3. Amare come noi stessi significa amare in modo corretto
Se il requisito fondamentale per amare il prossimo è amare noi stessi, allora è da lì che dobbiamo cominciare. Da noi stessi. Sia noi che il nostro prossimo abbiamo la dignità dei Figli di Dio e la dignità umana. Avere carità dunque non è sinonimo di lasciarsi sopraffare. Un proverbio dice che dobbiamo essere buoni ma non idioti.
4. È un errore pensare ‘Chi sono io per riprendere l’altro, se anche io sbaglio?’
Non possiamo modificare il Vangelo soltanto perché non siamo in grado di viverne alcuni passaggi. Capita che predichiamo solo ciò con cui ci sentiamo a nostro agio, evitando di parlare delle tante cose che non riusciamo a fare per non passare per ipocriti. Nessuno vuole essere come la “Cura Gatica, che predica ma non mette in pratica“. Amare il prossimo porta a condividere con lui tutta la verità, inclusa quella che non siamo in grado di vivere personalmente. E questo processo ci pone anche nella condizione di sforzarci per renderla parte della nostra vita.
5. Correggere l’altro significa farlo con amore
Usiamo l’espressione “devo dirti qualcosa per il tuo bene”, anche quando sembra che non dobbiamo dire nulla di buono. A volte con la scusa della correzione fraterna siamo duri e punitivi. Va bene che dobbiamo correggere, ma l’amore viene prima della correzione. Non dimentichiamoci che chi abbiamo di fronte non è soltanto un fratello, ma è Cristo stesso. Le tue parole sarebbero ugualmente dure se avessi Gesù di fronte?
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6. Cercare il meglio per chi amiamo richiede uno sforzo
«Ama finché non ti fa male; e se ti fa male, proprio per questo sarà meglio».