Anche le opere di carità devono essere gestite «con saggezza, senza sprechi». Lo sottolinea monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, alla vigilia della giornata dell’Obolo di San Pietro – la carità del Papa – che si svolge in tutto il mondo, quest’anno il 26 giugno. Il Papa – dice Becciu al Sir – ci ricorda più volte che, per essere vera, la carità deve essere concreta. Vuole dire che non può fermarsi al pensiero o al sentimento, ma deve raggiungere pure le tasche! E vuole dire anche, soprattutto oggi, che le opere di carità devono essere sapientemente pensate e ben gestite, per arrivare veramente a chi ha bisogno, senza sprechi».
La giornata dedicata alla carità del Papa, sottolinea il Presule, «è e dev’essere, com’era anche nella Chiesa delle origini, un gesto spontaneo. Mi piace anche ricordare che l’obolo avviene attorno alla solennità di San Pietro: è, in fondo, il “regalo” delle Chiese al Successore di Pietro, che non lo tiene per sé, ma a sua volta lo distribuisce secondo i bisogni delle Chiese e dei poveri».
Quanto ai continui richiami da parte del Papa a non volgere lo sguardo altrove rispetto alle situazioni di povertà che gli sono costate «accuse» di populismo e pauperismo, Becciu dice: «Mi verrebbe da dire che la prima reazione, quando un invito è scomodo e fa pensare, è proprio quella di muovere qualche critica un po’ stizzita che poi alla fine, se ci pensiamo, sa spesso di astratto, di ideologico, di partitico, e soprattutto non aiuta. Credo che in questi casi la cosa più importante sia davvero andare oltre e non lasciarsi amareggiare: si sa che “trovare la pagliuzza nell’occhio del fratello” è uno degli sport più diffusi al mondo. Ebbene, la Chiesa è chiamata a non fare così, ma ad andare avanti nel bene con fiducia, guardando solo al Vangelo e non ad altro, nemmeno ai propri ritorni di immagine».