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Quando Bergoglio ha affrontato la mafia

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Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia - pubblicato il 21/06/16
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Parlano Gustavo Menéndez e gli altri sindaci argentini del Patto di Sant’Antonio, uniti contro la corruzione, il narcotraffico e il cambiamento climaticoJorge Mario Bergoglio contro la mafia. Sembra il titolo di un film di Francis Ford Coppola. In realtà il Santo Padre ha realmente affrontato questo male; non per sentito dire ma sulla propria pelle. Nelle baraccopoli e nella provincia argentina.

Con i suoi gesti – di ieri e di oggi – Francesco ha ispirato 400 politici del suo paese a lottare contro le ingiustizie, affinché non cadano gradualmente nel vortice della corruzione. E con Laudato Si, l’eco della sua dottrina sociale è diventata internazionale.

Più precisamente, il Papa ha recentemente dichiarato di aver personalmente subito la mafia di chi è stato sindaco di Merlo (Buenos Aires, Argentina) per 24 anni, Raúl Othacehé.

Il Vescovo di Roma lo ha ammesso durante un incontro informale, tenutosi il 21 aprile 2016 in Piazza San Pietro, con l’attuale sindaco Gustavo Menéndez, promotore del Patto di Sant’Antonio di Padova (più avanti spiegherò di che si tratta).

La mafia di Othacehé non le dà fastidio? Io l’ho subita sulla mia pelle“, ha detto Francesco a Menéndez.


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Intervistato da AleteiaMenéndez ha confermato che “padre Bergoglio sapeva della persecuzione di sacerdoti a Merlo, da parte del sindaco precedente (Othacehé)”.

Il sindaco ha ammesso di essere “rimasto scioccato” dalla domanda che il Pontefice ha fatto “senza girarci intorno”.

L’allora arcivescovo di Buenos Aires (e futuro pontefice) aveva preso posizione a favore del sacerdote Miguel Belo e di un’intera comunità, difendendoli dagli attacchi degli uomini di Othacehé, intenzionati a difendere (senza troppi scrupoli) interessi privati.

Il precedente della lotta alla mafia di Bergoglio

Secondo quanto ha raccontato Menéndez ad Aleteia, “l’attacco contro i sacerdoti si è fatto strada attraverso la diffamazione: sono stati pubblicati opuscoli nei quali i religiosi venivano dipinti come spacciatori di droga ai minori, e nei quali veniva detto che avevano mogli e figli”.

Circa 8 anni fa, Bergoglio ha percorso le strade di Pontevedra per sostenere i sacerdoti diffamati da parte del governo municipale di Othacehé, che inviava “spie a Messa, che registravano la funzione e perseguitava i religiosi”.

Per cui “l’arcivescovo di Buenos Aires ha deciso di recarsi a Merlo e officiare una messa nella parrocchia di Padre Miguel Belo, il sacerdote più perseguitato”, ha detto l’attuale sindaco.

Durante la funzione si sono infiltrati dei violenti. “Un gruppo di persone ha cominciato a lanciare oggetti e uova contro Bergoglio, ma fortunatamente nessuno è riuscito a colpirlo. La gente lo ha difeso, mettendo fine a quella follia”, ha detto.

Per molti anni, il popolo è stato tenuto in ostaggio, sottomesso e perseguitato. “Le loro proprietà sono state messe all’asta, le attività commerciali chiuse, le famiglie rovinate, gli oppositori sono stati mandati in carcere, i candidati eletti dalla volontà del popolo sono stati espulsi dal Consiglio, ci sono stati proiettili, spari, morti…”.

Un sistema mafioso che sembra essere lontano dall’immagine dell’Argentina fatta di tango, buona carne e calcio.

“Ci sono state molte vittime: commercianti, politici, persone comuni. In quanto avversari, abbiamo subito attacchi fisici rivolti a noi e alle nostre famiglie”, ha confermato Menéndez.

Bergoglio ha mostrato i muscoli alla corruzione

In quest’atmosfera di tensione, la visita dell’arcivescovo Bergoglio nella città di Merlo è servita da incentivo ed ha reso un po’ più calma la vita dei sacerdoti e del popolo in generale.

Ma le intimidazioni si sono intensificate “dopo poco tempo e il sacerdote Belo è dovuto andare via, cercando rifugio in una delle istituzioni della Chiesa all’infuori del territorio della Città”.

Il gesto dell’arcivescovo Bergoglio e la presa di coscienza dei cittadini sono state tappe fondamentali per una resistenza pacifica e organizzata contro la mafia di Raúl Alfredo el Vasco Othacehé.

È arrivato il tempo di Dio per mettere fine alla mafia

Menéndez ha raccontato di essere andato a Roma, due anni fa, per chiedere la benedizione a papa Francesco. “Sapevamo che stavamo affrontando un modo molto sporco di fare politica in Argentina”.

