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padre Carlos Padilla - pubblicato il 30/06/16

Basta con le scuse

Un figlio prepara le proprie nozze e chiede al padre di invitare tutti i suoi amici. Il padre accoglie la richiesta del figlio e li invita. Arriva il giorno delle nozze e sono presenti solo 15 dei suoi 50 amici.

Il figlio è molto triste e affronta il padre perché pensa che non abbia invitato tutti come gli aveva chiesto, ma egli risponde: “L’ho fatto. Ho invitato tutti. Ho detto loro di venire oggi perché stavi vivendo un momento molto negativo della tua vita e avevi bisogno del sostegno e del consiglio dei tuoi amici. Quelli che sono qui, quei quindici che hanno lasciato tutto per accompagnarti, questi sono i tuoi veri amici”.

Questo racconto mi ha commosso. I veri amici non accorrono solo quando va tutto bene, quando bisogna festeggiare, ma anche quando si vivono dei momenti difficili. È allora che sono più necessari. Non accampano scuse. Non restano a metà del cammino pensando che la loro presenza non sia necessaria.

Molti vogliono seguire Gesù ma prima devono fare altre cose più importanti. E non seguono i suoi passi. Quando arriva il momento, sembra che tutto sia più urgente di seguire Gesù. Ognuno ha i suoi impegni. Io ho i miei.

A volte mi sembra di accampare delle scuse con Dio per seguirlo quando mi chiede quello che non mi va di fare, quello che mi costa. Soprattutto la sequela a volte dura e arida. Mi chiede di fare cose che mi costano.

Sento di avere molte cose da fare prima di seguirlo davvero con tutte le conseguenze che comporta. Ho altri progetti. Preferisco altre strade. Mi piacciono più le feste che le lacrime. Cerco di coprire altre necessità. C’è sempre qualcuno che sembra avere più bisogno di me.

Non cambia niente quando Gesù mi chiama. Non lascio tutto, e vado avanti con le mie cose. Mi sento come colui “che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro”. So che non è “adatto per il Regno di Dio”. E io? Vado bene per il Regno di Dio?

Gesù mi richiede l’esclusività. Magari potessi mettermi ogni giorno davanti a Gesù e dirgli “Ti seguirò ovunque tu vada”. Seguire per me è semplicemente stare con Lui e fare ciò che Egli fa. Amare come Egli ama. Guardare come Egli guarda. Soffermarmi come Egli si sofferma.

Da un lato stare con Lui e vivere tutta la quotidianità della mia giornata con Lui, dall’altro essere sempre aperto a iniziare un cammino, a compiere un salto, ad aprire il mio cuore. Mi chiede di lasciare tutto per stare con Lui.

A volte, però, mi sembra troppo. Preferisco seguirlo a metà. Con una parte di me. Con la testa. Con il mio corpo che si mette in cammino. Ma lascio il cuore da un’altra parte. Non lo do interamente.

Mi piace l’esclusività che chiede Gesù. lasciare tutto per amore. Lasciare tutto per seguire i suoi passi nella vita. Mi toccano le parole di papa Francesco quando dice che non è una buona via trascurare la preghiera, o peggio ancora abbandonarla con la scusa di un ministero che assorbe molto.

Gesù mi chiede di approfondire la mia preghiera, di non cercare scuse per non continuare a pregare. Una vita intensa di preghiera è ciò che desidero e ciò che mi chiede. Vuole stare con me. Vuole camminare al mio fianco.

Senza la scusa di dover assistere i bisognosi. Senza pensare a curare sempre gli altri mentre non curo il mio “pozzo”. Il mio pozzo è la cosa più importante per poter poi avere acqua alla mia fonte.

Non voglio scuse per non pregare. Anche quando riposo in vacanza trovo mille scuse per non stare in silenzio. Vivo riversandomi sul mondo. Non taccio, non smetto di guardare fuori di me anziché guardarmi dentro.


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Se faccio più silenzio potrò far mie le parole di quella persona che pregava: “Ti rendo grazie perché mi ami e lo noto. Perché la tua mano mi sostiene quando cado. Perché vedo che una forza interiore mi porta al di là di ciò che è nelle mie forze”.

Quella forza sorge solo quando mi immergo nella mia interiorità e incontro Lui. Quando resto da solo nel più profondo del mio oceano. Seguo i suoi passi verso l’interno, non fuori di me. Questa sequela è quella che mi costa di più.

A volte preferisco uscire da me e correre. Cercare persone. Rispondere a necessità. Assistere chi ha più bisogno. Mi costa fermarmi e guardarmi dentro, riposare dentro.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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