"Ho avuto una vita molto difficile, ma le vittorie hanno preso il posto delle sconfitte". La storia di Ruth è di grande ispirazione
Ruth Lafortune, con i suoi occhi profondi e i capelli alla Beyonce, mi accoglie a casa sua con un forte abbraccio. Le sue bambine giocano tranquillamente sul tappeto mentre noi parliamo di Good Counsel Homes, un’associazione cattolica che ha aiutato Ruth quando lei era al settimo mese di gravidanza, sola e senza sapere a chi altri potersi rivolgere.
La vita di Ruth prima di Good Counsel Homes non è stata affatto tutta rose e fiori. È cresciuta in “una famiglia pentecostale estremamente conservatrice”, terza di cinque figli. Sua madre “la picchiava, la feriva e le provocava ustioni”. Suo zio ha abusato di lei dai 4 fino ai 15 anni. Per tutta la sua infanzia Ruth ha “sempre pensato che la cosa peggiore al mondo fosse nascere donna”.
Da questa situazione difficile è nata la sua ribellione, che è stata quindi considerata la pecora nera della famiglia. A 20 anni è rimasta incinta di un uomo che ha poi scoperto essere sposato. Suo padre le diede un ultimatum: “O abortisci, o ti sposi, oppure vai via di casa”. Quella stessa settimana ha abbandonato la casa dei genitori.
È quindi andata a vivere con un altro ragazzo di cui – dopo la nascita della prima figlia, Divon Jade – è immediatamente rimasta incinta. Ma lui era diventato “opprimente e violento”, la picchiava e non le permetteva di uscire di casa senza di lui. “È stato in quel momento che ho iniziato a pregare: ‘Dio, dimmi cosa fare’. E Lui mi ha detto di lasciare quel ragazzo. Ma avevo paura”.