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7 mali della nostra epoca che ogni cristiano è chiamato a sanare

soledad

Catholic Link - pubblicato il 23/06/16

Indifferenza, individualismo, insoddisfazione personale… l'uomo contemporaneo è affetto da molti mali, ma la Parola di Dio ci suggerisce come affrontare ognuno di essi

Per molti di noi la società di oggi è cambiata radicalmente. Siamo passati dal matrimonio tradizionale ad altre forme di union civile, dalla difesa della vita all’aborto, dalla libertà di opinione alla censura (e in alcuni casi addirittura a pene detentive). Sappiamo che l’uomo cambia continuamente, ma è mai possibile che siamo diventati una società così indifferente verso il prossimo?

Siamo ancora in tempo per recuperare! Dobbiamo però tenere a mente questi 7 mali dell’uomo contemporaneo, in modo da poterli sanare. Nella lista che segue abbiamo descritto ognuno di questi mali, accompagnandoli da un verso della Bibbia che ci aiuti a capire come interpretarle.


1. «Solidarietà arida»

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Se ci chiedono del denaro per strada, probabilmente faremo un’offerta. Se qualcuno ha bisogno del nostro aiuto, o se un’anziana signora ci chiede di attraversare la strada con lei, ci mostriamo disponibili. Ma se tutto ciò dovesse avvenire in silenzio, e non nella vita pubblica, avremmo la stessa voglia di dare una mano? Diamo, ma non siamo davvero interessati alla persona che ci chiede aiuto. Doniamo, ma non vediamo nulla oltre l’atto. Le nostre azioni non vanno al di là del momento specifico. Ecco perché mi viene da dire che la società di oggi è affetta da una “solidarietà avara”, perché è vero che diamo, ma non come dovremmo. Se solo tenessimo conto delle parole di Gesù, che dice: «Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia»(2 Corinzi 9, 6 – 7).


2. «Socialità individualista»

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Siamo esseri sociali. Anche se non vogliamo, abbiamo bisogno degli altri per vivere. Se non fosse così non esisterebbero i “social network” che – seppur in modo virtuale – uniscono le persone. Questo “essere sociali” ci porta a comportarci da soggetti membri di una collettività di persone (la società), ma ci prendiamo realmente cura degli altri membri della società? Basta vedere il rapporto che si ha con i vicini o con i compagni di scuola per renderci conto che ci stiamo allontanando sempre di più gli uni dagli altri. Viviamo in un individualismo mascherato. Se non ci credi, fa una prova: 20 anni fa gli autobus erano pieni di persone che, seppur non si conoscessero, provavano a conversare e a cercare temi di cui parlare per rendere più gradevole il viaggio. Quello di oggi è uno scenario totalmente diverso: bambini, ragazzi e adulti che hanno gli occhi puntati sullo schermo, gli auricolari incollati alle orecchie e la mente focalizzata su loro stessi. «Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele» (1 Timoteo 5, 8).


3. «Profondità superficiale»

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Il periodo in cui viviamo sembra essere quello in cui tutti difendono i diritti degli altri e le persone lottano insieme per una causa comune. Apparentemente abbiamo issato la bandiera della libertà nelle nostre vite. Dobbiamo però chiederci se davvero mettiamo la faccia per difendere delle cause comuni oppure se stiamo cercando soltanto il nostro bene. Crediamo che il desiderio di rivendicare i nostri “diritti” ci porti ad amare di più l’essere umano, che ci renda filantropi. Ma non ci rendiamo conto che la maggior parte delle persone fa soltanto i propri interessi. Vogliamo essere coinvolti in cause apparentemente nobili e profonde – come il diritto alla scelta in materia di aborto – ma questo non fa che allontanarci gli uni dagli altri, facendoci cadere rovinosamente in un vortice di superficialità e apparente trascendenza. L’uomo può trovare una vera profondità soltanto in Dio, Lui solo può riempirci il cuore. Cercare altre “profondità” ci farà cadere nel Reiki, nello Yoga, nel Tai-Chi, etc. Dice Sant’Agostino: «Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te» (“Confessioni” 1.1); in questa frase giace la profondità immensa di essere Figli di Dio. Il nostro cuore è rivolto verso Dio e solo in Lui possiamo essere realizzati e completi. «Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato» (Salmo 33.5).


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4. «Allegra frustrazione»

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Ogni volta che otteniamo un nuovo “progresso” giuridico come il divorzio o l’aborto, la società pare rallegrarsi. Non tutta, è chiaro. Ma le piazze si riempiono subito di persone che festeggiano la loro vittoria. Poi passano i giorni e si torna a quell’insoddisfazione e a quei desideri inappagati. Il fatto è che una legge approvata, un capriccio concesso o un desiderio esaudito non possono condurre alla felicità duratura dell’uomo. La felicità, e noi cristiani lo sappiamo bene, esiste soltanto quando la nostra vita è ancorata a qualcosa di infinito. Può esserci qualcosa di più grande di Dio? No! Ecco perché se la nostra vita si basa sulle cose materiali, saremo sempre insoddisfatti. Se la nostra vita ha radici nei piaceri carnali, il nostro futuro sarà necessariamente infelice. La nostra completa felicità può essere trovata soltanto in Dio.

«Il fico infatti non germoglierà, nessun prodotto daranno le viti, cesserà il raccolto dell’olivo, i campi non daranno più cibo, i greggi spariranno dagli ovili e le stalle rimarranno senza buoi. Ma io gioirò nel Signore, esulterò in Dio mio salvatore. Il Signore Dio è la mia forza»(Habacuc 3:17-19).


