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5 motivi per cui dovreste amare (e non odiare) San Paolo

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Theresa Aleteia Noble - pubblicato il 28/06/16
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Paolo è il tipo di persona che richiede una risposta forte – se rimanete indifferenti, rileggete la vostra Bibbia“Odio San Paolo”.

Ero fuori dalla chiesa con un amico quando mi ha gettato in faccia questa confessione. Fortunatamente l’ha fatto prima che mi unissi alle Figlie di San Paolo, e allora mi sono trattenuta dal colpirlo, limitandomi a guardarlo inorridita dicendo: “Cosa?! Non saremmo qui se non fosse stato per San Paolo!”

Potrebbe essere una lieve esagerazione, ma il posto di Paolo nella Chiesa delle origini è notevole. È stato un missionario del Vangelo dinamico, appassionato e implacabile. Aveva fiducia nella missione che Dio gli aveva affidato e non si tratteneva dall’esprimere rispettosamente quella che sentiva essere la volontà di Dio, anche quando confliggeva con il primo papa, San Pietro.

Il 29 giugno la Chiesa celebra la solennità dei Santi Pietro e Paolo. E se è bello e le Figlie di San Paolo amano San Pietro, non ci piace comunque molto condividere la festa di nostro padre con qualcuno, anche se si tratta del primo papa. E allora organizziamo la nostra festa di San Paolo, che si celebra il giorno dopo, il 30 giugno. È vero, le Figlie di San Paolo celebrano San Paolo tre volte (ufficialmente) nel calendario liturgico, includendo la festa della Conversione di San Paolo il 25 gennaio. Siamo speciali.

Ad ogni modo, ecco i motivi per cui dovreste amare San Paolo se ancora non ne siete convinti:

1. Che lo amiate o lo odiate, San Paolo richiede una risposta (se vi è indifferente non avete fatto abbastanza attenzione e dovete riprendere in mano la vostra Bibbia). Paolo è il tipo di persona che richiede una risposta forte, sia essa amore o odio, e questo è uno dei motivi per i quali è tra i miei santi preferiti. Se un cristiano non suscita niente di più di un’alzata di spalle da un’altra persona, allora è probabile che quel cristiano non sia infiammato dal fuoco del Vangelo.

2. Paolo era abile con le parole, un esperto di comunicazione. Quando scriveva, i suoi termini non erano mai blandi. Le sue lettere erano dei veri falò, e suscitano ancora un misto di rabbia, ammirazione, shock e ispirazione in chi lo legge. Gli autori delle Scritture usano raramente la prima persona, ma San Paolo non temeva mai di riferirsi a se stesso, non perché fosse molto concentrato su di sé, ma perché conosceva il potere della storia. Paolo andava talmente oltre la concentrazione su se stesso che non temeva di rivelare ciò che Dio aveva fatto per lui nella sua vita, sapendo che riguardava il potere di Dio, non se stesso.


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3. San Paolo aveva un passato. Mi piacciono i santi un po’ “forti”, perché trovo più facile rapportarmi a loro. Sant’Agostino, Sant’Ignazio, il venerabile Matt Talbot… mi piacciono i santi con background “sostanziosi”, perché mi danno la speranza di poter essere santa anch’io. Paolo ha assistito alla lapidazione di Santo Stefano ed è stato uno zelante persecutore dei cristiani, dando loro la caccia e trascinandoli fuori dalle proprie abitazioni. Paolo era fondamentalmente un assassino e un bullo! E Dio lo ha guardato e ha pensato: “Ecco l’uomo perfetto per diffondere il Vangelo”. Sembra incredibile, ma ci dà speranza. Se Dio ha potuto non solo trarre qualcosa da Paolo, ma renderlo uno dei più grandi santi della Chiesa, può sicuramente trarre qualcosa anche da ciascuno di noi.

4. San Paolo era un esperto viaggiatore. Nei suoi viaggi missionari, Paolo ha percorso più di 15.000 chilometri. È strabiliante. Per darvi un’idea, raddoppiate la cifra e aggiungete un po’ e avrete fatto il giro del mondo! E tutto questo prima dei mezzi di trasporto moderni! Già solo questo fatto illustra la grinta e la determinazione straordinarie che aveva. E non è che Paolo ricevesse una standing ovation quando arrivava a destinazione. Per sua stessa ammissione, cinque volte ha ricevuto 40 frustate meno una (punizione che ricevette nelle sinagoghe). È stato poi picchiato tre volte con delle verghe, lapidato e considerato morto una volta e ha naufragato tre (2 Cor 11, 24-25). Paolo non andava in viaggio di piacere; la sua era una missione seria. E che lo si ami o lo si odi, bisogna ammirare le sue gesta.

5. San Paolo era un uomo umile: anche se la fiducia e la passione di Paolo rasentavano l’insolenza, era un uomo profondamente umile. Sapeva che nonostante il suo ruolo di spicco nella diffusione del Vangelo la sua forza si ritrovava solo nel riconoscere la sua debolezza e nel permettergli di essere del tutto assorbito da Cristo fino a poter dire “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). È stata proprio la combinazione esplosiva dell’umiltà di Paolo e del suo zelo impetuoso che lo hanno reso un cristiano così efficace, davvero un altro Cristo. Spesso i cristiani sottolineano la sua irruenza senza considerare il potere temperante dell’umiltà. All’altro estremo, la nostra falsa umiltà ci indebolisce, e non predichiamo la verità con zelo coraggioso. Paolo è un modello per i cristiani in questo momento turbolento. Ci insegna cosa significhi predicare il Vangelo senza paura vivendo al contempo una profonda umiltà che ci fa cercare solo Cristo.

San Paolo Apostolo, prega per noi!

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]