Forse non c’è modo migliore di smascherare la follia degli studi gender con l’ironia. Ognuno può essere “quel che si sente”, indipendentemente dal suo sesso biologico, afferma infatti la teoria di genere.
Non solo uomo e donna, quindi, ma spazio aperto alla fantasia. Secondo la Australian human rights commissionesisterebbero ben 23 generi sessuali: omosessuali, bisessuali, transgender, trans, transessuali, intersex, androgini, agender, crossdresser, drag king, drag queen, genderfluid, genderqueer, intergender, neutrois, pansessuali, pan gender, third gender, third sex, sistergirl e brotherboy. Anche se in realtà c’è chi non si riconosce nemmeno in essi ed è una forma di discriminazione non considerare chi si “sente” qualcos’altro oltre alla stretta catalogazione della commissione australiana.
Chi volesse davvero non discriminare nessuno, inoltre, dovrebbe citare tutte le migliaia di generi inclusivi possibili quando si rivolge ad un platea, non limitandosi a “signori e signore”. Una società davvero inclusiva deve aprirsi al diverso e alla diversità. Steffen Königer, deputato del parlamento regionale di Brandeburgo (Germania) ha voluto prendere sul serio la comunità Lgbt e il 9 giugno scorso è intervenuto a nome del suo partito, l’Alternative für Deutschland (AFD), in risposta ad una proposta dei Verdi per “l’accettazione della diversità, dei generi sessuali e dell’autodeterminazione contro l’omofobia a Brandeburgo”, utilizzando un linguaggio “inclusivo” e “non discriminatorio”.
Dopo aver cortesemente salutato il presidente del parlamento, ha voluto introdurre il suo discorso salutando tutti i più noti (e presunti) generi sessuali: «gentili signore e signori, gentili omosessuali, gentili lesbiche, gentili androgini, gentili bi-genders, gentili transessuali…». I saluti sono durati due minuti, al termine dei quali ha espresso, in due secondi, la posizione contraria del suo partito alla proposta.
Il video, qui sotto, è diventato ben presto virale, aprendo gli occhi di molti sull’omo-follia dell’esistenza di un genere separato dal sesso biologico. Tesi respinta perfino da una delle più attive militanti arcobaleno d’Italia, la filosofa Michela Marzano, che ha affermato: «il corpo non è solo qualcosa che si “ha”, ma anche e soprattutto qualcosa che si “è”, prima della certezza che è la vita che impone il corpo a ognuno di noi e che non possiamo sbarazzarcene senza sbarazzarci al tempo stesso della nostra esistenza. Il nuovo mito, oggi, è proprio questo: cancellare ogni dipendenza. Non solo le dipendenze affettive, ma anche quelle biologiche. Il corpo fa resistenza. La realtà non si piega, altrimenti si rischia di pervertire la volontà di potenza e, credendosi onnipotenti, ci si dimentica che l’immutabile che è nell’anima lo si raggiunge solo contemplando l’immutabile che è nel corpo». Nessuno nasce nel “corpo sbagliato”, perché il corpo è ciò che si è.