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Una bambina disabile che porta gioia a chiunque incontri

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Jeannie Ewing - pubblicato il 30/05/16
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Gratitudine per una bimba con necessità speciali la cui socievolezza compie meraviglieAvere come compagna di avventure una bambina di tre anni, indipendentemente da chi sia, riserva molte sorprese, ma mia figlia Sarah fa di più, portando luce anche se il luogo in questione è scialbo come una delle nostre mete più frequenti: la sala d’attesa di un medico.

Con Sarah, nell’arco di pochi minuti si sviluppa in modo del tutto naturale una conversazione con dei perfetti estranei. Non è affatto timida, e il suo grande sorriso scioglie i cuori mentre si aggira per la stanza dicendo innocentemente “Ciao!”
Gli adulti sono colpiti da Sarah, e spesso come conseguenza iniziano a parlare con me.

Normalmente le persone anziane tendono a rivolgersi a me in questo modo: “ho una nipote con necessità speciali”, oppure “penso che i bambini diversi siano doni speciali di Dio”.

Vogliono parlare, penso – a volte senza troppo entusiasmo, perché a me in realtà non va. Sarebbe bello avere una vita normale per cinque minuti e poter scorrere la rivista su casa o giardino trovata nella sala d’aspetto mentre lei gioca, e invece mi viene sempre ricordato che Sarah è diversa e che la nostra vita non è come quella di tutti gli altri.

Visto che le argomentazioni sono sempre le stesse, la conversazione può essere snervante. In genere inizio con un commento minimalista, tipo “Sì, Sarah è una vera benedizione”, e poi cerco di tornare alla mia rivista. Se la gente continua a parlare, alla fine arriveremo a un discorso esplicito sulla sindrome di Apert, su quali interventi ha già subito Sarah e quali la aspettano, ecc.
In genere c’è un momento in cui do alle persone un biglietto che le rimanda al mio blog, dove possono trovare più informazioni sul tema.

Alla fin fine, nonostante i gemiti interiori, riconosco che queste conversazioni – anche se a volte per me sono un sacrificio – sono bellissime. Se non fosse per Sarah non si verificherebbero affatto. La conversazione non andrebbe oltre le quattro frasi che ci si scambiano in una sala d’attesa su tempo, sport o cose simili.

Sarah ha la capacità di suscitare stupore. In circostanze altrimenti mondane e ordinarie, riporta alla mente quel passaggio della Scrittura che dice “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso”. Sarah risveglia le persone, sottolineando ciò che conta davvero; ci chiama a uscire dal nostro tipico stato del “fare” esortandoci invece ad “essere”.

Il sorriso di Sarah aiuta le persone a concentrarsi sulla semplicità della gioia, sul dono della felicità e sul fatto che piccoli gesti di gentilezza hanno davvero un grande impatto.

La sua piccola vita di tre anni ha aperto in modo significativo non solo i miei occhi, ma anche il mio cuore. Quando vedo come gli altri le rispondono (la maggior parte delle volte), sono sopraffatta dalla gratitudine per il dono che rappresenta per la nostra famiglia e per tutti.

Sarah è nata in un’epoca critica, e la sua vita ribadisce l’obiettivo e il progetto più ampio che Dio ha in serbo per ciascuno di noi.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]