3. Nel mondo esistono persone davvero buone e affamate di verità
Il Cammino deve essere vissuto con l’approccio di incontrare l’altro. Naturalmente ho trascorso dei momenti di preghiera e di riflessione personale, ma ho avuto anche momenti di conversazione con gli altri pellegrini (senza alcuna pianificazione). Momenti per conoscerli, per farmi conoscere, per condividere la vita. È stato davvero gratificante incontrare persone di qualsiasi età e provenienza – che non avrei mai pensato di conoscere – e condividere con loro le cose più quotidiane. E comprendere che nel mondo ci sono davvero delle persone dal cuore d’oro, che cercano Dio (a volte senza neanche rendersene conto) e che vogliono cose buone e autentiche per la propria vita. Nonostante le differenze culturali che possano esistere.
4. L’allegria della vita in Cristo porta il prossimo a porsi delle domande
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In questa dinamica di incontro continuo con l’altro, dal momento che sono stato me stesso, ho notato che c’è qualcosa che viene accolto sempre positivamente: l’allegria che viene da Dio. Spinge gli altri a mettersi in discussione, trasforma la vita delle persone. Quando abbiamo la consapevolezza che Dio vive nel nostro cuore, e non permettiamo a noi stessi di offuscare questa presenza, emaniamo felicità. E quest’allegria contagia gli altri, che si porranno delle domande e si metteranno in discussione. Ne nasceranno relazioni di amicizia solide e durature.
5. Pregare per gli altri ti fa sentire più unito a loro
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Durante il mio pellegrinaggio ho avuto anche l’opportunità di intercedere per molte persone, di offrire la mia preghiera al Signore e di frequentare la Messa quotidiana nei vari villaggi in cui mi sono trovato. Ho pregato per gli amici, per i miei parenti e persino per gli sconosciuti che ho incontrato durante il Cammino. Pregare per i loro sogni, per i loro obiettivi e per le situazioni che li preoccupavano è stata un’esperienza straordinaria, perché mi sono sentito più vicino a tutti loro.
6. Dio parla costantemente attraverso la Creazione
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E ultimo, ma non di importanza, il contatto con la Creazione. Ho visto paesaggi mozzafiato, pieni di colore e di vita. La meraviglia che ho visto non ha fatto altro che rimettermi ancora di più nelle braccia del Creatore, ringraziandolo per avermi dato l’immensa grazia di trovarmi lì, ad ammirare l’opera della Sua mano. Dio ci continua a chiamare, giorno dopo giorno, attraverso le meraviglie della natura. E questo è un motivo per cui glorificarlo e ringraziarlo di ogni cosa che abbiamo.
«La stanchezza dell’andare, la varietà dei paesaggi, l’incontro con persone di altra nazionalità, li aprono a ciò che di più profondo e comune ci unisce agli uomini: esseri in ricerca, esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un’esperienza di grazia, di carità e di pace, di perdono e di redenzione. E nel più nascosto di tutti questi uomini risuona la presenza di Dio e l’azione dello Spirito Santo. Sì, ogni uomo che fa silenzio dentro di sé e prende le distanze dalle brame, desideri e faccende immediati, l’uomo che prega, Dio lo illumina affinché lo incontri e riconosca Cristo. Chi compie il pellegrinaggio a Santiago, in fondo, lo fa per incontrarsi soprattutto con Dio» (Papa Benedetto XVI, durante la Messa in occasione dell’Anno Santo Compostelano in Plaza del Obradoiro, Santiago de Compostela – 6 novembre 2010).
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[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]