Donatori cercansi per le colonne della Basilica della Natività di Betlemme. L’appello arriva da Ziad Albandak, Head of presidential committee per quell’imponente opera di restauro guidata dall’italianissima Piacenti Spa, che dal 2013 ha già ristrutturato tetto, finestre, nartece, mosaici parietali e la porta armena della chiesa testimonianza millenaria d’arte e fede nel cuore della Palestina, patrimonio Unesco dal 2012.
Ora si passa alla fase tre dei lavori, simbolicamente la più importante perché metterà mano anche alla doppia fila di 50 giganti in marmo che attraversano la navata centrale della chiesa, sorreggendo di fatto tutta la Basilica. Sono le 50 colonne di epoca giustinianea con 30 capitelli, 32 delle quali decorate con pitture crociate del XII secolo, per cui Albandak lancia un appello internazionale a Stati, privati e singoli: «Adottate una colonna». «La Basilica della Natività – spiega – è sacra a tutti, cristiani e musulmani, e tutti ne hanno grande rispetto, oltre all’eccezionale interesse artistico e archeologico. Per questo finora hanno risposto in molti con 10 milioni di dollari raccolti». Tra i benefattori anche il Re del Marocco, Belgio, Russia, Italia (con 347 mila euro). Per finire tutti i restauri, fino ai mosaici di Elena sotto al livello calpestabile della navata, spiega, serviranno ancora «due anni e mezzo e 7 milioni e mezzo di dollari». Ma per ora si pensa a quelle colonne un tempo dipinte all’egiziana, oggi appena velate, in rosso, azzurro, giallo, con raffigurati santi che accompagnavano il cammino dei pellegrini verso l’altare. «Per restaurarle – spiega Albandak – servono 2 milioni e 300 mila euro: 50 mila euro a colonna» (www.nativityrestoration.ps).
«La Basilica – aggiunge l’ambasciatore di Palestina nella Santa Sede, Issa Kassissieh – è il luogo dove nacque Gesù Cristo e il suo messaggio di pace. Adottare una colonna è lanciare un messaggio di unione al mondo. E in qualche modo – sorride – adottare un pezzetto di Paradiso». Intanto il Paradiso inizia a svelarsi a Betlemme, tra pennellini, colori, cure certosine e tecnologia all’avanguardia della Piacenti. «Alla Basilica lavorano 170 specialisti e 64 aziende», racconta il ceo Giammarco Piacenti. La maggior parte sono italiani, ma ci sono anche tanti «ragazzi palestinesi che si danno un gran da fare, anche solo per portare via ogni giorno immense quantità di polvere millenaria». Tolte le patine, aggiunge il site manager Marcello Piacenti, «si sta svelando il cammino sontuoso che conduceva alla grotta», con i fortissimi colori ritrovati dei mosaici parietali e la conferma che anche capitelli e architravi dovevano essere dorati e lucenti. E dopo l’angelo a mosaico «scovato» dalla termografia su una parete, una nuova scoperta potrebbe essere riemersa con nuove tracce dell’epoca di Costantino. «Si tratta – spiegano – di materiali lignei da reimpiego, decorati, trovati una settimana fa all’interno degli architravi di Giustiniano e ad essi precedenti».
Una teoria ancora da verificare, a partire dalla datazione al Carbonio 14, ma giudicata «possibile» dagli archeologi e che «potrebbe anche suggerire che qualcosa di Costantino fosse ancora in piedi al tempo». Le nuove tracce costantiniane sulla parte alta della Basilica si andrebbero così ad aggiungere ai grandi mosaici sotto il pavimento. «Cento metri quadrati di tessere del IV secolo d.C.» oggi visibili solo aprendo grandi botole. «Ma per le quali – conclude il ceo della Piacenti – stiamo studiando un sistema di passerelle sospese simile ad Aquileia».