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Lo storico invito di Al-Tayyb al Papa: “Venga ad Al Azhar”

Vatican Insider - pubblicato il 24/05/16

«Il nostro incontro è il messaggio». Francesco ha accolto con queste parole a mezzogiorno di ieri, nella biblioteca del palazzo apostolico, il grande Imam di Al Azhar, Ahmad Muhammad Al-Tayyib, che al termine del colloquio ha invitato il Papa all’università islamica del Cairo. La stretta di mano e poi l’abbraccio fraterno tra il vescovo di Roma e la più alta autorità dell’islam sunnita è un evento religioso che avviene per la prima volta in Vaticano. E arriva dopo anni in cui i rapporti erano diventati tesi. L’incontro è un evento destinato ad avere conseguenze nel mondo musulmano: Al-Tayyib è l’Imam che più decisamente avversa il fondamentalismo islamista dei predicatori di odio, quell’ideologia che ammanta di religiosità il terrorismo e la violenza commessa abusando del nome di Dio. 

Rifiuto del terrorismo

Al centro del colloquio, durato quasi trenta minuti e che si è svolto in un clima molto cordiale, ci sono stati il «comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e la loro protezione». Francesco e Al-Tayyib «hanno rilevato il grande significato di questo nuovo incontro nel quadro del dialogo fra la Chiesa cattolica e l’Islam. Poi si sono intrattenuti principalmente sul tema del comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e la loro protezione». 

Delegazione «importante»

Il breve viaggio europeo del leader sunnita, che nel pomeriggio è ripartito per Parigi – la città europea più colpita dagli attentati – dove ha incontrato François Hollande all’Eliseo e oggi parteciperà a un incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio insieme ad Andrea Riccardi, è stato pensato e costruito attorno a questa visita Oltretevere, alla quale si lavorava da tempo, ma che è stata decisa nel giro di pochissimi giorni. Al-Tayyib dall’aeroporto è arrivato in Vaticano accompagnato da una delegazione di alto livello, definita «importante» anche nel comunicato del portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Con il grande Imam viaggiavano, tra gli altri, il suo vice, Abbas Shouman; Mahmaoud Hamdi Zakzouk, direttore del Centro per il Dialogo di Al-Azhar; il giudice Mohamed Mahmoud Abdel Salam, consigliere di Al-Tayyib. Era presente anche l’ambasciatore dell’Egitto presso la Santa Sede, Hatem Seif Elnasr. 

Il caso del 2011

Il Papa ha ricevuto Al-Tayyib con il cerimoniale dedicato alle autorità religiose. Non c’erano i picchetti di guardie svizzere e i due si sono messi a dialogare uno di fronte all’altro ma su un lato del tavolo. A fare da interprete il segretario particolare del Pontefice, l’egiziano padre Yoannis Lahzi Gaid. Francesco e l’Imam si sono guardati negli occhi. Non c’è stato nemmeno bisogno di rivangare quanto accaduto negli ultimi anni. L’incontro ha infatti chiuso una fase di gelo, iniziata nel gennaio del 2011, dopo un sanguinoso attentato contro i copti di Alessandria, quando Benedetto XVI parlò dell’«urgente necessità per i governi della regione di adottare, malgrado le difficoltà e le minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose». Papa Ratzinger si riferiva ovviamente ai governi locali. Ma le sue parole vennero tradotte male dai media e soprattutto dalle televisioni del mondo arabo, che le presentarono come una richiesta di intervento da parte dell’Occidente in quell’aerea.  

Nasce la sezione araba della Segreteria di Stato

La reazione di Al-Azhar e dell’Egitto fu di considerarla un’inaccettabile ingerenza politica. L’ambasciatore presso la Santa Sede venne richiamato al Cairo. Quando finalmente ci si rese conto di ciò che effettivamente aveva detto il Papa, era ormai troppo tardi. E così l’università sunnita decise, evocando anche il discorso tenuto da Ratzinger a Ratisbona cinque anni prima, di sospendere il dialogo con la Santa Sede. Il Vaticano decise, su richiesta dei vescovi che partecipavano al Sinodo sul Medio Oriente, di inaugurare una sezione araba della Segreteria di Stato, così da fornire tempestivamente la traduzione esatta di tutte le parole e gli interventi papali, impedendo manipolazioni più o meno interessate. 

«L’Isis non è islam»

Ma tutto questo è il passato, superato ancora prima della stretta di mano, e rimasto in effetti ai margini del colloquio. I due leader si sono scambiati pareri e preoccupazioni. Entrambi desiderano che le religioni predichino la pace, non l’odio. Entrambi vogliono che il nome di Dio non venga strumentalizzato da quanti incitano all’odio e al terrore, anche con la predicazione nelle moschee. Per questo Francesco ha ripetuto che «l’incontro è il messaggio». Al-Tayyib ha detto al Papa che l’Isis non è islam. Ha ringraziato Francesco per i suoi messaggi, in particolare per quanto aveva detto nell’intervista sull’aereo nel gennaio 2015 dopo la strage di Charlie Ebdo, quando aveva insistito sulla necessità di rispettare le religioni. A fine colloquio Francesco ha regalato all’Imam l’enciclica ecologica «Laudato si’», e il medaglione della pace, che raffigura un olivo che nasce dalla roccia. Nella sala d’angolo si è quindi tenuto un incontro tra la delegazione egiziana e quella vaticana guidata dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso. 

Una versione leggermente ridotta di questo articolo è stata pubblicata sul quotidiano La Stampa di oggi

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