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Le app per incontri cristiani: luoghi virtuali che di valoriale hanno ben poco

Surprised and disgusted woman working on laptop

© Piotr Marcinski/SHUTTERSTOCK

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 05/07/16

E' giusto iscriversi ad Amicizie Cristiane o Collide?

Si chiamano app di dating on line, e non sono altro che spazi di interazione virtuali per conoscere persone nuove che abitano preferibilmente a pochi chilometri da casa.

Ci si iscrive gratuitamente e si iniziano a sfogliare i profili di potenziali persone da conoscere. Se l’ “aggancio” va in porto, allora si inizia a chattare e relazionarsi.

Di queste app ne nascono centinaia ogni mese e persino la religione si è trasformata in un punto di riferimento intorno al quale costruire le dating app. Così è nata, ad esempio, Amicizie Cattoliche, realizzata da una web agency con sede a San Marino.

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DA 16 A 32 EURO

Aprendo questo portale si scoprono alcune cose che lasciano un po’ basiti. «Il sito ha due livelli di iscrizione – si legge su Amicizie Cattoliche – uno gratuito e l’altro a pagamento. Con l’iscrizione gratuita puoi vedere tutte le foto degli altri utenti e avere maggiori informazioni, non puoi contattarli ma puoi essere contattato dagli utenti che hanno un abbonamento attivo».

«Se acquisti un abbonamento puoi contattare direttamente tutti gli utenti iscritti (paganti e non) e, ovviamente, puoi essere contattato dagli altri utenti che hanno un acquistato un abbonamento». I costi variano da 16 a 32 euro.

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ALTEZZA, PESO E COLORE OCCHI

Se la gratuità non è un principio evangelico in cui si rispecchia Amicizie Cattoliche, altre perplessità sopraggiungono al momento dell’iscrizione. Perché vengono chieste altezza, peso, colore occhi, tutte informazioni peraltro facilmente falsificabili. Allora è lecito chiedersi: è questo il modo per approcciare una relazione autentica basata sui valori cattolici? Inoltre non c’è alcun approfondimento (e sarebbe stato ben più logico) di natura valoriale o legato alla propria fede.

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COLLIDE

Amicizie Cattoliche è una sorta di versione “made in Italy” di Collide, l’app di dating on line per incontri tra cristiana nata nell’aprile 2015 negli Stati Uniti. L’iscrizione a Collide richiede di scegliere la propria confessione cristiana tra oltre venti possibili: dagli avventisti ai protestanti, dagli evangelici ai cattolici, dai metodisti agli ortodossi.

VERSETTO DELLA BIBBIA

Dopo aver registrato l’appartenenza cristiana tra quelle indicata si citano i proprio versetti della Bibbia preferita, che diventano così, insieme alla foto e alla confessione, il primo modo per scremare potenziali conoscenze. La app, che si definisce la “Tinder dei cristiani”, nasce (in teoria) dall’idea di un gruppo di tre ragazzi evangelici.

PARADOSSO EVANGELICO

Ma in un articolo di uscatholic.org (aprile 2015), si evidenziano tutta una serie di limiti di Collide. Il primo dubbio viene dagli autori stessi: la sottocultura evangelica opta per una concezione dell’identità di genere un po’ diversa da quella “spinta” dell’app: cioè si preferisce identificare in anticipo, e non incontri al buio, una persona da incontrare.

I fondatori, Steven Gaan, Nelson Wang, e Steven Rueter, hanno ammesso che il loro background religioso è militato: uno è agnostico, un altro crede «in Dio, ma non segue una religione specifica». «La ragione per cui abbiamo fatto l’app è perché siamo sempre stati concentrati su un unico obiettivo: aiutare le persone a fare relazioni profonde e significative con gli altri – ha detto Wang – e la comunità cristiana non è molto pratica di questo tipo di app, così abbiamo deciso di colmare questa mancanza».

FEDE A PAGAMENTO

Se a questa superficiale “mission” si aggiunge che Dio è raramente menzionato nei post sul blog dell’app, e che bisogna pagare per “approfondire” gli incontri sugli utenti… Collide ha ben poco di cristiano, né un versetto biblico e una (presunta) confessione religioso ne compensano i limiti. L’articolista di uscatholic sottolinea pure che al momento della sua connessione erano presenti in chat solo uomini, oltre venti.

E’ LECITO ISCRIVERSI?

Negli States, la app non procura grandi entusiasmi. «Come Millenials, se proprio ho intenzione di usare una dating app per cercare un partner, utilizzo Tinder o OkCupid, che mi consentono già di vedere le caratteristiche di un potenziale partner», ha detto Brandan Robertson, direttore del Il Movimento Revangelical (mic.com, maggio 2015).

Più in generale è l’impostazione dell’incontro attraverso una app, che rende scettici i portali cattolici. Catholic News Agency (13 settembre 2015) si domanda se è giusto iscriversi ad una dating app. E’ la risposta non è ottimistica. Perché un corteggiamento virtuale abbassa o stronca il romanticismo che si manifesta dal vivo. O ancora, viene citato il cattolico Matt Fradd, autore di “The porno effect”, portale attraverso il quale aiuta le persone ad allontanarsi dal porno, secondo cui «ci si iscrive a queste app perché si è alla ricerca di un rapporto tutt’altro che casto».

PRO E CONTRO

Interessante la riflessione di frate Gregory Plow, T.O.R. direttore della Pastorale Famigliare alla “Franciscan University of Steubenville” in Ohio, dice a CNA, cita il paragrafo 1757 del Catechismo della Chiesa Cattolica: «L’oggetto, l’intenzione e le circostanze costituiscono le tre “fonti” della moralità degli atti umani».

«Per quanto riguarda l’oggetto – spiega il frate – le apps, essendo delle invenzioni sono moralmente neutre in sé». La natura transitoria dell’app invece non stimola relazioni reali, ma virtuali e “comode”. «Dunque, essendo impersonali e transitorie, se utilizzate per ricevere una gratificazione o un piacere, sono immorali», sentenzia frate Plow. «Se tuttavia tramite un incontro nato sull’app due persone interagiscono per condividere l’amore di Dio e giungere ad un rapporto solido e unico, il matrimonio, possono risultare moralmente positive».

INCONTRI POCO VIRTUOSI

La scrittrice Mary Beth Bonacci, studiosa della “Teologia del corpo” di Giovanni Paolo II, critica sopratutto Tinder: «Scorrendo la lista di persone che si possono conoscere, si rischia di trasformarle in merci». Quelle che piacciono si conoscono, le altre no. «Difficile che si possa sviluppare un incontro virtuoso, se le basi sono queste».

(Ha collaborato all’articolo Valerio Evangelista)

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