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Quando il marito resta senza lavoro

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Shutterstock / ChameleonsEye

Encuentra.com - pubblicato il 19/05/16

Quali sono gli effetti sull'intera famiglia e quali le chiavi per affrontare questa situazione

Un atteggiamento positivo per aiutare a superare la crisi emotiva e familiare, un problema molto comune oggi.

Quella di un marito e padre che ha perso il lavoro è una realtà complicata e molto dura. Anche esasperante, perché non si sa quanto durerà. È quindi incoraggiante sentire la testimonianza di uomini che, pieni di ottimismo e gioia di vivere, sono andati avanti, ottenendo molto di più di quanto, in un primo momento, hanno perso.

Chi l’ha provata almeno una volta nella vita, sa che la sensazione di essere disoccupati porta confusione e frustrazione. “Per la maggior parte degli uomini il pensiero di perdere il lavoro è terrificante. Sanno che la stabilità della loro casa è proporzionale al loro lavoro“, afferma lo psicologo Isabel Diez. Nella grande maggioranza dei casi, gli uomini si impegnano al 100% nelle proprie attività professionali, danno il meglio di sé. Ecco perché diventa così difficile comprendere la situazione. “Perché io e non quell’altra persona”, si è talvolta tentati di chiedersi.

Senza dubbio, la personalità gioca un ruolo importante nell’affrontare la perdita del posto di lavoro, indipendentemente dalla posizione ricoperta e dal posto di lavoro in sé. Ci sono uomini positivi che si rialzano, sicuri di loro stessi e determinati a raggiungere di nuovo il successo, costi quel che costi. Altri, invece, tendono a ribellarsi, a dare la colpa a tutto ciò che ruota attorno alla loro situazione e non sono in grado di vedere la mano che alcuni cercano di porgere.

E poi?

In un primo momento, gli uomini cercano di continuare con la routine a cui erano abituati, spendendo molte ore fuori casa: si vedranno con gli amici, fisseranno qualche colloquio e si creeranno una rete di contatti. L’idea è quella di non restare a casa: “L’umore è strettamente correlato al numero di ore che l’uomo comincia a trascorrere a casa. Perché il luogo in cui gli sembra logico che si possa realizzare a livello professionale è sul posto di lavoro. Nel suo ambiente, tra documenti, riunioni e telefonate“, afferma la psicologa Claudia Grez.

Sbalzi d’umore e irritabilità si intensificano quando non si esce più, quando non si sostengono più i colloqui, quando nessuno chiama… Ecco che la situazione comincia a prendere un colore e sapore diverso. Perché è passato più di un mese, e sembra che non ci sia niente in vista. Inizia a comparire anche la rabbia, spesso in modo irruente, perché persiste un senso di abbandono e di tradimento da parte di chi è attorno. Altre volte può esserci sfiducia, insicurezza in se stessi o anche una forte amarezza. Non è difficile, per chi assiste a tutto questo, rendersene conto. Magari vengono fatte delle battute fuori luogo durante i pasti, mettendo a disagio sia i bambini che la mamma, che inizia a farsi carico dello stato d’animo della famiglia.

Senza voler aggiungere benzina sul fuoco, lo psicologo Grez nota come la disoccupazione mette in evidenza l’uso corretto o sbagliato che una famiglia ha fatto delle sue risorse. Qualunque sia il reddito, una parte del risparmio dovrebbe essere sempre messa da parte per gli imprevisti. E non mi riferisco soltanto al licenziamento. In altre parole, è una cattiva gestione dell’economia domestica quella di spendere sempre oltre le proprie possibilità. Bisogna condurre un tenore di vita (e, quindi, di spese) che lascino un certo margine per reagire a eventualità varie, quali la disoccupazione, una malattia, ecc.

Claudia Grez fa una distinzione tra queste due situazioni: quando un padre di famiglia ha fatto in modo di non far lievitare le spese e non ha debiti – o quando, ancora meglio, ha messo qualcosa da parte – non avere un lavoro significa non avere nulla da fare, ma non ci si sente con la corda al collo. “Verrà intaccata la propria autostima, ma almeno si avrà la possibilità di coprire le spese per un po’”, aggiunge.

Impatto sulla donna

Nella stragrande maggioranza dei casi in cui il marito è senza lavoro, le donne diventano la quercia del giardino. Perché diventano di sostegno per tutto ciò che succede; se lei continua a lavorare, il suo reddito diventa vitale. “Il suo lavoro è come un ancora di salvezza”, ha detto uno dei nostri intervistati. Anche se per alcuni uomini vedere che è lei a proteggere le casse della famiglia è un duro colpo all’orgoglio. Ma se c’è un buon rapporto coniugale e il marito è in grado di riconoscere il talento e di sostenere sua moglie (anche verbalmente), questa situazione può portare del bene a tutta la famiglia. Purtroppo in genere le persone sono poco portate a misurare le proprie parole, e ancor meno a essere grati per il sostegno e la comprensione ricevuti nei momenti difficili.

La donna tende a comprendere e accettare il cattivo umore, il carattere difficile e i lati sgradevoli del marito. Un colpo qui e uno lì e la donna prova a mandare avanti la baracca. Molte volte tocca a lei, da sola, bere un calice amaro e andare alla scuola dei bambini e dire che non ci sono più soldi per pagare la retta. “Ma ciò che più rende difficile la situazione è di avere il marito a casa per molte ore. Tutto ciò altera la routine, e questo ha un forte impatto nella donna”, afferma la psicologa Grez.

“Pertanto, è importante gestire la situazione assegnando loro dei compiti, in modo da rendere più sopportabile il proprio tempo libero. Ben presto le acque torneranno alla normalità e chissà che l’esperienza dentro casa possa anche essere trasformata in qualcosa di prezioso per il futuro.”

L’abbiamo detto ai bambini?

Questo è sicuramente un problema che colpisce chiunque è nella casa, non soltanto la coppia. Anche i bambini. La famiglia è una squadra e, pertanto, deve affrontare la situazione insieme. Ora, come, dove e quando bisogna dirlo… dipende dalla loro età. Partendo dal presupposto che difficilmente i bambini sotto i dieci anni possano capire a pieno cosa stia succedendo a papà, mentre in altri casi saranno i figli adolescenti ad essere più restii a comprendere. Ma alla fine gli esperti concordano sul fatto che tutto dipenderà dall’educazione data ai bambini e dal fatto che la famiglia viva attorno all’essere o all’avere.

La regola generale, tuttavia, è che tendono a reagire in sintonia con quanto visto a casa. Se sono abituati ad un padre responsabile che lavora, tenderanno ad avere empatia con quanto si sta vivendo. Al contrario, se ciò che vedono è un padre volubile, pigro e senza ideali professionali, tenderanno a dare la colpa a lui, pensando che se non riesce a trovare lavoro è colpa sua.

In entrambi i casi, i bambini dovrebbero sostenere il padre, soprattutto quelli che sono abbastanza grandi da capire cosa sta accadendo. Non dovrebbero giudicarlo. Anche se la situazione è al limite, bisogna saper accogliere il genitore che sta passando un momento di depressione. Se vedono che non dorme bene, che ha perso peso, che non ha la forza di andare a cercare lavoro, che lo accompagnino loro stessi. Aiutandolo, indirettamente, a trovare lavoro.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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