Anche se fresco di stampa, il libro è stato scritto molto prima delle recenti polemiche e interpretazioni sollevate da alcuni sull’esortazione apostolica «Amoris laetitia». Non si tratta dunque di un libro dedicato a questo né più in generale al pontificato e al magistero di Papa Francesco. Eppure «Oralità e magistero. Il problema teologico del magistero ordinario» (D’Ettoris editore, Crotone 2016) scritto dal teologo don Pietro Cantoni, libro specialistico con robusto apparato di note, può rappresentare un utile sussidio per quanti vogliano schiarirsi le idee in merito a che cosa sia o non sia magistero.
L’autore fa notare come nella Chiesa cattolica via sia un primato originario dell’oralità rispetto al testo scritto. Gesù Cristo, al contrario di altri fondatori di religioni, non ha scritto un libro, non ha lasciato una raccolta di massime o di ammonimenti. Ha lasciato piuttosto dei testimoni viventi, cioè coloro che avevano condiviso con lui gli anni della vita pubblica, essendo testimoni della sua morte e resurrezione. Che il criterio della testimonianza oculare sia fondamentale emerge molto bene dal brano degli Atti degli Apostoli nel quale viene descritto il modo in cui si sceglie chi cooptare tra i dodici dopo la morte di Giuda. Il criterio è quello di esserci stati, presenti e testimoni di ciò che Gesù ha operato.
A questo primato dell’oralità è necessario ricorrere per comprendere che cosa siano l’autorità e il Magistero nella Chiesa. Don Cantoni spiega inoltre che cosa sia la Tradizione, particolarmente sottolineata dal Concilio di Trento accanto alla Scrittura. Ma così facendo i padri del Tridentino non avevano voluto affiancare un nuovo libro a quello già esistente della Bibbia, quasi raddoppiando i libri sacri, come se la Tradizione fosse un secondo necessario manuale d’uso che chiunque può consultare alla bisogna e applicare. Anche in questo caso, spiega l’autore, l’oralità è importante. E dunque se è vero che la Tradizione vivente della Chiesa si esprime anche attraverso i documenti, essa parla soprattutto attraverso l’insegnamento quotidiano dei Pontefici.
Recensendo il volume sul Sussidiario.net, il sociologo Massimo Introvigne ha proposto a questo riguardo un’esemplificazione che non è contenuta nel libro: «Chi protesta contro lo stile per molti versi nuovo di Papa Francesco che di rado propone definizioni ma si esprime attraverso la narrativa, la storia, l’aneddoto, l’omelia non comprende che questo modo di trasmettere l’insegnamento della Chiesa è in effetti eminentemente “tradizionale” e corrisponde proprio al primato dell’oralità».
Il saggio di don Cantoni approfondisce inoltre la distinzione tra Magistero straordinario e ordinario e l’infallibilità.