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E il Papa disse: “Voglio quei disegni sulla scrivania”

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Vatican Insider - pubblicato il 21/05/16
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«Abbiamo salutato circa 300 di questi profughi, uno ad uno. Tanti di loro erano bambini; alcuni di loro – di questi bambini – hanno assistito alla morte dei genitori e dei compagni, alcuni morti annegati in mare. Ho visto tanto dolore!». Papa Francesco stacca gli occhi dal testo del discorso preparato, al termine della preghiera domenicale. Ha ancora negli occhi i volti, le lacrime, la disperazione che ha incontrato ventiquattr’ore prima, nel campo profughi di Mòria, nell’isola greca di Lesbo. Ai tanti fedeli che riempiono piazza San Pietro Bergoglio racconta il caso di un giovane padre rimasto vedovo: «Voglio raccontare un caso particolare, di un uomo giovane, non ha 40 anni. L’ho incontrato ieri, con i suoi due figli. Lui è musulmano e mi ha raccontato che era sposato con una ragazza cristiana, si amavano e si rispettavano a vicenda. Ma purtroppo questa ragazza è stata sgozzata dai terroristi, perché non ha voluto rinnegare Cristo e abbandonare la sua fede. È una martire! E quell’uomo piangeva tanto…». È l’uomo che non smetteva di singhiozzare inginocchiato ai piedi di Francesco insieme ai suoi bambini.  

Dei tanti incontri al campo profughi, dove si è recato sabato insieme al Patriarca Bartolomeo e all’arcivescovo Ieronymos, a colpire di più il Pontefice sono stati quelli con i minori. Ragazzi rimasti soli al mondo, che hanno vissuto sotto le bombe e non dormono la notte per la paura. Bambini che hanno voluto fissare sui loro disegni ciò che hanno visto, le loro sofferenze e le loro speranze.  

Sotto la tenda bianca, a Mòria, un ragazzino con la canottiera azzurra e bianca, ha allungato a Francesco un foglio con il disegno di alcuni coetanei dietro la rete metallica. «Questo è per me? Lo hai fatto tu? E quale di questi sei tu?», chiede il Papa aiutato dall’interprete. Azadi, il bambino, mostra con il dito il personaggio che lo raffigura, con un fazzoletto attorno alla testa e una bandiera che porta la scritta «Help», aiuto. «Sono io con i miei amici al campo», spiega. Il papà gli è accanto. Prende la mano di Francesco e dice: «È bello che tu sia qui».  

A non molta distanza un altro bambino, con una tuta blu, offre al Papa un disegno. Qui si vede il sole piangere lacrime color sangue, e si vedono adulti e bambini che annegano. Papa Bergoglio lo guarda, rimane colpito. «Questo disegno è un simbolo», dice al Patriarca Bartolomeo. Ringrazia il bambino e passa il foglio a uno dei suoi collaboratori dicendo: «Che non si perda! Lo voglio sulla mia scrivania».  

Quei disegni, che riproduciamo in questa pagina, non sono andati persi. 

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Francesco è rimasto scosso, si vede che ci tiene molto e quando fa la sua comparsa nel settore dell’aereo Alitalia che riporta lui, il seguito e i giornalisti a Roma, fa portare anche quei fogli colorati. Forse si aspetta una domanda sull’emozione provocata dagli incontri della giornata. E visto che non arriva, a un certo punto ne parla comunque prendendo lui l’iniziativa. «Voglio dirlo oggi, quello che ho visto e che voi stessi avete visto, in quel campo per rifugiati… era da piangere! I bambini… Ho portato con me, per farvi vedere: i bambini mi hanno regalato tanti disegni». Francesco mostra i fogli uno a uno. «Che cosa vogliono i bambini? Pace, perché soffrono… Ma cosa hanno visto, quei bambini! Guardate questo: hanno visto anche un bambino annegare. Questo i bambini l’hanno nel cuore! Davvero, oggi era da piangere. Lo stesso tema lo ha fatto questo bambino: si vede che il barcone che viene dall’Afghanistan torna alla Grecia. Questi bambini hanno nella memoria questo! E ci vorrà tempo per elaborarlo. Guardate questo: il sole che vede e piange. Ma se il sole è capace di piangere, anche a noi una lacrima farà bene».  

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