In una lettera pubblicata la scorsa settimana, trentasette leader delle principali comunità religiose del Paese sostengono la necessità di continuare l’avventura europea per la Gran Bretagna. Mentre la campagna per Brexit è in pieno svolgimento, a tre settimane del referendum previsto in Gran Bretagna, le Chiese anglicana, cattolica, evangelica e leader delle comunità islamiche ed ebraiche, invitano alla riflessione e alla responsabilità, in una lettera pubblicata sul periodico The Observer e rilanciata dal giornale francese La Vie, hanno sostenuto la necessità di continuare a lavorare per l’unità del «Vecchio Continente»: «La fede ci chiede di costruire ponti e integrare – si legge nell’appello- senza isolare e costruire barriere».
L’Unione Europea, pur tra le molte difficoltà e sconfitte politiche, dicono i rappresentanti delle Chiese «è essenziale per preservare la pace». I firmatari, tra cui l’ex arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, proseguono il documento richiamando i cittadini del Regno «a unire le forze per opporsi al Brexit, perché l’Unione Europea è essenziale per preservare la pace, la lotta contro la povertà e la lotta contro la tragica situazione delle migrazioni forzate». «Come leader e alti funzionari delle comunità religiose – prosegue il documento – esortiamo i nostri compagni di fede e gli altri a riflettere sulle conseguenze di un voto di uscita».
Nell’appello si ricorda che gli ultimi settant’ anni sono stati il più lungo periodo di pace nella storia europea. Le istituzioni, nonostante le crisi e le cadute, hanno permesso di lavorare insieme e capire che le differenze possono essere una ricchezza e il reciproco e comune aiuto «aumentino la nostra sicurezza per tutti». Nel documento ci si sofferma anche sulla necessità di unire l’Europa soprattutto sui valori della vita, la tolleranza, la comune condivisione di valori e prospettive, per evitare che solo gli aspetti economici siano il solo e debolissimo aspetto di unità.
«Molte delle sfide che abbiamo di fronte oggi possono essere affrontate solo in un contesto europeo, in un contesto di globalizzazione– si afferma del documento – Dalla lotta contro la povertà nei paesi poveri alla battaglia di civiltà nell’affrontare i cambiamenti climatici e fornire la stabilità che è essenziale per la lotta contro la crisi immigrazione corrente».
Nel concludere il loro ragionamento i capi religiosi scrivono: «Speriamo che le persone che voteranno il 23 giugno, siano consapevoli che minando le istituzioni internazionali, sarà molto più difficile raggiungere gli obiettivi di un mondo più libero, equo, tollerante, pulito e sicuro».