Così Rosa racconta com’è nata la sua famiglia:
«Io e mio marito abbiamo sempre avuto il desiderio di formare una famiglia numerosa. Ci siamo sposati giovani: lui aveva ventotto anni e io ventitré. Entrambi proveniamo da famiglie numerose: quattordici figli nella sua, sedici nella mia. Dopo il primo anno di matrimonio arrivò la nostra primogenita, ma ci separarono da lei a poche ore dalla nascita perché era nata con una grave cardiopatia e doveva essere trasferita in un ospedale tecnologicamente più avanzato. In quei primi giorni, i medici ci avvisarono che nostra figlia non avrebbe vissuto più di tre anni; grazie a Dio, con operazioni e pacemaker, ha vissuto fino ai ventidue. Il nostro secondo figlio, Javi, è morto a un anno e mezzo, sempre a causa di una disfunzione cardiaca. La nostra terza figlia, Montsita, è morta dopo appena dieci giorni di vita, perché era nata senza aorta. In poco meno di quattro mesi seppellimmo due dei nostri figli, vivendo nell’incertezza che anche la primogenita non potesse sopravvivere: furono tempi difficili. I medici ci consigliarono di non avere altri figli. Se tutti quelli che avevamo avuto erano nati malati, anche i successivi sarebbero nati con gli stessi problemi. «Non fate più figli» fu il messaggio chiaro e diretto. Ma talvolta la scienza non azzecca le sue previsioni, per cui noi decidemmo di andare avanti con il nostro progetto di costruire una famiglia numerosa. Nel letto matrimoniale non ci deve entrare nessuno. La decisione di una madre e di un padre di generare una nuova vita è una decisione esclusiva dei due coniugi, e spetta solo a noi genitori affrontare questo argomento. Né la suocera, né tua madre, né l’amica, né la nonna, né la sorella, né il vicino, né lo Stato, né il ministro di turno possono decidere sul futuro della tua famiglia. Anche persone buone e sagge, che ci volevano molto bene, ci consigliarono di non avere più figli. Nonostante tutto, per noi era chiaro che nessuno poteva dirci ciò che dovevamo fare. Eravamo giovani e con un futuro davanti. Attualmente abbiamo quindici figli che VIVONO».
Una famiglia di diciassette persone necessita di una buona organizzazione e in questo Rosa è leader, perché come dice lei stessa e sottolinea il marito, le piace comandare. Ogni membro svolge dei compiti ben precisi in casa, in base all’età e alle proprie capacità. Fin da piccini i figli di Rosa hanno imparato a rifare il proprio letto, a lavarsi e vestirsi.A tavola ognuno serve la persona che ha accanto, e nella vita di tutti i giorni ogni fratellino (agnello) ha un fratello maggiore (pastorello) a cui chiedere aiuto nei compiti e nelle difficoltà della vita quotidiana. In questa maniera, sottolinea la super mamma, ciascuno sviluppa il senso di condivisione e altruismo necessario alla vita in famiglia e in generale, perché da soli non si va da nessuna parte.