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Perché Papa Francesco risulta simpatico ai musulmani?

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 02/06/16
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Bergoglio ha rivoluzionato la strategia della Chiesa nei confronti del mondo islamicoPerché Papa Francesco è così stimato e sostenuto anche da una parte del mondo musulmano? Secondo Internazionale (sabato 28 maggio), fin dai primi tempi del suo insediamento, Bergoglio non ha fatto nemmeno un passo falso mediatico verso gli islamici, al contrario.

In poco tempo ha riscosso apprezzamenti dalla stampa e dai social network arabi: non è un caso che l’account Pontifex in arabo abbia oltre 270mila follower.

“PONTI TRA GLI UOMINI”

Un risultato coltivato in tre anni di intelligente “semina” da parte del Papa. Il primo forte gesto è datato 22 marzo 2013, quando, in un discorso al Corpo Diplomatico della Santa Sede ha ricordato che «uno dei titoli del vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti, con Dio e tra gli uomini», esprimendo il desiderio che «il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti tra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere e abbracciare».

I FIGLI DELLE CHIESE ORIENTALI

Una settimana più tardi, il 28 marzo, giorno di Venerdì Santo, Francesco torna alla carica, spronando «i figli delle Chiese orientali, spogliati e indeboliti da varie difficoltà» ad avere «il coraggio di restare nei loro Paesi e comunicare la Buona Novella», ed evitando l’emigrazione nonostante le persecuzioni.

I PRIMI APPREZZAMENTI

In quei giorni il sito musulmano Oumma ha mostrato apprezzamento per questo atteggiamento che spinge verso una nuova era di dialogo con il mondo islamico. Risultati ancora più evidenti quando quando, nel maggio 2014, è stata ricevuto da Abdullah II, 41° discendente del profeta Maometto, Re di Giordania.

L’INCONTRO CON ABDULLAH

Abdullah lo accoglie infatti con strette di mano, sorrisi, apprezzamenti e riconosce la saggezza e la misericordia di papa Francesco, proponendo un alleanza tra cristiani e musulmani perché «lo spirito autentico dell’islam, è quello della pace» (Zenit, 24 maggio 2014)

IL VIAGGIO AD ISTANBUL

Una scintilla, forse quella più forte, Bergoglio la fa scattare qualche mese più tardi, durante il suo viaggio a Istanbul. Nella sua strategia di crescente diplomazia e avvicinamento tra le parti, il pontefice entra in moschea, mostra ancora una ferra volontà di dialogo e tocca una questione delicata a cara al mondo musulmano: i messaggi del Corano.

CORANO LIBRO DI PACE

Siamo in un momento delicato, con equilibri mondiali precari a causa dell’avanzata incessante da parte dell’Isis. Bergoglio si esprime così: «È vero che davanti a questi atti terroristici non solo in Medio Oriente ma anche in Africa, c’è un reazione: “Se questo è l’islam mi arrabbio!”. Così tanti islamici si sentono offesi, dicono: “Ma noi non siamo questo, il Corano è un libro profetico di pace. Questo lo capisco. E credo sinceramente che non si possa dire che gli islamici sono tutti terroristi come non si può dire che i cristiani sono tutti fondamentalisti – anche noi abbiamo dei fondamentalisti, in tutte le religioni ci sono questi gruppetti» (La Stampa, 1 dicembre 2014).

LA STORICA LAVANDA DEI PIEDI

In questo primo scorcio del 2016 il Papa ha impresso un nuovo impulso alla sua strategia. Così il Giovedì Santo, giorno della “lavanda dei piedi”, compie un gesto che resterà nei libri di storia: decide di recarsi tra gli 892 migranti ospiti del Centro accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma.

LA FRATELLANZA

Le immagini che lo ritraggono inginocchiato davanti a un gruppo di migranti, tra cui tre musulmani, mentre lava loro i piedi, hanno fatto il giro del mondo arabo e musulmano.

«Siano tutti fratelli, figli dello stesso Dio e vogliamo vivere in pace integrati – dice – ognuno di noi ha una storia, tante croci, dolori, ma anche ha un cuore aperto che vuole la fratellanza. Questo si contagi nel mondo perché non ci siano le 30 monete per uccidere il fratello, ma sempre ci sia la fratellanza» (Il Giornale, 24 marzo 2016).

L’ “ADOZIONE” DEI PROFUGHI

Meno di un mese ed altro colpo di scena: il papa ospita in Vaticano tre famiglie musulmane di profughi del centro di prima accoglienza sull’isola di Lesbo, che lui stesso aveva visitato.

Due famiglie vengono da Damasco, una da Deir Azzor (nella zona occupata dal Daesh o Isis). Le loro case sono state bombardate. L’accoglienza e il mantenimento delle tre famiglie saranno a carico del Vaticano.

Ma il Papa chiede anche l’aiuto di tutti, cristiani per primi, per riaprire frontiere e cuori. Per combattere il traffico di armi e quello di uomini, per ristabilire, con il dialogo, la pace nei Paesi in guerra (Famiglia Cristiana, 16 aprile 2016).

L’INCONTRO CON L’IMAM

In questo contesto, arriva la visita in Vaticano dell’imam dell’autorevole università Al Azhar Ahmed al Tayeb, accolta con enfasi da tutta la stampa araba. Il quotidiano giordano Al Ghad, ricorda Internazionale, ne parla come di un incontro storico e Al Manar, organo ufficiale di Hezbollah in Libano, se ne rallegra aggiungendo anche che si tratta di «un incontro particolarmente importante dopo dieci anni di gelo diplomatico».

PAURA DELL’ISIS, NON DELL’ISLAM

Il quotidiano libanese An Nahar apprezza in particolare l’umiltà di Francesco verso la questione dell’interpretazione, che può essere sbagliata anche nelle fede cattolica. Il giornale riprende le parole del papa al quotidiano cattolico francese La Croix:

«Non credo che oggi ci sia paura dell’islam in sé, ma del gruppo Stato islamico e della sua guerra di conquista, tratta in parte dall’islam. L’idea di conquista è inerente all’anima dell’islam, è vero. Ma si potrebbe interpretare, con la stessa idea di conquista, la conclusione del vangelo di Matteo, dove Gesù invia i suoi discepoli in tutte le nazioni».

IMPEGNO PER LA PACE NEL MONDO

Papa Francesco è riuscito con tutta questa serie di gesti a rovesciare i rapporti con l’islam sunnita come testimonia l’abbraccio con l’imam. I due parlano con tono amicale di un «comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e la loro protezione».

“IL MESSAGGIO E’ L’INCONTRO”

Il colloquio della svolta, «molto cordiale», dura circa 30 minuti. Francesco e Al-Tavyyeb «hanno rilevato il grande significato di questo nuovo incontro nel quadro del dialogo fra la Chiesa cattolica e l’islam», fa sapere la sala stampa vaticana. «Il messaggio è l’incontro», ha detto il Papa ad al-Tayyeb a quanto riferito dal suo entourage (Vatican Insider/Aleteia, 22 maggio). Una ulteriore pagina di storia nei rapporti tra il mondo cattolico e quello musulmano, sulla scia degli sforzi compiuti da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

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