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In cosa consiste l’“acqua di soccorso”?

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Shutterstock / Dmitry Kalinovsky

Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 22/06/16

Come battezzare in caso di emergenza

L’“acqua di soccorso” è un’espressione propria di alcuni Paesi dell’America Latina per riferirsi al Battesimo d’emergenza.

Questo Battesimo si realizza o si deve realizzare solo ed esclusivamente quando un neonato o un bambino è in pericolo reale di morte (anche se poi sopravvive) e non c’è possibilità di ricorrere al sacerdote per il Battesimo formale.

Il Battesimo d’emergenza può essere chiamato “in articolo di morte” (quando la morte è imminente, prossima e certa) o “in pericolo di morte” (quando la morte è una possibilità).

Questo rito di mettere l’acqua sulla testa del bambino non deve mai essere compiuto in modo arbitrario o essere inteso come un rito sostitutivo e complementare, anteriore o precedente, al Battesimo, o ancora essere concepito come un rito per la buona sorte, o di protezione o come rimedio alla malattia.

L’“acqua di soccorso” non è nemmeno un simbolo del Battesimo o del rapporto con Dio.

I genitori non devono rimandare per noncuranza o per motivi senza fondamento (ottenere le risorse per organizzare una festa sontuosa, aspettare molto tempo per trovare i padrini o perché questi arrivino…) il Battesimo per mesi, e men che meno per anni.


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Per evitare problemi o Battesimi d’emergenza, si raccomanda quindi di portare il bambino dal parroco e di battezzarlo il prima possibile. L’amore per il figlio o la figlia inizia qui.

La Chiesa chiede di battezzare i bambini quanto prima, per due motivi:

  1. Per l’abitudine vigente nella Chiesa universale, che da tempo ha forza di legge, di non differire troppo il Battesimo dei neonati.
  2. Perché il pericolo di morte è maggiore nei bambini che negli adulti.

Se il neonato o il bambino non ha potuto essere portato in chiesa in sicurezza, bisogna chiamare il parroco perché amministri il Battesimo in casa. Se si è in ospedale, bisogna chiamare il cappellano.

Se per qualche motivo un bambino o un adulto non battezzato è in pericolo di morte e non c’è assolutamente la possibilità che lo battezzi un ministro ordinato, qualsiasi persona che abbia la dovuta intenzione (Can. 861,2), anche se non è battezzata, può e deve battezzare.

Quando si dice “qualsiasi persona” significa proprio questo, ovvero un uomo o una donna che abbia l’uso della ragione, indipendentemente dal fatto che abbia o meno un vincolo familiare con il bambino o il neonato. Può essere anche il padre o la madre.

Dopo questo Battesimo d’emergenza si procede a comunicarlo alla parrocchia per fare ciò che spetta, ad esempio registrarlo.

Nel caso del Battesimo di adulti se ne richiede sempre il consenso, perché non si deve realizzare contro la loro volontà.

In questo caso, chi verrà battezzato realizzerà in modo pio un atto di contrizione e il proposito di emendamento. Se la persona è in stato di debolezza o agonia, potrà aiutarla o pregare per lei (chiedendo che la segua dentro di sé) un’altra persona o chi la battezzerà.

Indipendentemente dal luogo e dalle circostanze del Battesimo, le uniche condizioni per un Battesimo di urgenza sono:

  1. Chiedere al familiare più prossimo, o in sua mancanza alla persona battezzata più prossima, di fare da padrino o madrina. Se non c’è nessuno presente e/o con un minimo di condizioni per fare da padrino o madrina, non è indispensabile la sua presenza. Sono in ogni caso esclusi da questa funzione, oltre agli atei, gli scomunicati, che in caso estremo faranno da testimoni. “Colui che amministra il Battesimo faccia in modo che, qualora non sia presente il padrino, vi sia almeno un testimone mediante il quale possa essere provato il conferimento del Battesimo” (Can. 875).
  2. Come si diceva, al momento di battezzare bisogna farlo con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa cattolica. La persona, battezzando, dev’essere consapevole di quello che fa, dando al Battesimo il valore e il rispetto dovuti.
  3. Versare l’acqua, anche non benedetta (Can. 853), sulla testa del battezzando pronunciando allo stesso tempo questa formula: “N.N., io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, senza dire Amen né aggiungere altre parole.

Non bisogna usare altre formule dubbie o ambigue, perché questo invaliderebbe il Battesimo. Sia la formula che il rito in sé sono immodificabili.


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Se il bambino non è ancora registrato, gli si può imporre il nome più conveniente (un nome collegato alla fede), e poi iscrivere la nascita nel registro civile con quel nome.

Non bisogna fare altro, né servono altre cose (fiori, candele, immagini, preghiere, libri…)

Se qualcuno senza Battesimo viene dichiarato morto clinicamente parlando (non si conosce l’istante preciso della separazione dell’anima dal corpo), si battezza sotto condizione.

Nel caso di un adulto, si può fare quando si sa che la persona l’avrebbe chiesto o si crede che il Battesimo non andrebbe contro la sua volontà.

In questo caso, chi battezza deve versare l’acqua sulla testa del battezzando dicendo contemporaneamente: “Se vivi, N.N., io ti battezzo nel nome del padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Il bambino in pericolo di morte può essere battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori, siano questi cattolici o meno (Can. 868,2), e questo si fa per precetto di carità, se si può realizzare in un’occasione opportuna e senza incitare o promuovere l’odio per la fede.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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