«La sofferenza che state vivendo, anche se riguarda direttamente la vostra terra, interpella le coscienze dei singoli e dell’intera comunità internazionale». E’ quanto ha affermato il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, nel corso della visita ufficiale che sta compiendo in questi giorni, dal 16 al 20 giugno, in Ucraina. Si tratta di un viaggio importante con il quale la Santa Sede vuole ribadire prima di tutto la propria vicinanza e solidarietà concreta con la popolazione colpita dal conflitto e dalle sofferenze che ne sono derivate. Quindi il cardinale rinnova anche gli stretti legami con la Chiesa greco-cattolica del Paese, una presenza importante nel cuore dell’oriente ortodosso.
Ma appunto il messaggio portato da Parolin è quello dell’amicizia con l’Ucraina e della convivenza pacifica fra religioni, culture e realtà politiche diverse, un messaggio di dialogo e riconciliazione pure ribadito dal Papa nel recentissimo incontro con la Roaco – la Riunione delle opere di aiuto per le chiese orientali di cui fa parte anche l’Ucraina. Francesco, rivolgendosi a nunzi e rappresentanti delle varie chiese, ha espresso fra le altre cose l’auspicio «che si possa procedere secondo le indicazioni dei miei predecessori, nel rispetto del diritto proprio di ciascuno, senza spirito di divisione, ma favorendo la comunione nella testimonianza dell’unico Salvatore Gesù Cristo. Tale comunione, in ogni parte del mondo dove cattolici latini e orientali vivono fianco a fianco, ha bisogno delle ricchezze spirituali dell’Occidente e dell’Oriente».
In ogni caso il Segretario di Stato vaticano, appena arrivato in Ucraina, ha richiamato l’Europa a una piena assunzione di responsabilità verso Kiev, cioè a non dimenticarla e a non dimenticare il suo destino. E’ l’Europa, ha detto il porporato, «a doversi sentire responsabile del destino di quest’area geopolitica» e a farlo «con generosità e lungimiranza, senza guardare solo a interessi economici o strategici». Parolin nel corso della visita, avrà sia colloqui di carattere religioso che istituzionale, e in questo contesto ha avuto modo di incontrare il presidente Petro Poroshenko. Il Segretario di Stato farà tappa anche al Maidan, cioè nella piazza di Kiev in cui ha avuto origine la rivolta che ha portato al rovesciamento del potere e all’indipendenza da Mosca. Quindi visiterà il museo dell’Holodomor, cioè la grande carestia degli anni ’30 del ’900 che colpì il Paese e fu causata dalle politiche di Stalin.
Ma uno dei temi fondamentali di questa visita, resta quello della crisi umanitaria in cui versa il Paese dall’inizio delle ostilità con Mosca, con la conseguente separazione della Crimea e l’inizio dei combattimenti nelle zone contese. Se per ora le armi tacciono grazie agli accordi internazionali, le ostilità e i problemi non sono finiti. Moltissimi gli sfollati interni, i profughi, la gente rimasta senza casa o che si è vista separata da parenti e amici. Un dramma umanitario che ha colpito, come sempre avviene, in modo particolare anziani e bambini. Per questo Parolin porta con sé i proventi della colletta lanciata dal papa per l’Ucraina lo scorso 24 aprile in tutte le parrocchie europee.
Un aiuto concreto destinato alla popolazione senza distinzione di credo, di appartenenza etnica o nazionale. Parolin ha voluto subito visitare la città di Zaporizhia, nella parte più orientale del Paese, proprio là dove sono particolarmente numerosi i rifugiati e le vittime della violenza che ancora dilania alcune aree del Paese. E in questa regione – in cui a volta si entra in una sorta di zona grigia dove non sempre è chiaro quali autorità abbiano il controllo su un determinato territorio o vi sono aree sottratte del tutto alla giurisdizione di Kiev – verranno distribuiti in primo luogo gli aiuti provenienti dai cattolici europei, come ha spiegato lo stesso Segretario di Stato, di fronte ai rappresentanti delle diverse confessioni religiose presenti nella regione.
«Nell’assegnazione degli aiuti umanitari – ha detto il cardinale – non vi sarà alcuna distinzione di convinzione o appartenenza religiosa, etnica o linguistica. La sola condizione è che si tratti di persone in condizione di reale necessità». «In questa azione – ha aggiunto – non vi è alcun intento di proselitismo e anzi la speranza del Papa è che quante più persone possibile, soprattutto tra i credenti, partecipino a questo gesto di carità voluto dalla Chiesa cattolica». Allo stesso tempo, il cardinale ha indicato alcune categorie più vulnerabili di altre che soffrono a causa del conflitto fra Kiev e Mosca e per questo bisognose di aiuto, come «bambini, anziani e famiglie monoparentali con figli piccoli, persone che hanno perduto la casa, vittime di traumi fisici o psicologici» e «chi ha subito torture e altre forme di maltrattamento». Non va infatti dimenticato che i morti già accertati sono quasi diecimila, a queste vittime vanno poi aggiunti dispersi, sequestrati, detenuti senza processo regolare e un gran numero di feriti, uno scenario nel quale si delinea tutta la drammaticità di un conflitto denunciata pure dal cardinale Parolin in Ucraina.