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Siamo tutti spettacolarmente disabili

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Jaren Jai Wicklund/Shutterstock

Melinda Selmys - pubblicato il 22/06/16

Imparando sulla gioia, sull'amore e sulla dignità dell'essere umano da mio figlio con necessità speciali

Era una calda giornata di fine estate, e il mio migliore amico era venuto a trovarci dopo aver vissuto vari anni in Europa. Stavamo guardando mio figlio autistico gironzolare intorno alla piscina. Sentivo come se il mio cervello stesse per sciogliersi per lo stress. Le piscine sono sempre un pericolo per i bambini, e un bimbo incapace di comprendere i comandi verbali è una sfida particolare in qualsiasi situazione. Il mio amico lo guardava. “Mi piace davvero”, ha detto dopo un po’. “È”, ha aggiunto cercando una parola adatta, “edificante”. Quel momento ha catturato due degli aspetti del prendersi cura di un bambino dalle necessità speciali sottolineati nella Amoris Laetitia: da un lato lo stress e le prove che derivano dal prendersi cura di una persona che non riesce a fare cose che la maggior parte di noi dà per scontate, dall’altro una benedizione unica che queste persone apportano al mondo.

Il papa parla in primo luogo delle difficoltà che affrontano i familiari di persone con necessità speciali, offrendo la sua gratitudine e la sua ammirazione. Poi sottolinea che un bambino con necessità speciali non è solo un peso, una croce da sopportare. “Le persone con disabilità costituiscono per la famiglia un dono e un’opportunità per crescere nell’amore, nel reciproco aiuto e nell’unità”. La presenza di un bambino con necessità speciali può anche portare la famiglia a scoprire nuovi approcci e nuovi modi di agire, di comprendere e di identificarsi con gli altri.


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La vita delle persone disabili non viene concepita solo come un complesso di necessità a cui bisogna far fronte costantemente. La vita di mio figlio non è vuota, un’odissea di sofferenza e isolamento che ha senso solo nella misura in cui testimonia la speranza distante che un giorno verrà ripristinato nel pieno “funzionamento umano” in cielo. La sua vita è significativa già ora: è “un dono”.

È stata questa dimensione della vita di mio figlio che il mio amico ha notato mentre lo guardava giocare accanto alla piscina.

Mio figlio forse non comunicherà mai cosa gli passa per la testa quando sfoglia un libro fin quando le pagine cadono a pezzi. Forse non imparerà mai a usare un bagno. Forse non sarà mai in grado di prendersi cura di se stesso o di diventare un “membro della società che dà il proprio contributo” nel senso economico della definizione. È possibile che la sua vita consista fondamentalmente nel guardare e riguardare i suoi episodi preferiti di Blue Planet, mescolare le carte e saltare e battere le mani per la gioia di fronte alle particelle di polvere che fluttuano nell’aria attraverso un raggio di sole, ma questo non rende la sua vita insignificante.

Papa Francesco afferma che la risposta amorevole che genera questa vita è un “segno dello Spirito” che è “paradigmatico” dei modi in cui dobbiamo mostrare misericordia e cura nei confronti delle persone vulnerabili. La sua vita è una rivelazione di una delle verità più profonde dell’esistenza umana.

Il nostro valore, la nostra dignità e il nostro obiettivo non derivano dalle nostre capacità. Dal punto di vista di Dio, nessuno di noi può fare qualcosa di seppur minimamente impressionante. Egli può far nascere dei mondi solo con una parola, creare la materia dal vuoto e scrivere tutte le forme misteriose di vita usando una catena di quattro basi chimiche.

Rispetto all’originale, alla cui immagine e somiglianza siamo creati, siamo tutti disabili in modo piuttosto spettacolare.

La nostra vita è breve. Le nostre idee fanno ridere. I nostri risultati saranno tutti spazzati via dal tempo. E tuttavia abbiamo un valore così incommensurabile agli occhi di Dio che è stato disposto a morire per noi su una croce. Non per via di quello che siamo capaci di fare, ma semplicemente perché la nostra esistenza lo rende felice.

Il profeta Sofonia assicura Israele che Dio “esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia” (3, 17). L’atteggiamento fondamentale di Dio nei nostri confronti è di gioia traboccante.

Il dono che mio figlio offre al mondo è manifestare questa gioia traboccante nel semplice fatto dell’esistenza. Il dono che offre a me, in particolare, è quello di ricordarmi che il mio valore come persona non deriva da ciò che raggiungo, o dai miei fallimenti. Al contrario, il significato e il valore dei miei traguardi e delle mie delusioni derivano da me.

Nel suo sorriso, nel suo stupore e nelle sue strane canzoncine offre un tipo speciale di testimonianza dell’assoluta e inalienabile dignità di ogni essere umano. E nel fare questo mi insegna nuovi modi di pensare, di vedere e di amare.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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