Fervono i preparativi per la visita di Francesco nella cittadina di Gyumri, dove sabato 25 giugno il papa terrà una messa all’aperto nella piazza centrale, chiamata Vartanants, che può raccogliere fino a 25.000 persone. Qui visiterà anche la Cattedrale Apostolica delle Sette Piaghe e la Chiesa Cattolica dei Santi Martiri, punto di riferimento per i cattolici di questa regione. Questa città del nord del paese e i suoi dintorni raccolgono infatti la massima concentrazione di cattolici nel paese, che è in prevalenza di fede apostolica. Una chiesa indipendente, quest’ultima, dalle radici antichissime, tant’è vero che l’Armenia fu il primo paese al mondo a convertirsi al cristianesimo, all’alba del IV secolo.
Una città, Gyumri, con alle spalle una lunga storia di drammi e sofferenze. Vecchie ferite che bruciano ancora, a partire dal genocidio armeno del 1915, di cui la città accolse decine di migliaia di orfani e sopravvissuti. Pesano oggi la disoccupazione e la continua emigrazione dei suoi cittadini, che lasciano la città per cercare fortuna in Russia o in Europa. Un tracollo demografico, seguito al terremoto del 1988, quando morirono qui e nei dintorni circa 25.000 persone. Dei 222.000 abitanti registrati nel censimento sovietico del 1984, oggi ne restano poco più di 120.000. Una perdita costante che non ha avuto fine neanche in anni più recenti.
Qui a pochi chilometri dalla frontiera con la Turchia, chiusa ormai da decenni, Francesco abbraccerà un’umanità sofferente in cerca di conforto. Ma si tratta anche di un grande orgoglio per la gente del posto qui, come spiega Isabella Aharonyan, una giovane incontrata di fronte al palco da dove domani Francesco saluterà migliaia di persone. «Se una persona importante come il Papa è voluta venire da noi, significa che la nostra città è importante». E prosegue: «Questo Papa cerca sempre di andare incontro alla gente che ha bisogno di aiuto, e se viene a Gyumri è per dare soccorso alla nostra gente, che non ha mai avuto una vita facile».
Sulla stessa linea anche Robert Sirunyan, 66 anni, pensionato: «Il Papa è la figura religiosa più importante del nostro tempo, e il fatto che abbia scelto di venire da noi, la nazione cristiana più antica al mondo, è un grande onore». Alla Chiesa Cattolica dei Santi Martiri, incontriamo la signora Mareta, 53 anni, casalinga originaria di un villaggio vicino a Gyumri, Maisyan. Lei si è convertita anni fa al cattolicesimo insieme a parte della sua famiglia. Racconta come tutti e tre i suoi nipoti, che hanno abbracciato il cattolicesimo con lei, abbiano deciso di andare in seminario per diventare preti. «Per noi la visita del pontefice è una vera benedizione, per la nostra chiesa a Gyumri e per tutti i membri della nostra comunità».
Sempre nella chiesa cattolica locale, c’è padre Rafal Krawczyk, che parla molto bene la lingua armena, ma è venuto da lontano: dalla Polonia, proprio come Giovanni Paolo II, che visitò l’Armenia nel 2001. Prima di venire qui, il sacerdote ha lavorato per molti anni per la comunità armena cattolica in Russia. «Questa è la missione che mi è stata affidata da Dio: trascorrere la mia vita insieme al popolo armeno, condividerne il destino e le sofferenze. Per questo ho lasciato per sempre il mio Paese». E prosegue: «A Gyumri e in questa regione c’è la maggiore presenza cattolica dell’Armenia, ed è per questo che in Santo padre verrà in visita. Qui vicino si trovano 13 villaggi che sono a maggioranza cattolica». Una visita storica, quella del Pontefice, per molte ragioni. «In primo luogo ha un grande valore ecumenico, per il dialogo fra il Vaticano e la Chiesa apostolica armena. Ma vedo in questa visita anche un proseguimento naturale delle dichiarazioni di papa Francesco del 2015, quando ha riconosciuto il Genocidio armeno. Infine, è un evento importante per la comunità cattolica di Gyumri. Avremo occasione di mostrare all’Armenia e al mondo la nostra presenza».
Secondo le statistiche fornite dall’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, in Armenia si trovano oggi 280.000 cattolici, pari al 9,6% della popolazione. Una ricerca del 2015 condotta da WIN/Gallup International mostra come l’Armenia risulti essere il secondo paese più religioso al mondo, al pari della vicina Georgia. Il 93% della popolazione si dice infatti religiosa, a un solo punto percentuale dal primato mondiale, che spetta alla Thailandia.