Papa Francesco – ha detto Menéndez – lo ha congedato “con un messaggio” che l’ha cambiato: “Non permettere a nessuno di rubare i tuoi sogni, non smettere di darti da fare, perché il tempo di Dio è perfetto. Né un secondo prima, né un secondo dopo”.

Poi il momento in cui Merlo sconfiggerà la mafia è finalmente giunto: nel 2015 Menéndez ha infatti vinto le elezioni, destituendo Othacehé.

“Abbiamo vinto le elezioni e poco tempo fa siamo venuti a ringraziare papa Francesco per la benedizione. Siamo rimasti sorpresi dai suoi commenti sulla mafia”, ha detto Menéndez riferendosi alla storia appena citata.

Il Patto di Sant’Antonio di Padova

Ma c’è stato un altro sviluppo positivo, a parte l’aneddoto: l’azione contro la corruzione, il narcotraffico e la mafia, concretizzatasi nella sottoscrizione del Patto di Sant’Antonio di Padova – da parte di un gruppo di 400 sindaci argentini (da gennaio 2016) – un accordo ispirato all’enciclica Laudato Sí.

In seguito all’impegno contro la mafia dell’arcivescovo Bergoglio, questo gruppo di sindaci argentini sta seguendo i suoi passi, applicando la dottrina sociale della Chiesa.

In questo caso l’enciclica Laudato Sí è riuscita ad ottenere adesioni tra i politici che vogliono servire il bene comune lottando contro i mali che derivano dalla corruzione globalizzata: cambio climatico, povertà e ingiustizia sociale.

Papa Francesco ha infatti ispirato il Patto di Sant’Antonio di Padova, hanno spiegato Gustavo Menéndez e Mariano Mera, che hanno esortato i loro colleghi sindaci a firmare il Patto.

La firma di questa iniziativa, lanciata il 18 gennaio 2016, ricorda l’opera del santo portoghese – che ha predicato la conversione in tempi secolarizzati, senza fede e tumultuosi – che la Chiesa celebra ogni 13 giugno.

“All’inizio eravamo in nove”, ha detto Menéndez, “oggi ci sono anche sindaci di altre regioni dell’Argentina, i cinque principali sindacati nonché diverse associazioni di magistrati”.

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Lo scorso 25 maggio, dopo l’Udienza Generale, papa Francesco ha dedicato qualche minuto ai suoi connazionali coinvolti in politica

Lo scorso 25 maggio questi politici locali hanno avuto modo di incontrarsi in Piazza San Pietro con papa Francesco, dopo l’Udienza Generale. Hanno ribadito il loro impegno a perseguire la causa, ispirati dalla guida del Pontefice, coerente con la sua vita passata di pastore di periferia.

Superando le rivalità politiche Juan Zabaleta, sindaco di Hurlingham, ha detto che “invece di riempirsi la bocca del Papa”, sarebbe meglio “ascoltarlo e poi mettere in pratica le sue parole“.

“Lavoriamo per mettere sopra ogni cosa i valori della solidarietà e della giustizia“, ha dichiarato, “che è ciò su cui ha messo enfasi Francesco in Laudato Sí… molti sindaci argentini hanno sposato questa causa e ne hanno parlato con il Papa in Vaticano. Siamo pieni di fede e speranza”, ha ribadito Zabaleta.

La corruzione mina l’ambiente

Da parte sua, il sindaco Francisco Charres ha dichiarato che il Patto di Sant’Antonio di Padova è un impegno cristiano. “Significa evangelizzare nell’ambito della politica. Molte volte la politica ha preso spunto dalla dottrina sociale della Chiesa, ma sempre su aspetti singoli e isolati”.

Poi ha sottolineato la necessità di lottare contro “la corruzione” e di promuovere “la trasparenza dello Stato”, come richiesto da papa Francesco.

“Significa avvicinare lo Stato al popolo e viceversa”. E questo, ha detto, “è la migliore garanzia di trasparenza, che si traduce poi in una migliore qualità della vita per tutti i nostri cittadini”.

Pregare per una politica vicina a Dio

Franco Laporte, esponente politico di San Miguel, ha invece detto che papa Francesco ha una “pienezza spirituale” fondamentale nella vita sociale, con il suo “messaggio di lotta all’ingiustizia terrena e di affermazione della giustizia divina”. E ha dichiarato che papa Francesco ci aiuta ad “avvicinarci a Dio con la preghiera e attraverso il suo messaggio”.

Ha inoltre affermato di chiedere a Dio, ogni giorno, di aiutarlo ad applicare questi insegnamenti nella sua vita politica e privata. Come? “Essendo solidali e portando avanti i valori nella vita sociale, famigliare e politica. Cercando di stendere sempre la mano verso chi ne ha bisogno“.

Queste parole possono avere un valore politico diverso, ma i sindaci sono d’accordo sul fatto che aderire al Patto significhi impegnarsi integralmente in questa missione cristiana a favore degli ultimi e dell’ambiente.

