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Perché Dio non mi infiamma?

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© Jacob Bøtter

padre Carlos Padilla - pubblicato il 22/06/16

Spesso sento di amare un'idea di Dio ma non Dio persona

Oggi voglio soffermarmi su questa domanda. Oggi Gesù mi si avvicina e mi chiede: “Chi sono Io per te?

Vuole che gli dica che posto occupa nel mio cuore. Vuole sapere se seguo Lui o altri che non hanno parole di vita eterna.

Mi guarda come ha guardato i suoi. Mi guarda commosso aspettando la mia risposta sincera. Per questo oggi voglio guardare Gesù e rispondergli. Voglio dirgli cosa significa davvero nella mia vita. Voglio guardare il mio cuore e scoprire la sua verità in me. Egli è in me. Egli guida la mia vita, ma io spesso seguo altri.

Qual è il Gesù che seguo? Che immagine di Cristo porto impressa nell’anima?

Gesù è venuto nella mia vita per cambiarla, ma io spesso resto concentrato su me stesso, sui miei progetti, sui miei sogni. Vivo cercando la mia sicurezza e il mio cammino, e non voglio donarmi interamente. Dico di seguire Gesù ma non lo faccio sul serio. Resto in silenzio, impaurito.

Chi è Gesù per me? Vorrei dirgli che è il centro della mia vita. Che senza di Lui non ho niente. Che la mia vita è plasmata dal suo amore. Vorrei confessargli il mio desiderio di seguire sempre i suoi passi. La sua verità mi tocca nel più profondo. Voglio essere come Lui. Voglio essere Lui.

Gesù vuole che lo segua a modo mio e vuole che porti la croce, la sua croce. Mi dice cosa si aspetta da me. Io so chi è Gesù. So che ha sofferto per me. Per questo voglio camminare al suo fianco, soffrire con Lui.

A volte, però, dubito e non mi sembra tanto facile. Mi manca la forza per mettermi in cammino. Spesso preferisco salvarmi la vita. Custodirla, nasconderla, proteggerla.

So chi è Gesù, ma dubito e non so se seguirlo è tanto conveniente. Vedo la sua fine e mi fanno male i chiodi e la croce.

Oggi sorge questa domanda nel mio cuore. Chi è davvero Gesù per me? Dio desidera che gli dica che posto occupa nella mia vita.

Dove l’ho messo? Non al centro. Lì ci sono io, con i miei desideri e i miei progetti. Ma Lui non c’è. Ci sono solo io, con i miei dolori e le mie sofferenze. Io, con le mie gioie e i miei sogni.

E Lui? Da un’altra parte. Nella ragione. Là dove inizio a pensare a Lui, a quando è importante per la mia vita. Sì. Lì lo trovo.

Ma il mio cuore si raffredda perché non l’ho messo al centro della mia vita. Non voglio che si allontani dal mio cuore. Voglio amarlo di più. Voglio che sia al centro. Voglio sapere chi seguo davvero.

Spesso sento di amare un’idea di Dio ma non Dio persona. Diceva padre Josef Kentenich: “Cos’è Dio per me? Un’idea primordiale. E per questo Dio non risveglia la mia personalità. Visto che anche il nostro amore per l’io e per gli uomini è spersonalizzato, non possiamo vedere Dio se non come un’idea primordiale. Io stesso mi sono chiesto spesso: Hai pregato qualche volta come si deve? Ci consegniamo a un’idea, ma quanto è poco originale e spontaneo il nostro rapporto con Dio! Dio dev’essere una persona. Lo ammetto nella pratica?”

Non voglio che Gesù sia solo un’idea, un principio importante che determina il mio modo di essere e di comportarmi. Ha un volto, ha una voce, mi accompagna, mi abbraccia.

Oggi mi chiedo: “Mi soffermo a pregare davanti alla sua immagine, davanti alla sua croce?” Una persona mi diceva che non aveva mai pregato davanti a un Cristo crocifisso. Mi ha colpito. Forse seguiamo un Dio impersonale. Un Dio disincarnato.

Dio è diventato un’idea che risveglia il mio amore ma non mi trascina, non mi infiamma dentro, non tira fuori il meglio di me. Dio può essere il centro della mia vita solo se è una persona, se vive in me. Se ha un volto. Se passa per la mia vita, si sofferma, mi guarda. Se si rafforza nel più profondo del mio essere.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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