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Lo yoga è compatibile con il cristianesimo?

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Aleteia - pubblicato il 21/06/16
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Un semplice esercizio fisico per ritrovare un equilibrio interiore ormai smarrito?Il contenuto religioso dello yoga, situato all’interno dell’induismo, non è compatibile con la dottrina professata dal cristianesimo, perché la sua base è il panteismo. Seguendo le indicazioni del Concilio Vaticano II e del magistero di Benedetto XVI, possiamo tuttavia riconoscere, conservare e promuovere valori socio-culturali antichissimi, che lo yoga contiene e che possono aiutarci a sviluppare meglio la spiritualità cristiana.

Lo yoga si inscrive all’interno della tradizione religiosa dell’induismo, una religione millenaria dell’India precedente al cristianesimo e distante da esso.

Indù è una parola persiana che significa indiano. Si dava questo nome agli abitanti della valle dell’Indo, che svilupparono una cultura urbana molto avanzata, organizzata in modo centralizzato. Questi popoli vivevano sulle rive del fiume Gange, tra il 3.000 e il 1.500 a.C., prima dell’arrivo dei popoli arii del nord in varie ondate; furono necessari altri 200 anni perché, avanzando lentamente verso est, giungessero, intorno all’anno 1000 a.C., al corso superiore del Gange. Invasero il Paese sottomettendo i suoi abitanti e introducendo la propria religione. Gli arii diedero anche vita al sistema sociale delle caste, che perdura ancora oggi. Tutto questo sfociò nel cosiddetto induismo classico o storico, periodo in cui questo acquisì la sua forma tipica e che va dal 400 a.C. al 500 d.C.

2. Lo yoga comprende i grandi principi dell’induismo: dharma, karma e samsara. In sé, lo yoga è una disciplina fisica e psicologica che permette alla persona di “incontrare se stessa”. Gli asana o posizioni dello yoga, forse l’aspetto più noto, permettono alla persona di trovare un equilibrio interiore.

Nell’induismo, il dharma costituisce la realtà essenziale del cosmo, della società e dell’essere umano. È l’ordine che regna tra gli dei, attribuendo a ciascuno una funzione e un intervento. In natura, il dharma è il ciclo degli astri e delle stagioni, che regola l’arrivo del raccolto e il fiorire delle piante. È l’ordine che regola la gerarchia delle caste e l’ordine morale per il quale ogni persona agisce secondo il proprio dovere, ovvero rispettando le leggi degli dei, della natura e della società.

Il karma, un parola indostana-sanscrita, indica l’“opera” o l’“azione”. Più concretamente, è la forza “invisibile” che promana da tutti gli atti umani. Questa energia è quella che rende l’anima prigioniera di un corpo e costringe alla reincarnazione. Il karma è come il bilancio delle nostre azioni, buone e cattive, e influisce molto profondamente sulla mentalità indù, perché è il fondamento della spiegazione del destino umano. La moksa o liberazione, si raggiunge quando la virtù, la conoscenza e l’amore di Dio eliminano il peso del karma, che esige che l’io rinasca. Il samsara o “flusso dell’esistenza”, è una parola sanscrita che indica il ciclo composto da nascita, morte e rinascita, e coinvolge sia le persone che l’intero universo.

Hatha, Bhakti e Raja Yoga

La parola sanscrita yoga deriva dalla radice yug, che significa originariamente mettere accanto, adattare, collegare, unire in un tutt’uno, in generale con l’intenzione di giungere a qualche risultato.