“Ovviamente  – ha aggiunto Laporte – siamo tutti fallibili, abbiamo molti difetti, siamo tentati di peccare, ma credo che il cristianesimo offra una possibilità di redenzione, di confessione, di vicinanza a Dio“.

E poi, “come insegna Francesco, la preghiera permette di avvicinarsi a Cristo“, ha spiegato.

Ha anche parlato del beneficio della preghiera per un buon politico. “Non bisogna pregare aspettandosi una risposta immediata, ma bisogna usare la preghiera come elemento perenne di avvicinamento – per noi che siamo così terreni – verso Cristo e Maria”.

La cattiva politica che tira il talare di papa Francesco 

La politica, nel frattempo, tenterà di tirare papa Francesco per il talare, per sfruttare la sua immagine. Di questo sono consapevoli i sindaci.

“È sbagliato confondere l’immagine di quest’uomo (il Papa) con la piccolezza delle questioni politiche, locali e di partito.

Pensare che Francesco sia qui per badare alle questioni minori – che hanno a che fare con la nostra miseria in termini politici e sociali – è un peccato su cui chi lo commette ha di che riflettere”, ha detto Franco Laporte.

“Francesco è qui per aiutare noi, per aiutare l’Argentina e per aiutare il mondo. Per suggerirci la prospettiva di un esponente sociale e spirituale di fondamentale importanza”, ha sottolineato.

Bergoglio e le sue radici argentine

“Per noi è una grande benedizione il fatto che il Papa sia argentino e che abbia forti radici nel nostro paese; poiché è qui che ha vissuto, e poiché è stato anche un pastore della nostra comunità, dobbiamo avere grande considerazione di lui”, ha detto.

Questi politici sanno che seguire le orme di papa Francesco non è un compito facile. “Ci poniamo l’obiettivo di tentare – seppur con molte imperfezioni – di imitarlo in ogni sua azione”.

Il Successore di Pietro “non deve essere giudicato se visita questa persona o se dà il Rosario a quell’altra persona… perché così come Cristo, anche lui deve ricevere tutti, deve provare ad ascoltare ogni peccatore, quali siamo tutti noi”, ha sottolineato Laporte.

“Ognuno ha i propri peccati. Lui ci confessa e prova ad avvicinarci all’immagine celeste. È questa la funzione spirituale del Papa, e quando qualcuno vuole sfruttarla per delle manovre politiche, per delle speculazioni di partito o per delle questioni locali, penso che stia commettendo un errore. Papa Francesco è qui per aiutarci”, ha spiegato.

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Bergoglio non divide l’Argentina, anzi…

“A qualcuno dà fastidio che Francesco sia un pastore che odora di pecore, e non un pastore che odora di incenso”, ha commentato Gustavo Menéndez, promotore dell’iniziativa del Patto di Sant’Antonio di Padova.

“Non credo, dunque, che ci sia una vera polarizzazione in Argentina. Il 90% (se non di più) delle persone ha una fiducia assoluta, che non crolla, nell’opera globale che sta facendo Francesco.

Ci sono poi alcune parti interessate a ostacolare il cammino che sta portando avanti verso tutti da qui, da Roma”, ha osservato.

“Quando il mio vescovo Marlon Moreno mi ha regalato una copia dell’enciclica Laudato Si, e mi sono posto l’obiettivo di leggerla in profondità e di analizzarla insieme agli altri sindaci, ci siamo resi conto che era ben più di un semplice manifesto sulle questioni climatiche”.

“A nostro modesto parere, si tratta della maggiore denuncia di come la corruzione politica si stia espandendo in tutto il mondo, di come l’uomo abbia costruito un nuovo dio dai piedi di argilla, cioè il denaro”, ha sottolineato Menéndez.

I punti principali del Patto di Sant’Antonio di Padova

In questo senso, “la Corte Suprema sta lavorando su diversi punti; il primo è la lotta al narcotraffico, il secondo è il contenimento delle vittime e la prevenzione della tossicodipendenza infantile, la lotta per le tre T di cui ha parlato Francesco: tetto, lavoro (in spagnolo trabajo, ndt) e terra“.

Altri ambiti di interesse del Patto sono “a lotta per porre fine alla malnutrizione, all’abuso e al lavoro dei bambini. L’accesso all’acqua potabile, a difesa della famiglia e la difesa della vita sin dal concepimento”.

“Ed è molto importante che ogni firmatario del patto non sia qui per farsi una fotografia, ma che assuma un impegno duraturo affinché sia un militante del corpo dottrinale su cui ci sta illuminando Francesco”, ha aggiunto.

Pertanto, ha concluso, “il patto non parla di guerra, ma di fraternità. Come dice Francesco, si tratta di combattere la cultura dell’indifferenza con la rivoluzione della solidarietà”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]