, anche in riferimento ad incesto. «La patologia clinica è molto più diffusa di quello che si pensa. E il fenomeno della pedofilia attraverso un rapporto incestuoso non è geolocalizzabile!», avverte Don Fortunato.

«Non fermiamoci di fronte a Caivano e gli altri comuni elencati dal Garante. Siamo di fronte ad uno scandalo globale – prosegue il fondatore di Meter – voglio solo citare i dati Istat tra il 1999 e il 2003 che fanno riferimento a casi di incesto in Italia su minorenni o maggiorenni non consensuali: oltre 500. Dalle alte sfere borghesi sino alle povertà culturali e materiali».

PEDOFILIA E POVERTA’

Un ragionamento che si lega alla denuncia del collega Patriciello su Vita.it (6 maggio): «Pensare che la pedofila sia un “problema dei poveri” – affermava Patriciello – è una cosa che non sta né in cielo, né in terra. il problema della pedofilia è trasversale in tutte le società; parliamo e ci indigniamo davanti al caso eclatante; poi dimentichiamo ma sotto le ceneri il fuoco cova e non c’è fascia sociale che regga».

ALLEANZA EDUCATIVA

Secondo Don Fortunato, per arginare la pedofilia l’unica strada percorribile è una «maggiore consapevolezza». «Non possiamo intervenire solo quando accadono i fattacci ma serve un’alleanza tra gli ambienti educativi che incrociano i bambini, un’alleanza non emozionale ma fattuale, concreta, per educarli a distinguere e reagire di fronte all’abuso, se pure compiuto da un genitore o un parente».

«Infine auguro ai bambini di affidarsi a Santa Maria Goretti, di conoscere la sua storia. Lei che ha saputo ribellarsi, ha saputo dire “no” al suo assassino».

Tags:
incestolotta alla pedofilianapolipedofilia
Top 10
See More