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Indigeni, missionari e vescovi insieme per salvare l’Amazzonia

Vatican Insider - pubblicato il 28/06/16

Un programma comune per difendere l’Amazzonia, le popolazioni che la abitano, la biodiversità. È quello che hanno messo a punto nei giorni scorsi, dal 7 al 10 giugno, a Tabatinga, in Brasile, vescovi, rappresentanti dei popoli indigeni, congregazioni missionarie attive nella ragione, organismi ecclesiali come la Caritas e la Repam la rete ecclesiale panamazzonica (fondata nel 2014 per iniziativa del Celam, il Consiglio episcopale latinoamericano). Sullo sfondo della crescente mobilitazione ecclesiale per l’Amazzonia, il grande impatto avuto dall’enciclica di papa Francesco Laudato si’; moltissime fra l’altro le iniziative in tutto il mondo per celebrarne i primo anno dalla sua pubblicazione. 

All’incontro hanno preso parte 91 persone in tutto provenienti da tre paesi: Colombia, Perù e Brasile, perché la foreste-polmone della Terra non conosce frontiere e dunque è importante che le iniziative e gli impegni per tutelarla superino le frontiere. Nel corso dell’incontro sono stati organizzati momenti di dialogo tra i leader indigeni e i rappresentanti della Chiesa cattolica intorno a diverse questioni: dal tema centrale del territorio alla cultura e all’educazione scolastica delle popolazioni indigene, la sfida delle frontiere e l’alleanza per condividere le diverse forme di spiritualità e vita religiosa; è stata inoltre realizzata un’analisi congiunta delle realtà delle regioni di frontiera e dell’area panamazzonica sottolineando le principali sfide socio-ambientali, i principi in base ai quali deve orientarsi la presenza e l’attività della Chiesa fra i popoli indigeni, e le strategie più adeguate per rispondere a queste sfide. 

Fra le principali sfide individuate c’è al primo posto la difesa del territorio di fronte alle leggi che minacciano i diritti dei popoli indigeni, i problemi rappresentati dai «mega-progetti infrastrutturali e di sfruttamento economico come quelli idroelettrici, stradali, minerari, di estrazione di gas e petrolio, della deforestazione per impiantare monoculture agricole», allo stesso tempo è stato messo in luce il pericolo rappresentato da attività illecite come il traffico di esseri umani o il narcotraffico. Ancora è stato posto l’accento sulla necessità di svolgere un lavoro culturale considerando le nuove forme di dominio, l’emigrazione dei giovani, e sul piano locale, i sistemi produttivi inadeguati, le difficoltà economiche, la perdita dell’uso della lingua materna e di altre espressioni culturali, il mutamento delle abitudini quotidiane, un uso sbagliato delle tecnologie, il diffondersi dell’alcolismo, la presenza negativa rappresentata da alcuni tipi di chiese e sette. 

Infine si è parlato della necessità «di rafforzare i progetti di vita alternativa di fronte ai grandi interessi economici e politici e di autonomia dei popoli indigeni», tutto questo attraverso processi di formazione sociale e politica. Sono stati poi messi a punto degli orientamenti per favorire la collaborazione fra la Chiesa e i popoli indigeni. In particolare si è affermata l’idea di costruire una Chiesa vicina alla realtà, in grado di conoscerla, «capace di comprendere i popoli indigeni, che cammina insieme alle comunità», contribuisce alla conservazione e valorizzazione della propria cultura, in grado di sostenere la formazione sociale e politica, di essere spazio di dialogo e partecipazione, amica, alleata e solidale, spiritualmente e culturalmente incarnata e non imposta al popolo, che metta in discussione un ordine oppressivo con coraggio e impegno, «una Chiesa dal volto amazzonico». 

L’incontro si è concluso con una serie di impegni, a cominciare dalla necessità di costruire strutture organizzative che coinvolgano «le tre frontiere» per rispondere al meglio alle sfide poste dal territorio e dall’ambiente. Allo stesso tempo è stato deciso di rafforzare i processi formativi in materia di politiche pubbliche, di conoscenza delle diverse legislazioni secondo i vari livelli; locale, nazionale, internazionale e di protezione dei diritti degli indigeni. Ancora è stato deciso di mettere a punto una catalogazione di tutte le leggi nazionali e internazionali poste a garanzia dei popoli indigeni; su questo stesso piano, è stato preso l’impegno di favorire e accompagnare le mobilitazione dei popoli indigeni. Ancora, sarà promosso un incontro fra i popoli delle frontiere, mentre dovrà essere costruita una rete internazionale comprendente parrocchie, diocesi, vicariati, organizzazioni indigene. 

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