«Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo. La preghiera non è una bacchetta magica!»: lo ha detto il Papa nella catechesi dell’udienza generale incentrata oggi sulla parabola della vedova e del giudice. Appello di Francesco per i bambini scomparsi e preghiera per le vittime degli attentati terroristici in Siria.
La parabola «contiene un insegnamento importante: “La necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. Dunque, non si tratta di pregare qualche volta, quando mi sento. No, Gesù dice che bisogna “pregare sempre, senza stancarsi”. E porta l’esempio della vedova e del giudice. Il giudice – ha raccontato Francesco – è un personaggio potente, chiamato ad emettere sentenze sulla base della Legge di Mosè. Per questo la tradizione biblica raccomandava che i giudici fossero persone timorate di Dio, degne di fede, imparziali e incorruttibili. Ci farà bene – ha aggiunto a braccio il Papa – ascoltare questo anche oggi. Al contrario, questo giudice “non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno”. Era un giudice iniquo, senza scrupoli, che non teneva conto della Legge ma faceva quello che voleva, secondo il suo interesse. A lui si rivolge una vedova per avere giustizia. Le vedove, insieme agli orfani e agli stranieri, erano le categorie più deboli della società. I diritti assicurati loro dalla Legge potevano essere calpestati con facilità perché, essendo persone sole e senza difese, difficilmente potevano farsi valere. Una povera vedova lì sola, è senza difese e poteva essere ignorata e lasciata senza giustizia, così come l’orfano, lo straniero, il migrante. Di fronte all’indifferenza del giudice, la vedova ricorre alla sua unica arma: continuare insistentemente a importunarlo presentandogli la sua richiesta di giustizia. E proprio con questa perseveranza raggiunge lo scopo. Il giudice, infatti, a un certo punto la esaudisce, non perché è mosso da misericordia, né perché la coscienza glielo impone; semplicemente ammette: “Dato che questa vedova mi dà fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
Da questa parabola, ha proseguito il Papa, «Gesù trae una duplice conclusione: se la vedova è riuscita a piegare il giudice disonesto con le sue richieste insistenti, quanto più Dio, che è Padre buono e giusto, “farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui”, e inoltre non “li farà aspettare a lungo», ma agirà “prontamente”. Per questo Gesù esorta a pregare “senza stancarsi”. Tutti proviamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la nostra preghiera sembra inefficace. Ma Gesù ci assicura: a differenza del giudice disonesto, Dio – ha sottolineato Francesco – esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo. La preghiera non è una bacchetta magica! Non è una bacchetta magica. Essa aiuta a conservare la fede in Dio e ad affidarci a lui anche quando non ne comprendiamo la volontà. In questo, Gesù stesso – che pregava tanto! – ci è di esempio».
Dio «ha davvero salvato Gesù dalla morte dandogli su di essa completa vittoria, ma la via percorsa per ottenerla è passata attraverso la morte stessa!». Nel Getsemani «assalito dall’angoscia incombente, Gesù prega il Padre che lo liberi dal calice amaro della passione, ma la sua preghiera è pervasa dalla fiducia nel Padre e si affida senza riserve alla sua volontà: “Però – dice Gesù – non come voglio io, ma come vuoi tu”. L’oggetto della preghiera passa in secondo piano; ciò che importa prima di tutto è la relazione con il Padre. Ecco cosa fa la preghiera: trasforma il desiderio e lo modella secondo la volontà di Dio, qualunque essa sia, perché chi prega aspira prima di tutto all’unione con lui, Amore misericordioso». La parabola, ha concluso il Papa, «termina con una domanda: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Con questa domanda siamo tutti messi in guardia: non dobbiamo desistere dalla preghiera anche se non è corrisposta. È la preghiera che conserva la fede, senza di essa la fede vacilla!».
Nella odierna «Giornata internazionale per i bambini scomparsi» il Papa ha fatto un appello a conclusione dell’udienza generale: «È un dovere di tutti proteggere i bambini, soprattutto quelli esposti ad elevato rischio di sfruttamento, tratta e condotte devianti. Auspico che le autorità civili e religiose possano scuotere e sensibilizzare le coscienze, per evitare l’indifferenza di fronte al disagio di bambini soli, sfruttati e allontanati alle loro famiglie e dal loro contesto sociale, bambini che non possono crescere serenamente e guardare con speranza al futuro. Invito tutti alla preghiera affinché ciascuno di essi sia restituito all’affetto dei propri cari».
In vista della processione del Corpus Domini, domani, Francesco ha invitato romani e pellegrini a partecipare a «questo solenne atto pubblico di fede e di amore a Gesù realmente presente nell’eucaristia». Dopo i saluti in lingua, Francesco ha pronunciato una preghiera dopo che lunedì scorso in Siria sono avvenuti alcuni attentati terroristici «che hanno provocato la morte di un centinaio di civili inermi. Esorto tutti – ha detto il Papa – a pregare il Padre misericordioso, la Madonna, affinché doni il riposo eterno alle vittime, la consolazione ai familiari e converta il cuore di quanti seminano morte e distruzione».
Prima dell’inizio dell’udienza generale, il Papa ha compiuto un gesto particolare, salutando nella lingua dei segni un gruppo di una sessantina di persone dell’«Ente nazionale sordi», proveniente da Firenze. Sulla jeep ha poi fatto salire tre bambini durante il giro tra i fedeli.