L’Hatha-Yoga è una disciplina fisica e psicologica che combina l’apprendimento e la pratica di asana, pranayama e meditazione: a) Asana, parola sanscrita che vuol dire “restare in una determinata posizione”. Il termine si riferisce specificatamente a tutte le posizioni o gli esercizi di Yoga che favoriscono la flessibilità e rafforzano lo scheletro, e i sistemi muscolare, ghiandolare e nervoso; b) Pranayama fa riferimento alla pratica respiratoria, dove prana si riferisce all’aria o energia vitale e yama è il controllo di quell’energia; c) Meditazione, che si raggiunge progressivamente fino ad arrivare all’unione della coscienza individuale con l’assoluto. Il cammino del sapere o della conoscenza, il Raja-Yoga, tra tutti i cammini di liberazione in India è quello che gode della massima considerazione. La bhakti o corrente mistica indù è una parola sanscrita che significa “condividere” o “partecipare”. Si tratta di una relazione personale tra il credente e il suo Dio. Il cammino del cuore o bhakti è accessibile a tutti. Bhakti è un movimento reciproco, una “reciproca comunicazione tra Dio e l’uomo”.

Gli asana o posizioni dello yoga, forse l’aspetto più noto, permettono alla persona di trovare un equilibrio interiore. La parola sanscrita asana significa “postura” e fa riferimento a una determinata posizione che viene adottata dal corpo fisico nella pratica dello Hatha Yoga. Ogni asana ha un triplice effetto: fisico, emotivo e psichico. L’obiettivo della meditazione è raggiungere quello stadio di pace profonda in cui si sperimenta una gioia senza ragione, come natura fondamentale dell’essere umano.

3. La base spirituale dello yoga è il panteismo, e in quanto tale non è compatibile con il cristianesimo. Come disciplina psicologica e fisica, e a patto che venga purificata del suo contenuto religioso, può aiutare le persone a “riscoprire” la propria interiorità. Gli induisti praticano lo yoga come uno dei mezzi più efficaci per ottenere la piena coscienza e autorealizzazione, la liberazione da tutto ciò che è sensoriale e transitorio, dalla catena delle reincarnazioni, e per raggiungere la dissoluzione nel Brahman. Per questo lo yoga è sempre impregnato di panteismo. Bisogna tener conto del fatto che lo yoga, come in generale la religiosità indù, tende alla svalutazione del lavoro nel mondo e delle realtà sociali, alla mancanza totale di preoccupazione per la promozione umana e socio-culturale propria e altrui oltre a credere nella reincarnazione delle anime e nella riduzione del perfezionamento umano al dominio di sé senza preghiera né uno spiraglio per l’intervento della grazia divina.

In Occidente, dove per molto tempo è stata divinizzata la ragione, viviamo rivolti verso l’esterno nella civiltà dell’immagine e non sappiamo parlare con il corpo, un cristiano può però assimilare dallo yoga, nel cammino ascetico di trovare il suo essere autentico per aprirsi a Dio, l’insieme di tecniche e di esercizi fisici, ginnastici, respiratori, le risorse psico-mentali e di concentrazione, il tutto spogliato del suo sfondo panteista.

Al riguardo, bisogna segnalare due elementi che si stanno riscoprendo in Occidente sull’importanza dell’interiorità della persona e possono aiutarci a valorizzare ciò che di positivo c’è nello yoga:

a) La tradizione della Preghiera Interiore o del Cuore, nota con il nome Esicasmo, che appartiene alla Tradizione Ascetica della Chiesa d’Oriente ed è molto antica.

b) Il secondo elemento sono i nuovi apporti sull’“Intelligenza Spirituale” come elemento unificatore tra l’Intelligenza Razionale e l’Intelligenza Emotiva. Se l’Intelligenza Emotiva (IE) apporta emozioni, l’Intelligenza Razionale (IR) apporta ragioni, e l’Intelligenza Spirituale dà il senso all’una e all’altra con la sua saggezza. Se la (IE) matura conoscendo le emozioni, la (IR) approfondisce conoscendo le cause e le conseguenze, mentre l’Intelligenza Spirituale (IES) matura con il silenzio per entrare nella profondità di noi stessi, ricevere l’illuminazione della Fede e trovare il senso della vita.

4. Al riguardo, bisogna tener conto delle indicazioni del Concilio Vaticano II e del magistero di papa Benedetto XVI. I riflessi di verità esistenti in altre concezioni può far sì che un cristiano si renda più conto della profondità e del realismo della dottrina di Gesù. Su questa linea si esprime il Concilio Vaticano II nella Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane.

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