Se l'anima non è immersa nella gioia, cercherà istintivamente alcune compensazioni
Temo il fatto di essere troppo rigido nella vita. Con me stesso. Con altri. Posso diventare troppo esigente, troppo duro.
Dice papa Francesco parlando della rigidità: “Anche la nostra vita può diventare così, anche la nostra vita. E alcune volte, vi confesso una cosa, quando io ho visto un cristiano, una cristiana così, col cuore debole, non fermo, non saldo sulla roccia – Gesù – e con tanta rigidità fuori, ho chiesto al Signore: ‘Ma Signore buttagli una buccia di banana davanti, perché faccia una bella scivolata, si vergogni di essere peccatore e così incontri Te, che Tu sei il Salvatore”.
Mi piace incasellare gli altri. Incasellare me stesso. E penso al mio cuore: “Questo Gesù non lo farebbe. Questo non è conforme alla sua vocazione”. Divento rigido. Con me stesso e con gli altri.
Esigo sempre la meta più alta, e qualsiasi cosa non sia la perfezione mi intristisce.Non mi rallegro dei piccoli progressi della vita, dei piccoli successi, dei cambiamenti minimi che ottengo.
Oggi sono una persona migliore di ieri, ma peggiore di domani. Dovrebbe bastarmi. Dovrei rallegrarmi. E invece no. Voglio tutto ora, subito, il successo totale. La felicità completa. E i piccoli trionfi non mi rallegrano più. Smetto di sentirmi felice per i piccoli progressi.