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La morte di suor Cecilia: il resto della storia

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Esteban Pittaro - Aleteia - pubblicato il 28/06/16
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La sua gioia è stata accompagnata – o forse spiegata – da un profondo stato di preghieraLe fotografie che circolano in Internet di una suora carmelitana morente valgono sicuramente più di mille parole, ma le immagini arrivate in tutto il mondo sono solo una parte della storia. Per chi ha vissuto la sua sofferenza accanto a lei, la testimonianza di gioia e pace offerta dalla religiosa è stata radiosa come il suo volto.

Le notizie del peggioramento della sua salute e le sue riflessioni si sono diffuse rapidamente attraverso i social media su WhatsApp. Perfino papa Francesco seguiva la situazione. E suor Cecilia Maria, una Carmelitana Scalza, sapeva che tutti pregavano per lei.

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Nonostante la malattia non ha perso la sua allegria, sostenuta dai suoi tanti familiari, che le sono sempre rimasti vicino. I suoi nipoti si riunivano nei giardini fuori dall’ospedale nel quale è stata ricoverata per alcune settimane, inviandole messaggi e palloncini per distrarla e intrattenerla dalla finestra.

La sua gioia era accompagnata – o forse spiegata – da un profondo stato di preghiera. Ogni volta che poteva, indossava il suo abito per partecipare alla Messa nella cappella dell’ospedale. La religiosa viveva queste Messe con la stessa devozione che ha caratterizzato la sua vita dietro la grata del Carmelo di Villa Pueyrredon, a Buenos Aires (Argentina).

Suor Cecilia è rimasta piuttosto lucida malgrado la malattia. Anche se negli ultimi mesi non riusciva a parlare, i suoi gesti deboli in ogni Messa mostravano la sua attenzione e il suo fervore. Quando le preghiere dei fedeli includevano le intenzioni per i malati, il suo volto esprimeva grande gratitudine.

Chi l’ha vista ha detto che il suo viso mostrava pace e gioia – come qualcuno che aspetta l’incontro con Colui al quale aveva donato la sua vita, Nostro Signore Gesù Cristo.

Nei suoi ultimi mesi di vita, due religiose l’hanno accompagnata: una, sua sorella di sangue, è una suora del Verbo Incarnato, l’altra è una sorella spirituale della sua congregazione. Con lei e come lei, nonostante il dolore, sorridevano sempre, come i membri della sua famiglia. È una splendida testimonianza del potere della Chiesa domestica che affronta unita momenti difficili come questo.

“Sono molto contenta”, ha scritto a maggio suor Cecilia, “stupita dall’opera compiuta da Dio attraverso la sofferenza e dalle tante persone che pregano per me”.

Anche papa Francesco da Roma le aveva assicurato le proprie preghiere in un messaggio vocale in cui le ha detto che sapeva della sua situazione e che le voleva molto bene.

Non era la prima volta che il Vicario di Cristo rivolgeva la sua attenzione a suor Cecilia. Prima di prendere l’abito, la religiosa era infatti riuscita a parlare personalmente con papa Giovanni Paolo II della sua vocazione.

Qualche ora prima di morire, la carmelitana ha ricevuto la Comunione, bagnandosi le labbra con il Preziosissimo Sangue di Nostro Signore. La malattia l’aveva già da tempo privata dell’uso della lingua, “la patena più sacra per ricevere il suo Corpo e il suo Sangue”, come l’ha descritta.

Come la beata Chiara Luce Badano, ha richiesto che al suo funerale, oltre che alla preghiera, ci fosse anche festa.

“Si è addormentata dolcemente nel Signore dopo una malattia dolorosissima sopportata sempre con gioia e dedizione al suo Sposo Divino”, hanno affermato le sue consorelle annunciandone la morte.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]