5. «Ottimismo demotivato»

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“Dai, che ce la fai!”, dicono in molti. È una frase che incoraggia, che dà motivazione. Ma con tutto ciò che abbiamo appena detto (indifferenza, individualismo, insoddisfazione personale, ecc.) non sono poi così sicuro di vivere in un mondo fatto di ottimisti. Penso anzi che molti vivono demotivati e si nascondono in un falso ottimismo di slogan e frasi fatte, non affrontando la realtà. Un “ottimismo” del genere è temporaneo. Come si scioglie del ghiaccio al sole, così la motivazione dell’uomo svanisce. Viviamo di obiettivi a breve termine. «Farò carriera nell’azienda», «Supererò il livello del videogioco XYZ», «Finirò il dottorato»… e poi? Cosa abbiamo in mano? Cercheremo un altro obiettivo che ci possa dare motivazione per continuare a vivere. Potremmo evitare tutto questo se soltanto confidassimo in Dio e accettassimo che Lui ha ragione, che la Chiesa ha ragione. Non possiamo non citare le parole del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla virtù teologale della speranza:

«La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo” (CCC, 1817)

«Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso» (Ebrei 10:23).


6. «Libertà da schiavi»

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Ditemi voi se il peccato non rende schiavi! La Bibbia è più che chiara su questo punto. L’odio genera odio, la guerra provoca altre guerre, la schiavitù causa ancora più schiavitù e la lista potrebbe continuare a lungo. Non tutto ciò che vogliamo ci può rendere liberi, e lo notiamo nelle persone che incontriamo per strada, la maggior parte di loro cammina con un telefono in mano: è una dipendenza, una schiavitù. Quando ciò che utilizzo si volge contro di me, e la mia persona finisce con l’essere manovrata da quella cosa, ecco che stiamo parlando di una situazione di schiavitù. Non ci riferiamo esclusivamente alla tratta di esseri umani, ovviamente, oggi possono esserci altre forme di schiavitù. Internet, la tecnologia, il denaro, il consumismo… se sei dipendente da una di queste cose, allora sei schiavo. E oggi queste schiavitù vengono difese pubblicamente: “è un mio diritto”, “è ciò che voglio…”. Ma abbiamo davvero diritto ad abusare delle cose e delle persone fino al punto da esserne dipendenti? È un vero diritto quello che confonde la libertà con i piaceri e con fare ciò che ci pare e piace? Pensaci… forse è arrivato il momento di lasciarti curare da Gesù e ottenere la vera libertà dei figli di Dio. “…di essere lei pure (la creazione) liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Romani 8:21).


7. «Preoccupazione indifferente»

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Siamo in apprensione per qualsiasi cosa. Per una fattoria bruciata in Australia, per un gorilla scappato in Giappone e per l’annuncio di una nuova automobile in Austria. La tecnologia ha reso la comunicazione più rapida e semplice. Ma ci preoccupiamo davvero di tutte queste cose o è un semplice desiderio di “novità”? Non mi meraviglierebbe se la risponda esatta fosse la seconda. In Medio Oriente muoiono migliaia di cristiani, in Africa non c’è né acqua né cibo e le persone se la prendono con la Chiesa perché difende i suoi diritti… questo ci indigna almeno un po’? Andiamo dietro a ciò che ci conviene o a ciò che davvero merita la nostra attenzione? I mezzi di comunicazione ci parlando delle “cose negative” della vita, ma i veri problemi – che richiederebbero molta più attenzione – non vengono mai alla luce. Se siamo concentrati solo su noi stessi e sui nostri interessi, vuol dire che siamo indifferenti. Quando ci preoccupiamo amorevolmente dei nostri fratelli, allora comincerà una nuova vita. Giovanni lo ha detto con queste parole:

«Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità» (1 Giovanni 3:18).

E in un altro verso leggiamo:

«Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede» (Galati 6:2,10).


Piccolo extra… «Carnalmente spirituali»

In questo “punto bonus” trattiamo un fenomeno sempre più frequente, quello di chi si allontana dal “mondo” per cercare maggiore pace e tranquillità, ricorrendo spesso a metodi alternativi per raggiungere la pace spirituale. Una, due o tre sessioni di solito non bastano per collegarsi al trascendente… ma è ovvio, perché la soluzione non è questa! Se desideri realmente avvicinarti al tuo lato spirituale, devi avvicinarti alla Verità che abbiamo già menzionato poco fa. Questa Verità è Dio, e la pace dell’anima che stai cercando può essere ottenuta soltanto se siamo riconciliati con Lui, se amiamo i nostri fratelli, se ci preoccupiamo di costruire un mondo migliore. Altrimenti guarderemo sempre indietro e non avanzeremo mai. Se vuoi lasciare ciò che è carnale, i piaceri, il consumo sfrenato… rivolgiti a Dio.

«Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Galati 5:16,17,25).


Spero che questi 7 punti ci possano aiutare a comprendere di più il mondo nel quale viviamo, da una prospettiva cristiana. In modo da essere incoraggiati a cercare del continuo le cose del cielo. Il mondo potrà anche tentarci, ma non riuscirà mai a vincere chi è radicato nell’amore di Dio.

Come ha detto San Paolo, «Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?» (Romani 8:35) Niente e nessuno potranno separarci dall’amore del Signore!

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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