Nel viaggio che farà in Armenia dal 24 al 26 giugno prossimi papa Francesco avrebbe voluto andare alla frontiera con la Turchia per compiere un gesto in favore dell’apertura di quel confine, oggi chiuso. Il progetto, però, è saltato. Lo ha rivelato oggi, in una conversazione con alcuni giornalisti, il vice-rettore del Pontificio Collegio Armeno di Roma, padre Krikor Badichah. «Il progetto era così – ha spiegato il Sacerdote della Chiesa cattolica armena -: andare lì, aprire la frontiera. Il progetto però è andato in fumo». Su possibili gesti, comunque, «si può aspettare tutto da questo Papa», ha detto padre Badichah, e la stessa frontiera turca non è lontana, non più di dieci minuti, da altri luoghi toccati da Francesco durante la visita. «Ufficialmente la frontiera è chiusa – ha proseguito – però ci sono tanti armeni che vanno in Turchia. E in Armenia si trovano tante cose turche».
«Tra l’altro – ha aggiunto -, non è immaginabile un paese cristiano circondato da paesi musulmani, la Turchia, l’Iran, l’Azerbaigian. La gente è praticamente costretta a prendere cose turche».
Quello dell’apertura della frontiera tra Turchia e Armenia è un tema particolarmente caro a papa Francesco. «Una cosa che a me sta molto a cuore è la frontiera turco-armena: se si potesse aprire, quella frontiera, sarebbe una cosa bella!», ebbe a dire Bergoglio il 30 novembre 2014, rispondendo ai giornalisti durante il volo di ritorno da Istanbul. «So che ci sono problemi geopolitici nella zona, che non facilitano l’apertura di quella frontiera. Ma dobbiamo pregare per la riconciliazione dei popoli. So anche che c’è buona volontà da ambedue le parti – così credo – e dobbiamo aiutare perché questo si faccia», aggiunse.
Era ancora il periodo precedente, comunque, la rottura tra il regime di Ankara e la Santa Sede in seguito alle parole del Papa sul «genocidio» armeno, l’anno scorso durante le celebrazioni per il centenario.