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Largo ai movimenti, nella Cuba che si apre al mondo

Vatican Insider - pubblicato il 23/06/16

I Cursillos de Cristiandad di Cuba si «dinamizzano», come preferiscono dire con un termine che si sforza di esprimere continuità e rinnovamento al tempo stesso, con l’appoggio del loro centro mondiale che fino al 2017 avrà sede a Lisbona, in Portogallo. E si riuniscono nella diocesi di Cienfuegos, storica città a 250 chilometri da L’Avana per rilanciare il loro carisma. I primi cursillos si realizzarono a Cuba 54 anni fa, nel 1962, nella provincia di Pinar del Rio. Li importò dalla Spagna un sacerdote tedesco, che se ne dovette andare lasciando il virgulto alle intemperie della rivoluzione. Ma la storiografia consolidata del movimento fa coincidere l’impiantazione vera e propria con il viaggio di Giovanni Paolo II nel 1998. Un altro sacerdote, questa volta spagnolo e gesuita, proveniente da Panama, Agustín Torranzo, chiese il permesso al vescovo di Cienfuegos Emilio Aranguren di poter avviare ufficialmente l’esperienza cursillista nella sua provincia. Il permesso ci fu e nel mese di marzo dello stesso anno ebbe luogo il primo «cursillo» maschile. Nel 2012 erano stati realizzati 41 cursillos femminili e 38 maschili nella provincia ospitante, e altri 42 di donne e 39 di uomini nella provincia di Matanzas, contabilizza il vescovo portoghese Francisco Senra Coelho che ha visitato l’Isola in occasione dello storico incontro tra papa Francesco e il patriarca Cirillo. Dopo tredici anni dal riinizio il movimento cursillista «fa una pausa di riflessione, dopo il richiamo del Papa a ritornare alle fonti» argomenta il Vescovo che in rappresentanza dell’organismo mondiale collaborerà alla nuova fase del movimento dal Portogallo. Per la prima volta a Cuba – annuncia Senra Coelho – si realizzerà un Cursillo de Cursillos anche a seguito dell’incorporazione ufficiale della realtà cubana al «Gruppo Nord America e Caraibi». In omaggio alla storia si svolgerà nella città d’inizio, Cienfuegos, e vi parteciperanno responsabili dei Cursillos di sessanta paesi e cinque continenti. 

Gustavo Clariá, di origini argentine, co-responsabile del web del Movimento dei Focolari ha battuto le comunità focolarine di Cuba all’inizio d’agosto per più di un mese, prima e dopo la visita di papa Francesco. «Le comunità sono più o meno numerose, sparse in tutta l’isola. Sono quattrocento coloro che si sentono membri impegnati del Movimento, ma il nostro foglio mensile La parola di vita a Cuba viene distribuito in 8mila copie» assicura Clariá. «Molti di più ci conoscono, simpatizzano con noi, con il nostro modo di porci». A Cuba il Movimento c’è dagli anni ’70. «I membri dei Focolari nelle varie comunità sparse sull’Isola, cercano di dare – insieme alla Chiesa – il proprio specifico contributo orientato principalmente alla formazione delle persone ai valori della fraternità, contro la “cultura della scarto”, privilegiando i più bisognosi, promuovendo l’unità nella diversità e proponendo il dialogo come metodo indispensabile per una convivenza pacifica in un Paese multiculturale» riassume Clariá. 

Ultimo arrivato, il seme di Comunione e Liberazione è stato gettato a Cuba negli anni ’80. Incontri in sordina in qualche casa di L’Avana vecchia a leggere don Giussani fino al giorno d’oggi, che le «scuole di comunità» possono essere fatte alla luce del sole e all’ombra di una Chiesa – quella cubana – rispettata dal potere politico, che ha messo a disposizione di Cl il centro culturale Felix Varela il fiore all’occhiello dell’arcidiocesi presieduta sino alla fine di aprile dal cardinal Jaime Lucas Ortega y Alamino. Negli angusti locali visitati dall’ultimo Papa, l’argentino Bergoglio, è stata inaugurata martedì 21 giugno dal nunzio Giorgio Lingua una mostra sulla vita del fondatore di Comunione e Liberazione, che dopo i pannelli, a settembre, sarà anche esposta a voce del suo biografo per eccellenza, l’italiano Alberto Savorana. 

Il Movimento è presente, oltre alla capitale, in altre tre città dell’Isola. «Oggi è una esperienza universale che non viene esportata dall’Europa» chiarisce il responsabile per l’America Latina di Comunione e Liberazione, lo spagnolo Julian de la Morena. «Posti molto diversi tra loro come L’Avana, la selva amazzonica del Perù, i quartieri poveri di Santiago del Cile, le favele di Belo Horizonte, le grandi metropoli come Città del Messico o San Paolo sono tutti luoghi, con molti altri, dove la vita e l’esperienza di don Giussani è fattore di speranza per tanti latinoamericani». Il nuovo passo di Comunione e Liberazione, anche a Cuba è all’insegna di papa Francesco. «La proposta per Cl a Cuba è seguire i discorsi del Papa nel suo ultimo viaggio. Si comincia una nuova epoca dove il dialogo e la testimonianza della fede sarà la grammatica della nostra presenza a Cuba». De La Morena rafforza il concetto in questo modo: «Né imporsi e neppure nascondersi, ma essere una presenza originale, desiderosa di incontrare le persone, molte di loro ferite, con cui fare una parte del cammino della vita testimoniando la novità che è Gesucristo». 

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