Appena giunto in Ucraina come inviato del Papa, il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha voluto subito visitare la città di Zaporizhia, nella parte più orientale del paese, proprio laddove sono particolarmente numerosi i rifugiati e le vittime della violenza che ancora dilania le aree circostanti della regione. Subito il pensiero del Porporato – riferisce la Radio Vaticana – è andato al dramma dei bambini, prime vittime delle mine che infestano i terreni su cui si è combattuto.
Rivolgendosi ai rappresentanti delle Chiese e delle confessioni religiose della città, il cardinale Parolin non ha esitato a condannare il conflitto in atto nel Paese come subdolo e pericoloso per tutta l’Europa, un esempio di quella «guerra mondiale a pezzi» denunciata tante volte da papa Francesco. «La sofferenza che state vivendo – ha detto l’inviato del Papa – interpella le coscienze dell’intera comunità internazionale». Ed è per questo che papa Francesco ha esortato le comunità cattoliche d’Europa a dedicare una speciale colletta in favore dell’Ucraina sofferente come segno di solidarietà concreta.
Le risorse raccolte con la colletta, più altre stanziate personalmente da papa Francesco, sono state consegnate dal cardinale Parolin a un apposito comitato tecnico, presieduto da monsignor Jan Sobilo, vescovo ausiliare di Kyiv-Zaporizhia, con destinazione esclusiva in favore delle vittime della violenza nella parte orientale dell’Ucraina. «Nell’assegnazione degli aiuti umanitari – ha ribadito il Porporato escludendo categoricamente qualsiasi intento di proselitismo – non vi sarà alcuna distinzione di convinzione o appartenenza religiosa, etnica o linguistica. La sola condizione è che si tratti di persone in condizione di reale necessità».