Ancora una conferma del consenso sull’ultima Lettera apostolica di papa Francesco, la Amoris Laetitia. In California, lo stato che il prossimo 7 giugno assegnerà il più alto numero di delegati per le presidenziali di novembre, giunge l’annuncio di un sinodo previsto per il 28-29 ottobre sui temi dei due sinodi vaticani dedicati alla famiglia.
A comunicarlo in un messaggio pubblicato sul settimanale diocesano «The Southern Cross» – il cui titolo non lascia dubbi circa la fedeltà ai temi della Lettera papale «Abbracciando la gioia dell’amore» – è monsignor Robert W. McElroy, vescovo di San Diego.
E’ solo di inizio maggio la prima Lettera pastorale che rilancia il tema dell’Amoris Laetitia (a firma del cardinal Vincent Nichols, arcivescovo di Londra), e ora nella popolosa diocesi della California del sud (circa 1 milione di cattolici su oltre 3 di abitanti) amore umano, matrimonio e famiglia diventano l’unico oggetto di una discussione sinodale a tutto campo. Ma le affinità non si fermano qui: se Londra definiva AL «davvero notevole», sulla West Coast si scrive che «The Joy of Love» è «un testo mozzafiato nel ritrarre la bellezza dell’amore coniugale».
Un passo, quello del sinodo, che rappresenta un tassello del mosaico che i «vescovi di Bergoglio», stanno costruendo per riunire la Chiesa americana secondo le indicazioni scaturite dalla visita papale dell’autunno scorso, che ha fatto accantonare troppi anni di conflitti.
Nato a San Francisco nel 1954, Robert W. McElroy è uno tra i vescovi con il più alto livello accademico della nazione: ben conosciuto in tutti gli States, a partire dalla sua California che ha girato per incontri e conferenze, non è mai finito in prima pagina privilegiando un’evangelizzazione che oggi definiamo da «pastore con l’odore delle pecore». Frequenti le sue visite in quel di Berkeley, stimatissimo in ambito universitario. Dal seminario di San Francisco, nel 1972 entra ad Harvard per laurearsi in storia americana cui segue il PhD a Stanford. Ordinato nel 1980 e segretario dell’arcivescovo John Quinn, ottiene la licenza in teologia alla prestigiosa Scuola dei gesuiti di Berkeley quindi un altro PhD in scienze politiche a Stanford. Il dottorato in teologia morale alla Gregoriana a Roma è solo l’ultimo titolo prima di rientrare in parrocchia e insieme editorialista e saggista (collaboratore di «America», ha pubblicato a Princeton un testo su «Il ruolo dell’etica nella politica internazionale”). Nominato vescovo ausiliare di San Francisco nel 2010 da Benedetto XVI, è inviato a San Diego (6° vescovo) poco più di un anno fa da papa Bergoglio.
Già l’indizione del Sinodo mostra il forte intento di corresponsabilità di governo. Da una parte la decisione è frutto di un’ampia consultazione con i consigli presbiterale e pastorale per individuare le modalità più efficaci per rispondere alla «chiamata di papa Francesco» e la convocazione di un sinodo («il livello più significativo di dialogo, discernimento e decisione della vita di una diocesi») la via più promettente per il rinnovamento. Dall’altra la scelta dei membri sinodali per la maggioranza saranno laici, uomini e donne, «il che è particolarmente importante su un tema come quello del matrimonio e la famiglia». Per scendere nel concreto, ognuno delle 100 parrocchie della diocesi dovrebbe indicare un membro sinodale cui si affiancheranno 20 nominati dal vescovo.
Cinque saranno gli ambiti sui quali verterà la discussione: testimoniare la bellezza della visione cattolica del matrimonio, l’urgenza di costruire una cultura che diventi un appello per le coppie di fatto, l’educazione dei figli, l’accoglienza, il sostegno e la cura pastorale dei separati e divorziati, la spiritualità familiare.
Grande sembra l’attenzione alla concretezza delle persone, «non un mondo ideale di rapporti straordinari, ma qualcosa di estremamente realistico e del tutto raggiungibile dagli uomini e le donne di oggi, qui ora», all’insegna della fedeltà e del dono di sé in un tempo di «relazioni a tempo». Nel corso del Sinodo saranno analizzati gli atteggiamenti che di fatto escludono dalla vita delle comunità tante persone «che non si sentono in regola» per individuare percorsi di accoglienza e accompagnamento.
Da qui alcune domande: quali sono le sfide culturali e sociali al matrimonio cristiano nella diocesi? Come possono collaborare le comunità parrocchiali? Di fronte al calo incessante dei matrimoni religiosi, quale cultura dell’ospitalità per convivenze e le coppie di fatto in cui è già presente il seme dell’amore di Dio? Come intervenire per invertire la pressoché totale assenza della fascia 20-40 anni (periodo di formazione delle coppie giovani)? L’allontanamento per divergenze con norme o dottrina dalla vita della comunità «fa male» e deve essere superato perché senza la partecipazione di quanti stanno per formare una famiglia o vivono già in coppia non si può parlare di annunciare il matrimonio cristiano.
Analogo discorso per quanto riguarda i figli: realismo significa tener conto dei tempi di cura tra il doppio lavoro dei genitori e famiglia e delle sfide culturali (consumismo, individualismo, ipercompetitività, nozione spesso distorta della sessualità). Al di là delle dichiarazioni di principio, quali sono gli ostacoli che limitano la genitorialità? Cosa può fare la Chiesa per venire loro incontro? E nel caso di figli di separati e divorziati?
Qui arriva il «discernimento» e il ruolo della coscienza, spiegato dal teologo morale come invocato da Bergoglio («la Chiesa è chiamata a formare le coscienze, non a sostituirsi ad esse») e l’invito a predisporre «un robusto programma di sostegno pastorale».
Ma soprattutto la ricerca di come porre la famiglia al centro delle preoccupazioni della Chiesa e della sua agenda pastorale a costituire il fulcro della discussione sinodale. Un sinodo che in America già immaginano come il primo di una serie. «Mi piace sperimentare – commenta McElroy – fare cose nuove per far sentire i laici protagonisti».