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Papa Francesco: la rinuncia di Benedetto XVI è stata un atto di governo

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Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 03/07/16
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Intervista del Papa con il quotidiano argentino La Nación: in una risposta torna a parlare del predecessore. «La sua rinuncia non ha avuto nulla a che fare con questioni personali. È stato un atto di governo. Il suo ultimo atto di governo». Lo ha detto Papa Francesco in un intervista con il quotidiano argentino La Nación, rilasciata lo scorso 28 giugno e pubblicata domenica 3 luglio.

Curata da Joaquín Morales Solá, l’intervista si concentra molto sulle vicende argentine: i presunti contrasti con il presidente Macri, la vicenda del finanziamento governativo per la fondazione Scholas Occurrentes rispedito al mittente, la presenza in Argentina di persone che vengono considerate «portavoce» del Pontefice senza esserlo.

Nel testo, si trovano anche alcune frasi dedicate a Benedetto XVI. «Ha problemi per muoversi, ma la sua testa e la sua memoria sono intatte, perfette», ha detto Francesco, proprio nel giorno in cui aveva celebrato il 65° anniversario di sacerdozio del predecessore. «È stato un rivoluzionario – ha continuato Bergoglio parlando di Ratzinger – Nella riunione con i cardinali, poco prima del conclave del 2013, ci ha detto che uno di noi sarebbe diventato il prossimo Papa e che lui non conosceva il suo nome. La sua generosità è stata impareggiabile. La sua rinuncia rese palesi tutti i problemi della Chiesa. La sua rinuncia non ha avuto nulla a che fare con questioni personali. È stato un atto di governo. Il suo ultimo atto di governo».

Il Papa ha anche risposto a una domanda sui suoi rapporti con gli «ultraconservatori» nella Chiesa. «Loro fanno il loro lavoro, io faccio il mio. Io desidero una Chiesa aperta, comprensiva, che accompagni le famiglie ferite. Loro dicono di no a tutto. Io continuo con la mia strada senza guardare di lato. Non taglio teste. Non mi è mai piaciuto farlo. Lo ripeto: rifiuto il conflitto». E conclude con un ampio sorriso: «I chiodi si rimuovono facendo pressione verso l’alto. Oppure si lasciano a riposare, da una parte, quando arriva l’età del pensionamento».

A proposito del suo rapporto con il nuovo inquilino della Casa Rosada, Mauricio Macri, Francesco ha detto: «Non c’è alcun motivo per cui si dica che io ho un conflitto con Macri» che «mi sembra una persona nobile».

Il Papa smentisce che Gustavo Vera, docente, politico e attivista sociale, con cui ha un vecchio rapporto di amicizia e collaborazione, sia suo portavoce. «C’è molta confusione sui miei portavoce in Argentina. Due mesi fa la Sala stampa vaticana ha detto ufficialmente che solo a questo ufficio corrisponde il ruolo di portavoce del Papa. Non vi sono altri portavoce in Argentina o in un qualsiasi altro Paese. Serve ribadirlo? Allora lo faccio: la Sala Stampa vaticana è l’unico portavoce del Papa». Parole che vanno comprese nell’attuale contesto argentino, nel quale spesso Bergoglio viene tirato per la tonaca e strumentalizzato nel dibattito politico.

Il giornalista ha chiesto conto al Papa delle critiche ricevute per aver accolto in Vaticano Hebe de Bonafini, una delle mamme di piazza di Maggio, che in passato aveva usato parole durissime contro lo stesso Bergoglio. «Persino un amico mi ha mandato una lettera criticandomi per questo. È stato un atto di perdono. Lei ha chiesto perdono e io non gliel’ho negato. Non lo nego a nessuno… È una donna alla quale hanno ammazzato due figli. Io mi inchino e mi metto in ginocchio davanti a una sofferenza come questo. Non importa che cosa abbia detto di me. E so che ha detto cose orribili in passato».

Francesco rifiuta anche l’interpretazione secondo la quale il rifiuto del lauto finanziamento alla fondazione Scholas Occurrentes sarebbe stato un atto ostile nei confronti del governo argentino.

«Questa interpretazione è assolutamente sbagliata. Io ho detto ai due responsabili di Scholas, con tutto il mio affetto, che li stavo preservando, li stavo mettendo in guardia da eventuali tentazioni o errori nella gestione della fondazione. In nessuna maniera facevo allusioni al governo. Al presidente Macri avevo detto, quando l’ho visto qui a Roma, che si tratta di una donazione privata con il riconoscimento della Santa Sede. Il governo ha detto di sì alla richiesta di Scholas perché aveva questa informazione. Continuo a credere che non abbiamo diritto di chiedere un peso al governo argentino mentre ci sono tanti problemi sociali da risolvere».

Infine, nella conversazione con La Nación, il Papa ha fatto una confidenza sul suo stato di salute: un’analisi medica completa ha confermato che sta bene. «I risultati sono quelli di una persona di 40 anni», gli ha detto il suo medico, secondo quanto riferito dall’autore dell’intervista.

 

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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